Un altro nome nel Sacrario
Nessuno si era illuso, neppure per un attimo, che quel numero – duemilatrecentottantotto – rimanesse fisso per sempre. Ma che cambiasse così presto è dura da accettare. Due mesi fa Poliziamoderna dedicava la sua copertina al nuovo Sacrario per i caduti in servizio. E 2.388 erano le lapidi che apparivano nella luce blu che invita al raccoglimento. altrettanti i poliziotti morti in servizio fino a quel giorno. L’elenco si è allungato, purtroppo. E adesso l’ultima tragedia.
Quattro ottobre, un pomeriggio ancora caldo d’autunno romano. Via Pontina, una delle strade più pericolose d’Italia. Una pattuglia della Stradale ha da poco sistemato in una piazzola l’autovelox e ha già fermato un automobilista esuberante. I due uomini della pattuglia, il sovrintendente capo Mario Palombi, 50 anni, padre di due ragazzi e l’agente scelto Pietro Santillo stanno compilando il verbale, con un occhio alla strada. Arriva una Bmw a velocità eccessiva, il guidatore vede i poliziotti e frena per evitare la multa e la perdita di punti-patente. Dietro un’altra grossa auto, altrettanto veloce, non ce la fa a frenare, neppure la distanza di sicurezza era rispettata. Il tamponamento è violento, la Bmw centra i due poliziotti, Palombi finisce nella cunetta, ucciso.
Ancora una volta è la Stradale a pagare un tributo di sangue. Un prezzo alto per cercare di impedire che le strade e autostrade italiane si trasformino in circuiti senza legge né regole, che il numero di incidenti stradali, tra i più elevati in Europa nonostante severità teorica e provvedimenti tecnici, resti alto.
Che almeno gli uomini e le donne vittime del dovere, i cui nomi sono incisi sulle lapidi del Sacrario siano ricordati il 2 novembre. E che quest’ultima tragica scomparsa serva da ammonimento a chi crede che duecento euro di multa valgano una vita.
Quattro ottobre, un pomeriggio ancora caldo d’autunno romano. Via Pontina, una delle strade più pericolose d’Italia. Una pattuglia della Stradale ha da poco sistemato in una piazzola l’autovelox e ha già fermato un automobilista esuberante. I due uomini della pattuglia, il sovrintendente capo Mario Palombi, 50 anni, padre di due ragazzi e l’agente scelto Pietro Santillo stanno compilando il verbale, con un occhio alla strada. Arriva una Bmw a velocità eccessiva, il guidatore vede i poliziotti e frena per evitare la multa e la perdita di punti-patente. Dietro un’altra grossa auto, altrettanto veloce, non ce la fa a frenare, neppure la distanza di sicurezza era rispettata. Il tamponamento è violento, la Bmw centra i due poliziotti, Palombi finisce nella cunetta, ucciso.
Ancora una volta è la Stradale a pagare un tributo di sangue. Un prezzo alto per cercare di impedire che le strade e autostrade italiane si trasformino in circuiti senza legge né regole, che il numero di incidenti stradali, tra i più elevati in Europa nonostante severità teorica e provvedimenti tecnici, resti alto.
Che almeno gli uomini e le donne vittime del dovere, i cui nomi sono incisi sulle lapidi del Sacrario siano ricordati il 2 novembre. E che quest’ultima tragica scomparsa serva da ammonimento a chi crede che duecento euro di multa valgano una vita.
01/11/2004