Massimo Lugli

Tornano i samurai

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Si rinnova il fascino delle arti marziali d’Oriente. Mentre l’Europa riscopre le proprie antiche discipline.

Tornano i samurai

Le ultime arrivate hanno nomi che sono tutto un programma: Street Fight, Shootfighting o Real Fight. Sono versioni semplificate delle antiche discipline orientali tutte basate sul combattimento da strada: poche tecniche esplosive, nessuna spettacolarità ed effetti (o almeno così giura chi le insegna) devastanti al momento di uno scontro reale. Ma il panorama delle arti marziali è molto più complesso e variegato e non si può ridurre di certo a un’accademia di picchiatori. Riscoperte dal cinema con una catena di film a tema (da Ghost dog a La tigre e il dragone fino ai recentissimi Kill Bill volume 1, Zaitoichi e il colossal L’Ultimo samurai) queste discipline da antichi guerrieri stanno vivendo una seconda giovinezza. I tempi delle pellicole di serie B made in Hong Kong stile Cinque dita di violenza (che negli anni ’70 fu un piccolo cult) sono ormai lontani e uno spettacolo itinerante in tutto il mondo come quello dei monaci di Shaolin raccoglie consensi di critici autorevoli e recensioni paludate oltre al prevedibile afflusso al botteghino.
“Una volta la gente veniva in palestra per imparare a difendersi. Oggi cerca qualcosa di più: salute, benessere e, se possibile, anche una nuova consapevolezza di se stessi. Ma l’autodifesa resta un requisito essenziale”. Parola di Michael Fries, 50 anni, uno dei più quotati sifu di Wing Tsun, devasta ...


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01/02/2004