Annalisa Bucchieri
Da grande farò l’europrogettista
Finita l’era dell’impiego statale e del posto in banca, emergono nuove professioni. Pronte a confrontarsi con le trasformazioni della società italiana
Il posto è rimasto “fisso” solo nei sogni dei genitori. L’impiego statale è terziario nel senso che sono necessari altri due lavori per tirare su i figli. Per gli informatici sembra che il mercato abbia sviluppato una forma di allergia, e avere un avvocato o un medico in famiglia, secondo il parere autorevole di Maurizio Sorcioni, direttore di Italialavoro l’agenzia del ministero del Welfare, “è meno conveniente del poter contare su uno zio idraulico o un cugino falegname”.
Il mondo del lavoro ha cambiato rapidamente i connotati. Quello che dieci anni fa era un mestiere d’oro o una laurea vincente può non rispecchiare più le esigenze attuali. Meglio orientarsi verso nuove professioni, forse di primo acchito poco canoniche, ma al passo con le continue trasformazioni che investono la nostra realtà sociale.
Allenare a una vecchiaia di successo
Per Domenico De Masi, sociologo del lavoro, “uno dei settori vincenti nel futuro è il business del benessere globale, strettamente legato alla persona e a una società che invecchia”. Aumenta l’età media della popolazione italiana, e in maniera direttamente proporzionale anche l’esigenza di figure professionali legate alla cura degli anziani. Tant’è che al Csen di Padova (il Centro sportivo educativo nazionale) da qualche anno vanno per la maggiore i corsi per istruttore di fitness della terza età. “Si badi bene: fitness e non ginnastica medica – precisa Nicola Boiani, direttore dell’Olympia di Catanzaro – cioè attività fisica concepita quale diritto al benessere e non come terapia o medicina. Ciò significa che nella mia come in altre palestre, tra le tante lezioni scatenate di aerobica e spinning, fanno capolino la Gym dolce e l’Overtime, attività fisiche senza traumi e sfor