Giovanni Pepi*

Come cambia Palermo

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Le trasformazioni dell’imprenditoria, della politica, delle istituzioni, della criminalità, nella città dai mille volti, dove ogni fenomeno convive con il suo opposto.

Come cambia Palermo

A Palermo, negli uffici della nuova centrale operativa della polizia, sarà esposto un cartello. Dove c’è scritto: “Abbiamo bisogno di voi”. Lettere a colori dipinte a mano. Autori gli studenti dello Zen. Quartiere a rischio. Lo stesso nel quale vivono quei giovani, tra gli otto e i dieci anni, protagonisti, di un fatto da prima pagina. In gruppo, scoprono un ladro rubare una borsa nell’antica parrocchia del centro storico. Lo tengono d’occhio. Lo fanno arrestare... È una notizia della Palermo che cambia. Molto o poco? Non ho statistiche da citare. Mi affido ai flash lanciati dall’agenzia della memoria.
Il primo mi riporta ai giorni bui, dopo l’omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Organizzo, per la Rai siciliana, dei dialoghi-intervista. I radioascoltatori chiedono in diretta. Emanuele De Francesco, da poco alto commissario contro la mafia, risponde. Chiamano in molti. Ma si presentano per nome. Non danno il cognome. L’idea di essere identificati fa tremare...
Il secondo risale a cinque anni fa. Il Giornale di Sicilia lancia “Cronaca in classe”. Gli studenti scrivono ogni giorno una pagina. Parlano di criminalità e mafia. Denunciano violenze di ogni tipo. Furti e scippi. Giri di droga nelle strade in cui abitano. Da Corleone propongono

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01/02/2004