di Roraima Ana Andriani*
Norme più snelle contro il terrorismo
L'Interpol si è dato nuove regole che favoriscono lo scambio di informazioni. Ma non tutti i Paesi sono ancora collegati alla rete informatica
Dall’84 a oggi, numerosi e violenti attacchi terroristici si sono succeduti in vari continenti, sino all’11 settembre 2001, quando le polizie di tutto il mondo, ivi compresa l’Interpol, si sono ritrovate attonite a chiedersi come tutto ciò si sarebbe potuto evitare. Perché gli archivi, le banche dati, lo scambio di informazioni, le analisi criminali, le attività di intelligence, non erano bastati. Com’è possibile che un terrorista latitante possa circolare impunemente per il mondo con l’utilizzo di documenti di viaggio falsi. Cosa l’Interpol può fare per fornire agli Stati membri le informazioni necessarie a meglio vigilare sul proprio territorio e come si possono sfruttare al meglio le potenzialità offerte dall’Interpol.All’Assemblea generale tenutasi a Budapest nel settembre 2001 si è cercato di riflettere sulle risposte da dare a tutti questi interrogativi. Nell’occasione venne approvata all’unanimità una Risoluzione (AG-2001-RES-05) con la quale gli Stati s’impegnavano a rafforzare la lotta al terrorismo e si invitava il segretariato generale a dare massima priorità alle richieste di red notice per reati di terrorismo.
L’emergenza terrorismo ha caratterizzato i lavori anche dell’ultima assemblea generale, in Spagna, nell’ottobre 2003. Prima degli attentati terroristici dell’11 marzo 2004 di Madrid, molte delegazioni, ravvisandone l’urgenza, auspicarono un cambiamento dell’interpretazione dell’articolo 3 dello Statuto e delle risoluzioni applicative al fine di rafforzare il ruolo dell’Interpol nella lotta al terrorismo.
Il dibattito ha determinato la decisione di rivedere l’intera problematica al fine di adeguare l’impianto normativo Interpol alle esigenze rappresentate da quell’assemblea generale e di definire nuovi criteri p ...
01/07/2004