Franco Cosentino

In azione con tecnica

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Addestrare il corpo e la mente a gestire stress altissimi. Ecco l’impegno di alcuni istruttori della Polizia di Stato

In azione con tecnica

Furono 91 i colpi scaricati dai brigatisti rossi a via Fani sulla scorta dell’onorevole Aldo Moro, annientata a Roma il 16 marzo 1978. Solo tre i proiettili sparati in risposta dall’unico agente Raffaele Jozzino che tentò di reagire ed ebbe la prontezza di riflessi di uscire dalla vettura scampando alle prime raffiche di mitra. Un episodio importante che segnò la svolta nello studio e nell’adozione di tecniche antiguerriglia da parte degli operatori delle forze dell’ordine. Rotolamenti, discesa dall’auto in corsa, posizioni di tiro operativo erano ancora lontani. Ma molta esperienza era già stata fatta sul campo da poliziotti e carabinieri anche se esisteva una obiettiva difficoltà nel codificare tali tecniche. La strage ebbe un impatto tremendo, così come le critiche della stampa che dipingeva un apparato di sicurezza in difficoltà. Già nel giugno successivo gli allievi poliziotti iniziano a ricevere nozioni di tecniche operative e, nei primi anni Ottanta, partono i primi corsi per istruttori di squadra volante.

La scuola
Oggi gli istruttori di tecniche operative sono 871 distribuiti su tutto il territorio. La formazione di base si impartisce a tutti gli operatori nelle scuole; i futuri istruttori vengono invece formati presso il Centro polifunzionale di Roma durante tredici settimane di corso. “La materia è in continua evoluzione ed è difficile fissare dei principi immutabili; certo però le nozioni di carattere generale sono sempre le stesse”. A parlare è il vice questore aggiunto Angelo Carpinone, direttore del Nucleo formazione e addestramento del Centro, 48 anni, un passato nel Nocs e nei servizi di scorta della Presidenza

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01/11/2004