Giancarlo Mazzuca*

Un anno d’impegno

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Duri colpi sferrati al terrorismo interno e a quello di matrice islamica, cattura di mafiosi e latitanti, ordine pubblico per settemila manifestazioni. Successi e dolore

Un anno d’impegno

Idodici mesi appena trascorsi, assieme a un sensibile aumento della sicurezza dei cittadini grazie alla elevata professionalità della Polizia di Stato, sono stati caratterizzati da due elementi: i durissimi colpi sferrati al terrorismo politico dopo gli omicidi D’Antona e Biagi, e la continua allerta per possibili azioni di elevatissimo rischio per le popolazioni, con la neutralizzazione di pericolose cellule, ben sei, islamiche, alcune delle quali impegnate nel reclutamento di mujahedin.
Torna in mente l’enorme salto di qualità emerso dopo la cattura della brigatista Nadia Desdemona Lioce, grazie al sacrificio della vita del sovrintendente della Polfer Emanuele Petri. La polizia ha dimostrato di possedere finissimi apparati allo stato dell’arte e cervelli di prim’ordine, riuscendo a ricostruire dai due computer palmari della Lioce nomi, date, spostamenti, numeri di telefono. Praticamente tutta la rete delle cosiddette nuove Br. E non dimentichiamo un blitz basato su cento perquisizioni (70 solo nella Capitale) che hanno impegnato ben mille uomini. Quanti sapevano che quel lavoro certosino avviato da menti lungimiranti della polizia, impiegando nuove tecnologie, avrebbe permesso di risalire a ogni dettaglio dell’organizzazione terroristica? Una cosa è emersa in tutta la sua importanza: le nuove tecnologie, segno dei tempi anche per l’eversione, hanno mostrato quanto sia raffinato ed elaborato il sistema per comunicare. È una grande chance per la polizia, ma anche il tallone d’Achille per le nuove Br-Partito comunista combattente, che hanno subìto un duro colpo il 20 dicembre 2003 con l’individuazione a Roma del covo di via Montecuccoli, e per tutta la criminalità organizzata che dispone di ampie risorse economiche e di mezzi.
Non è stato (e non è) un lavoro facile, se pensiamo che, fra tanti extracomunitari che si trovano nel nostro Paese, individuare le reti create per autoproteggersi, per darsi una “faccia pulita”, e assicurare così alla giustizia gli elementi pericolosi per la sicurezza del Paese e dei nostri connazionali, richiede spesso giornate di paziente studio, di fine psicologia per districarsi in un ginepraio dal quale dipende l’azzeramento delle cellule. O la certezza di mettere le figure più pericolose in condizione di non operare con strumenti o armi anche non convenzionali e particolarmente letali.
Piace, a questo riguardo, ricordare la sempre più stretta collaborazione tra la Polizia di Stato e alcune università, sia per un continuo aggiornamento nel settore informatico, sia per quello di carattere criminologico. Senza dimenticare la continua lotta alla criminalità organizzata che si sviluppa anche attraverso una sempre più stretta collaborazione con le polizie di altri Paesi, e con un occhio di attenzione alle mafie straniere che hanno già inquadrato l’Italia come possibile teatro di azioni criminose. Specie in un quadro di notevole spessore che ha portato anche all’arresto e all’estradizione di 109 pericolosi latitanti, non si possono sottacere i numeri, le statistiche della Polizia di Stato dello scorso anno.
Senza contare gli eventi di carattere religioso e sportivo, nel 2003 (che tra l’altro è stato l’anno del semestre di presidenza italiana all’Ue) ci sono state in ambito nazionale oltre settemila manifestazioni di particolare rilievo sotto il profilo dell’ordine pubblico. Di queste, 1.577 hanno riguardato temi politici; 2.164 sono state di carattere sindacale-occupazionale; 391 studentesche; 197 su problemi legati all’immigrazione; 1.881 a favore della pace e 425 per la tutela dell’ambiente. Ognuna di queste manifestazioni ha richiesto una specifica sensibilità e preparazione per gli argomenti trattati, alcuni dei quali hanno riguardato temi di non comune delicatezza e importanza sociale.
Per fronteggiare queste settemila manifestazioni e per le esigenze complessive di ordine pubblico, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha dovuto spostare da una città all’altra in complesso ben 424.545 uomini e donne, dei quali 40 mila solo per esigenze connesse al semestre italiano dell’Ue. Ma è altrettanto importante, anche per la sensibilità dell’opinione pubblica e delle famiglie, la grande operazione che, attuata dalla polizia postale in collaborazione con il Servizio centrale operativo (e il supporto di raffinate tecnologie informatiche) nel febbraio scorso ha sgominato una rete di pedofili che operavano in 15 regioni.
È continuata, sia pure con una significativa flessione, la lotta alla violenza negli stadi che ha comunque confermato come scontri tra tifoserie e intemperanze (spesso autentiche aggressioni) contro le forze dell’ordine si verifichino nel 46 per cento dei casi al termine delle gare, nel 40 per cento prima e solo nel 14 per cento durante gli incontri calcistici.
L’anno si è chiuso con un’allarmante recrudescenza di attentati da parte di gruppi anarchico-eversivi, come nei pressi dell’abitazione bolognese del professor Romano Prodi e nel suo stesso appartamento. Così la polizia si è trovata a contrastare questo nuovo, subdolo, fenomeno. Quello dei pacchi esplosivi. Anche in questo caso la professionalità ha avuto successo elevando la sorveglianza nei centri postali e applicando raffinate tecniche di intelligence associate alle moderne tecnologie di cui sono dotati gli artificieri. Un’altra conferma che questi uomini e donne in uniforme sanno imprimere fiducia ai cittadini, pur in uno scenario continuamente in evoluzione che richiede tutte le risorse disponibili.
E come non ricordare la preziosa opera della polizia stradale, alle prese con la novità della patente a punti? Proprio nella stradale operava l’ultima vittima del dovere in divisa. Un giovane coraggioso e generoso, Stefano Biondi, investito e ucciso sull’autostrada del Sole nei pressi di Bologna da trafficanti di droga, mentre cercava di fermarli. Una Porsche sospetta, cento chilometri di inseguimento, il blocco. E poi il vigliacco investimento. Motivato, lo si è capito dopo, dal fatto che nell’auto in fuga c’erano due chili di cocaina. Biondi è l’ultimo di una serie di eroi che svolgono con coscienza e amore il loro lavoro, che non esitano a rischiare in nome del dovere. Un esempio, come gli altri che purtroppo lo hanno preceduto sulla strada del sacrificio.
Il futuro sarà sempre più affidato a poliziotti, uomini e donne, particolarmente motivati, preparati e dotati d’intelligenza e cultura superiori, che costituiranno il vanto dell’intero Paese, e opporranno un contrasto molto professionale a tutte le sfaccettature della criminalità. 
01/05/2004