Giulia Bertagnolio
Quando la città fa paura
L’organizzazione degli spazi cittadini è uno dei fattori che influenzano la percezione della sicurezza
Una strada semivuota con un grande edificio ancora non terminato ma già imbrattato da scritte e macchie di spray. Cassonetti stracolmi in una zona dimessa. Un enorme parcheggio sotterraneo non custodito. Una stazione ferroviaria buia, piena di bottiglie di birra vuote lasciate a terra. Spazi non vissuti; potenziali covi di traffici illeciti. Storie di emarginazione. Immagini di degrado metropolitano che, completate da una spontanea dose d’irrazionalità, spaventano il cittadino spesso anche più di un furto o di un atto di piccola criminalità.Una tematica sfaccettata e sempre più impellente, quella della percezione della sicurezza influenzata dalle aree in rovina o dalle situazioni di abbandono, di cui si è parlato al Forum italiano per la sicurezza urbana organizzato a Napoli il 5 marzo scorso. Un incontro incentrato proprio sulla sensazione di vulnerabilità dei cittadini, sulle mille fragilità delle nostre città, sugli spazi “ostili” da cui scaturiscono ansie, alle quali si aggiungono oggi le paure da terrorismo. Temi passati in rassegna e analizzati nel testo a cura di Rossella Selmini La sicurezza urbana edito da Il Mulino, punto di partenza delle discussioni del convegno e spunto per riflettere sui tanti aspetti della materia.
Il problema è serio: sebbene i reati siano in sostanziale diminuzione (i dati Istat evidenziano che gli scippi hanno registrato un calo del 48,5 per cento, gli omicidi del 40, i furti dell’11 per cento) la percezione della sicurezza è in discesa. Gli studiosi chiamano il fenomeno crime complex, ovvero sindrome sociale da crimine che si manifesta in diversi modi. Si traduce in una sensazione di vulnerabilità cui contribuiscono paure e tensioni che non sono legate a un pericolo reale e che sono per questo diventate da alcuni anni ...
01/04/2004