Margherita d’Amico

Ladri di cavalli

CONDIVIDI

Si moltiplicano in Italia i furti di cavalli. Ruberie destinate alla macellazione illegale.

Ladri di cavalli

È la notte della Befana, 6 gennaio 2004. In un allevamento di cavalli a Rodengo Saiano, in provincia di Brescia, qualcuno taglia la rete metallica e si introduce nei paddock, i prati recintati in cui vivono gli animali. Vengono portate via nove fattrici selezionate di origine andalusa, che frutteranno ai ladri  una percentuale minima del loro valore. Le giumente infatti non saranno rivendute per la riproduzione, né per l’attività sportiva: il furto è opera dei mercanti clandestini di carne. Solo pochi giorni prima a Milano erano stati trafugati i due esemplari della Cascina Biblioteca destinati all’ippoterapia e per la disperazione dei bambini a Monza hanno rubato Stich, un pony del Circo delle Stelle.
Nel vecchio West spesso i ladri di cavalli colti sul fatto venivano impiccati lì per lì, senza processo. Il costume si è evoluto, così nel settembre scorso il sindaco di Valmontone  (Roma) Angelo Miele ha offerto una ricompensa di 5.000 euro a chiunque riportasse vivi Cliffhanger, Quazio della Nave, Mamy, Sissy e Ghendo. Erano ospitati assieme a due asini in un paddock di undici ettari nel locale Parco degli animali, donati all’Associazione volontari cittadina per l’ippoterapia e l’onoterapia (con gli asini) dei disabili. Scoperta la razzia all’alba di un martedì piovoso viene subito dato l’allarme. Mentre le forze dell’ordine sono in arrivo, i volontari seguono le orme nel fango, che dallo squarcio nella rete per oltre due chilometri attraversano i campi, oltrepassano un guado, quindi un ponticello realizzato dai pastori con vecchi pali della luce. Questo passa sopra un fosso; da basso giungono lamenti. Lì sotto, stretti uno all’altra, gl ...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

01/02/2004