Cosimo Donatiello e Giuseppe Moschitta*
Ordine pubblico e comunicazione
Un convegno al Museo del calcio di Coverciano. Imparare ad aiutare la gente attraverso un laboratorio di polizia e università
Chi è oggi l’agente del Reparto Mobile? La risposta più veloce e più semplice è: il poliziotto impegnato nelle situazioni più difficili e in contesti di grande tensione. Più complicato e significativo, risulta invece lo sforzo di tracciare un identikit professionale e umano di questi poliziotti da stadio, anche loro ritratti dai mille occhi della contemporanea società dell’immagine, passando oltre alcuni collaudati stereotipi.
A questi e ad altri interrogativi, si è fornito una risposta nell’ambito del convegno “La Polizia e la Comunicazione possibile”, organizzato dalla Direzione interregionale della Polizia di Stato Toscana - Umbria - Marche, insieme alla direzione dell’VIII Reparto mobile di Firenze, nella prestigiosa sede del Museo del calcio di Coverciano vicino Firenze con il coinvolgimento della Federazione italiana gioco calcio.
Partiamo da alcuni dati significativi illustrati nel corso dei lavori: nei 13 reparti, distribuiti sul territorio nazionale, sono in servizio 5.770 operatori di cui 79 dirigenti e direttivi, 299 ispettori, 387 sovrintendenti e 4.229 assistenti e agenti. La loro età media è di 36 anni, il titolo di studio prevalente è il diploma e numerosi sono i laureati.
Singolare è il dato relativo ai trasferimenti: la permanenza, volontaria, è in media non inferiore ai cinque anni e il poliziotto difficilmente lascia il reparto mobile a meno che non sia in gioco un cambio della sede di servizio. In linea di massima quindi, il personale affezionato al reparto, tende a realizzare una permanenza definitiva o ultradecennale.
Se quello appena tracciato è l’essenziale identikit dell’operatore, il quadro delle sue competenze professionali deve oggi essere composto alla luce della necessità del poliziott