Giuseppe Roma*

In difesa degli anziani

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In Italia sono più di dieci milioni. In aumento. Le loro paure e i loro disagi nelle indagini del Censis

Si è a lungo pensato agli anziani come un’età “fragile”, da assistere e da proteggere, ma il progressivo miglioramento delle condizioni di vita ha ormai fortemente differenziato la realtà di una generazione che supera, in Italia, di gran lunga i dieci milioni di individui. I problemi si sono spostati in avanti e un’ampia fascia di coloro che lasciano la vita lavorativa godono di una rilevante autonomia. Sessantenni e settantenni sono in maggioranza vitali: i problemi di salute intervengono successivamente. Questo dato, aggiunto alle tendenze in atto sia in Italia che in altri Paesi europei porterà presto a un risultato: in Europa la popolazione inizierà a diminuire a partire dal 2.020 e nel 2.050 raggiungerà i 364 milioni di residenti, rispetto agli attuali 376 milioni. Le generazioni anziane che oggi rappresentano una quota del 27 per cento, tenderanno a stabilizzarsi al 56 nel corso dei prossimi tre decenni. L’aspettativa di vita crescerà sia per gli uomini che per le donne di circa 5 anni, mediamente a 80 anni per i primi e 85 per le seconde.
Anche la sicurezza deve affrontare con strumenti adeguati il fenomeno sociale dell’invecchiamento, in quanto i giovani-anziani (65-75 anni) e soprattutto anziani-maturi (75-80 anni) o anziani-anziani (80 anni e più) sono ad alto rischio di vittimizzazione soprattutto per la criminalità predatoria di strada, per le incursioni domestiche e per le truffe. Lo conferma la cronaca quotidiana ma anche le più recenti indagini Censis che individuano nei fenomeni criminali, le paure percepite praticamente da quasi tutti gli anziani. Seguono terrorismo e cibi contaminati, mentre gli aspetti sociali, come la presenza di immigrati, riguarda quote minoritarie degli anziani (tab. 1). Viviamo forse in una realtà più dinamica ma anche più dura, dove le possibilità di scelta per l’individuo divengono sempre più ampie sia come consumatore consapevole che come cittadino. Un contesto mutato di cui dobbiamo valutare anche gli effetti negativi come, ad esempio, la perdita di valori comunitari, di sicurezza, gli eccessi della comunicazione, l’indebolirsi dei sistemi di tutela e di garanzia, il riproporsi di diseguaglianze e di ingiustizie sociali. La società industriale si è costruita sul sacrificio delle generazioni oggi anziane, sulla base di aspettative crescenti di benessere e di cultura. In questa fase di avvio, la network society si presenta, invece, appiattita sul presente; società della velocità e dell’incertezza, di rapide infatuazioni e di altrettanto rapide delusioni. Più in generale è l’intero contesto urbano a presentarsi con una certa ostilità nei confronti non soltanto degli anziani. Marciapiedi e strade, mezzi di trasporto, stazioni ferroviarie, per le loro caratteristiche funzionali, costituiscono un limite alla mobilità. Uffici postali, banche e persino gli ospedali vengono percepiti come luoghi non confortevoli e in qualche modo nemici. Agli anziani non resta che rifugiarsi nei centri commerciali, nei giardini pubblici e, per chi ha interessi culturali, nei musei, cinema e teatri, i soli luoghi urbani fruibili per loro. A creare disagio non sono unicamente le barriere architettoniche, quanto la stessa possibilità di riconoscere riferimenti certi di protezione in caso di eventi negativi, di raggiri o di violenze. Non è quindi un caso che, soprattutto con riferimento agli anziani, il tema della sicurezza nella definizione della qualità della vita sia progressivamente diventato un fattore centrale. Le indagini Censis più recenti hanno consentito di tracciare una vera e propria “geografia della paura” relativamente ai luoghi ove gli anziani si sentono più insicuri. Se il 32,2 per cento degli intervistati ha dichiarato di non avere particolari problemi di insicurezza nei diversi contesti indicati, attraversare a piedi una zona malfamata (22,2 per cento), essere soli di notte in casa (19,2 per cento) e uscire dalla posta dopo avere ritirato i soldi (13,2 per cento) rappresentano le situazioni ove più si condensa l’insicurezza. Nettamente più alta è l’insicurezza fra le donne che hanno più paura nel frequentare luoghi molto affollati (39 per cento), di essere sole di notte in casa (21,9 per cento) e di attraversare a piedi una zona malfamata (19,8 per cento). Gli uomini in età matura, invece, segnalano come fonte di preoccupazione soprattutto uscire dalla posta dopo avere ritirato i soldi.
