Stefano Carvelli*

Indagini d’azzardo

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La Polizia dei giochi racconta il mondo delle scommesse clandestine e le modalità con cui la criminalità organizzata gestisce un settore estremamente lucroso

Indagini d’azzardo

Punta fisso il suo occhio vigile su casinò, ippodromi, sale bingo e punti scommessa per individuare all’istante tentativi d’infiltrazione della criminalità. Ma tiene d’occhio anche i torbidi garage in cui si allestiscono le lotte clandestine di cani e i sotterranei bui e fumosi dove i criminali si spartiscono il denaro racimolato nel circuito illegale. Il radar capace di captare le zone oscure del pianeta scommesse si chiama Polizia dei giochi. Un settore nato quattro anni fa e organizzato con nuclei specializzati presenti su tutto il territorio nazionale coordinati dal Servizio centrale operativo.
Si presenta come una struttura di nicchia, eppure lo scenario sul quale ha il compito di fare luce è molto ampio: oltre ai movimenti occulti della criminalità studiati per condizionare il regolare andamento delle gare, le indagini portate a termine finora mostrano che connesso all’ambito dell’azzardo c’è un immenso e nebuloso panorama fatto di competizioni abusive, usura, reti telematiche realizzate per raccogliere tramite computer scommesse illegali in tutto il mondo, furti di denaro e carte di credito, società di brokeraggio estere fraudolente gestite da criminali, mafia, droga. E, ovviamente, riciclaggio di denaro sporco.
Gli ultimi casi registrati nel settore danno la misura della complessità del campo, ma soprattutto delle interferenze e gli allacci tra le diverse aree in cui si estende la lunga mano della criminalità: lo scorso settembre gli investigatori del Servizio centrale operativo e delle Squadre mobili di La Spezia, Genova e Napoli hanno arrestato cinque persone per traffico di stupefacenti. Non è la semplice conclusione di un’indagine per droga. Si tratta dell’ultima fase di un’inchiesta vastissima avviata due anni fa e partita da una serie d’incendi che nel 2002 hanno colpito gravemente alcune imprese impegnate nel settore dei videopoker. Alcuni titolari di ditte di produzione e noleggio di apparecchi da intrattenimento denunciarono d’aver subito minacce e seri danni da parte di uomini d’origine campana. Contemporaneamente, diversi proprietari di bar e luoghi di ritrovo delle province di La Spezia e Massa Carrara venivano “invitati” a cominciare a servirsi di un’impresa che produceva videopoker da poco lanciata sul mercato, tagliando i ponti con i fornitori di cui si erano serviti fino ad allora. In prima linea nelle indagini, nell’anno del suo debutto, si posizionò il neonato Nucleo centrale della polizia dei giochi. Le sue ricerche fecero centro nel punto chiave del groviglio e portarono ai responsabili degli abusi: camorristi campani da tempo stabili in Liguria che tentavano di creare, con bottiglie incendiarie ed esplosivi, un vero monopolio nel campo degli apparecchi da intrattenimento. Ma non è tutto. Dalle indagini saltano fuori i legami con un altro settore dell’illecito; quello della droga. Gli arrestati avevano legami con potenti clan camorristi impegnati nello smercio di stupefacenti e nel campo delle estorsioni. Immediato l’intervento della Procura distrettuale antimafia genovese. Conclusione: a marzo 2003 l’Autorità giudiziaria di Genova fa scattare 60 provvedimenti restrittivi per ipotesi di associazione mafiosa finalizzata a estorsioni, traffico di stupefacenti e altri reati. A questi si aggiungono gli arresti di 14 corrieri della droga campani ben radicati in Toscana e Liguria.
È sempre più evidente, e lo dimostra la dinamica del caso: il settore scommesse non si chiude tra le porte dei casinò, non lo si lascia alle spalle appena fuori dagli ippodromi. È proprio oltre questi confini che cominciano i suoi risvolti più seri. Qui le illegalità correlate sono sempre più sfumate ed é difficile trovare la demarcazione tra ciò che è regolare e quello che è abusivo. Qui gli illeciti si consumano al buio degli scantinati e in sperdute strade di campagna. Lo testimonia un’indagine della Squadra mobile di Messina conclusa nel marzo 2003: cinquanta le persone arrestate. Esponenti del clan mafioso Sparta organizzavano corse clandestine di cavalli su strade di periferia contando sull’appoggio di veterinari abituati a dopare animali.
Nelle strutture regolarmente predisposte per le scommesse la potente mano della malavita si muove con dinamiche diverse, ma sempre all’ombra d’insospettabili figure compiacenti che garantiscono copertura. Lo mostrano i risultati dell’operazione di polizia portata avanti del gennaio 2003 ad Aversa e in altri comuni del casertano: l’arresto di 35 esponenti del Clan dei Casalesi ha fatto venire a galla una serie di pressioni sui fantini e proprietari di cavalli studiate per condizionare l’ordine di arrivo delle corse legalmente autorizzate nell’ippodromo di Cirigliano. Violenze e minacce realizzate silenziosamente e coperte da una rete di fedeli sostenitori del giro.
L’interesse della malavita non risparmia un’attività oggi molto in voga in Italia: l’intermediazione per società di brokeraggio estere, in prevalenza anglosassoni. Eccone la dimostrazione: nel 2002 a Palermo e Catania sono state arrestate 18 persone. Avevano realizzato un circuito illegale di raccolta delle puntate su eventi sportivi nazionali ed esteri grazie a una complessa rete telematica e a siti Internet registrati in Paesi dell’Europa dell’Est. Offrivano quote allettanti per scommesse su incontri di calcio e corse ippiche sfruttando paramenti di riferimento ricavati dalle quote fisse di società di bookmaker inglesi.
A completare il quadro, la scoperta di casi di usura rivolti ai clienti delle case da gioco, ma anche i tanti episodi di carte di credito rubate (spesso da giocatori patologici pronti a tutto pur di raggranellare denaro per puntare ancora). Senza contare i documenti contraffatti messi in circolo nello specifico settore dalla malavita.
Mentre vengono alla luce i molti e a volte insospettabili risvolti dell’azzardo il panorama lentamente si schiarisce.
La polizia dei giochi si rafforza, impara dagli anni d’esperienza accumulati e sull’analisi portata avanti su ogni dettaglio dei casi risolti. Studia nuove tecniche, mette a punto piani d’intervento. Elabora strategie per contrastare le connessioni tra le diverse branche della criminalità. Sempre meno settore di nicchia, sempre più Sezioni specializzate capaci di operare a tutto campo. Oggi munite di uno strumento in più: la nuova legge 189 del luglio scorso che mette nero su bianco una lunga serie di fattispecie di delitti correlati allo sfruttamento di animali e al circolo di scommesse clandestine. Un’altra barriera alla malavita da gioco costretta, un passo alla volta, a scoprire le sue carte.

* Vice questore aggiunto
del Servizio centrale operativo

01/11/2004