Francesco Di Mare
Agrigento, frontiera d’Europa
Da sempre in lotta con Cosa Nostra, la città dei Templi oggi è chiamata a fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina
La questura di Agrigento è un avamposto di straordinaria importanza dove l’essere poliziotto non significa “solo” indossare una prestigiosa divisa. La città dei Templi, capoluogo di una provincia composta da altri 42 comuni, è una sorta di laboratorio permanente all’interno del quale le forze dell’ordine sono chiamate a fronteggiare ogni tipo di situazione.Per farlo ci sono cinque diversi commissariati: a Canicattì, città dell’uva Italia; a Palma di Montechiaro, patria del Gattopardo, realtà nelle quali la lotta alla criminalità organizzata e spicciola è impegno quotidiano. E poi a Licata e a Sciacca, roccaforti sul mare, ricche di bellezza suggestiva e di bisogni spesso primari. E infine a Porto Empedocle, la “marina” di Agrigento, città natale di Pirandello, la “Vigata” presidiata dal commissario Montalbano di Andrea Camilleri.
Pensi ad Agrigento e pensi alla mafia. Pesante retaggio storico per una terra dove Cosa Nostra non uccide più come un tempo, ma continua a esercitare una forte pressione sull’economia, sulla politica e sulla vita quotidiana di ogni cittadino. La coppola in testa ormai non la tiene più quasi nessuno, visto che anche i mafiosi di primo pelo si sono evoluti preferendo sempre più spesso il doppiopetto e il computer rispetto alla lupara.
Sangue sulle strade se ne sparge molto meno. Pare lontano il decennio ’80-’90, durante il quale uscendo di casa nessuno era immune dal rischio di non tornare più solo perché f ...
01/11/2004