Solitudine e insicurezza si intrecciano dunque strettamente. Deriva proprio da questo mix il crescente allarme sociale tra gli anziani. Con riferimento ai dati di vittimizzazione secondo il Censis il 13,9 per cento degli ultra sessantenni ha subito un reato negli ultimi ventiquattro mesi, tutto sommato in linea con un’analoga indagine Istat sulla popolazione di 14 anni e più, che nel corso del 2002 è stata vittima di un reato violento o contro la proprietà individuale per una quota di circa il 6 per cento. La centralità del tema sicurezza emerge indirettamente anche rispetto alla indicazione del luogo che offre una migliore qualità della vita per una persona anziana. Secondo la maggioranza è il piccolo paese (40,4 per cento) il contesto più adeguato per le esigenze degli anziani, seguito dalle cittadine di provincia (28,6 per cento), poi, dalla grande città (24,9 per cento). Dalle barriere architettoniche alla ridotta sicurezza, dall’insufficiente informazione all’eccessiva lunghezza delle file di attesa sino a un eccesso di complicazione burocratica, le diseconomie del vivere urbano si sommano in termini di disagio e ridotta qualità della vita quando si tratta di anziani. Non a caso, in relazione ad aspetti tipici dei contesti urbani emerge un’insoddisfazione diffusa rispetto alla loro funzionalità. L’illuminazione delle strade (49,6 per cento), i trasporti pubblici (48,4 per cento), i parchi e i giardini (44,7 per cento) sono gli aspetti considerati più negativamente, ma anche strade e marciapiedi, supermercati e centri commerciali, non appaiono in grado di soddisfare le aspettative specifiche degli anziani. Sono soprattutto le donne e i residenti al sud a indicare come inadeguata l’illuminazione pubblica che, come noto, ha uno stretto legame con il tema della sicurezza. Tuttavia, sarebbe un’errata generalizzazione appiattire tutti gli anziani nel campo degli scontenti. Il contesto urbano viene infatti vissuto serenamente da una percentuale importante degli over 65. Inoltre, non si può non constatare il ruolo che esercita, rispetto alle opinioni in materia di “vita in città”, la diversa capacità soggettiva di adattamento alle difficoltà e ai disagi. Pertanto, un quadro di “città ostile” emerge in quanto incapace di prendersi carico delle esigenze specifiche legate alla mobilità, al rapporto con l’amministrazione pubblica, alla fruizione degli spazi urbani in un contesto di sicurezza. Chiara è la percezione di quali interventi possano offrire una sponda di rassicurazione. Innanzitutto, la certezza che il controllo del territorio sia saldamente nelle mani dello Stato, attraverso la continua presenza delle forze dell’ordine. Fra i soggetti istituzionali sono proprio le forze di polizia a rappresentare il riferimento in cui viene riposta la più grande fiducia da parte dei cittadini. Il presidio del territorio va accompagnato da un funzionamento della giustizia che garantisca l’effettiva punibilità di chi compie i reati, ma anche da politiche di prevenzione sociale rivolte ai soggetti più a rischio, il risanamento dei quartieri degradati dove lo stato dei luoghi costituisce ragione di pericolosità e infine una maggiore attenzione agli aspetti informativi (tab. 2). Il pianeta anziani è una realtà ormai importantissima rispetto cui formulare specifiche politiche anche per quanto attiene l’ordine pubblico e la sicurezza personale.

*Direttore generale della fondazione Censis

Tab. 1 - Le paure degli anziani (valore percentuale)*
  Oltre 65 anni Media nazionale
 Microcriminalità 92,2 90,0
 Criminalità organizzata 90,8 88,1
 Terrorismo 84,8 82,5
 Cibi contaminati 73,2 76,0
 Impoverimento 45,6 49,8
 Immigrazione 30,4 26,9
(*) intervistati che hanno risposto di avere “abbastanza e molta paura”
Fonte: indagine Censis, 2003

Tab. 2 - Cosa rende più sicuri gli italiani (val. percentuale)
  Oltre 65 anni Media nazionale
Maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio 64,1 53,6
La certezza che gli autori dei reati vengano puniti 42,4 41,6
La prevenzione sociale per i soggetti a rischio 19,8 33,8
La riqualificazione delle aree urbane degradate 17,1 25,9
Informazioni sui luoghi e le situazioni a rischio 11,1 12,8
Facilità nell’ottenere il porto d’armi 3,7 2,7

01/05/2004