Piero Marrazzo

Truffando truffando

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Spietati impostori approfittano della buona fede e dell’isolamento per depredare migliaia di anziani dei beni di tutta una vita

Truffando truffando

Siamo alle solite. Ci vuole il fatto di cronaca, l’anziano colpito al cuore nei sentimenti e nelle cose care, la solitudine dell’inerme di fronte alla forza dell’inganno, per accorgersi che c’è un’emergenza. I nostri nonni sono a rischio: i truffatori li hanno presi di mira, li tartassano con gli inganni più subdoli, li colpiscono dove sono estremamente deboli. Negli ultimi mesi l’offensiva dei criminali, perché così vanno chiamati, si è intensificata. Hanno moltiplicato le trappole, rendendole oltremodo sofisticate, e hanno messo a punto dei meccanismi a orologeria che quando esplodono provocano danni devastanti, danni di ordine materiale ed economico, ma anche e soprattutto morali. Sembrano lontani, ma forse non troppo, gli anni raccontati nel film Totòtruffa ’62 nel senso che i delinquenti mettono in pratica vecchi e nuovi metodi pur di raggiungere lo scopo. È lungo l’elenco, ma mettere in fila alcuni raggiri ci aiuterà a capire il problema, a evidenziare come il livello di guardia sia stato superato. Livello di guardia ampiamente oltrepassato se nel marzo scorso Armando Folli, un anziano imprenditore milanese, apre serenamente la porta a due presunti impiegati del gas, non sapendo che da lì a poco entrerà in un meccanismo, un vortice che lo stritolerà.
La diabolica coppia lo stordisce di parole, fandonie belle e buone. Gli parla di bollette non pagate, ricevute da controllare, versamenti da effettuare rapidamente, anzi subito. La moglie di Folli è uscita, non c’è per poter dare manforte al marito e lui capitola. Consegna denaro e gioielli per un valore di oltre centomila euro. L’uomo e la donna vanno via, hanno raggiunto il loro obiettivo e scappano con il bottino. Armando dopo un po’ esce dallo stato confusionale nel quale era entrato, capisce che è stato truffato: non regge al disonore e alla vergogna. Perché proprio lui, perché strappargli oggetti che rappresentano i ricordi di tutta una vita? E soprattutto cosa dirà, come si giustificherà con la moglie quando rientrerà a casa. Prendere la pistola, decidere che tutto è finito e spararsi è un tutt’uno. Un caso limite quello del novantenne milanese solo per il modo in cui si è concluso, mentre al contrario è molto frequente la truffa dei falsi ispettori del gas, del telefono o della luce. Con un cartellino fasullo e a volte malamente imitato suonano al citofono o al campanello di casa, e con la faccia tosta dell’imbroglione sono pronti a imbastire l’inganno.
Un’altra trovata delle “gang della stangata” è la truffa dell’eredità, conosciuta anche come quella del toblerone, dal nome di una nota marca di cioccolata. Presa di mira una persona anziana, dopo averla pedinata con attenzione, i truffatori sono pronti a entrare in azione. Un uomo o una donna, di solito ben vestiti, si avvicinano per chiedere un’informazione: devono consegnare un’eredità, ingente, a un signore che abita in zona. Il lascito è l’ultima volontà di un ricco industriale straniero che vuole sdebitarsi di un favore ricevuto in un lontano passato. La vittima presa alla sprovvista risponde di non conoscere alcuna persona con quel nome ed è proprio in questo momento che entrano in azione i complici. Loro sì che conoscono il fortunato destinatario dell’ingente somma di denaro. Ma c’è un problema insormontabile: anche lui è morto, come il donatore. Il presunto “legato testamentario” appresa la notizia si dispera: non può certo tornare dagli eredi dicendo di aver disatteso la volontà del defunto. Come fare? All’improvviso l’idea geniale viene proposta dai complici: perché non rendere l’anziano il beneficiario dell’eredità, così sarà poi lui a decidere a chi destinarla. Se accetta è fatta. Ora non resta che trovare un notaio, necessario per modificare l’atto. Ma i notai costano e servono i soldi per le marche da bollo. La trappola è tesa, i primi passaggi del marchingegno truffaldino sono stati percorsi, ora è venuto il momento di far cadere nella rete il malcapitato. Sopravviene un altro problema: nessuno ha i contanti per assolvere al pagamento, si rischia così di perdere tutto a un passo dalla soluzione. Se la vittima vacilla è fatta, la si accompagna in banca o alla posta e le si fa fare un prelievo. Altra peculiarità. La seconda fase si svolge sempre in auto, un’auto utilizzata per accompagnare l’anziano prima a prendere i soldi, a volte addirittura a casa, e poi dal tabaccaio per l’acquisto dei valori bollati. Siamo all’ultimo atto, la stangata sta per concludersi: l’ingenuo obiettivo dei truffatori entra nel negozio sicuro della buona azione che sta per compiere, ma all’uscita non trova più l’automobile. I misteriosi benefattori se ne sono andati via a tutta velocità con i suoi soldi, spesso i risparmi di un’intera vita. Nelle ore successive è difficile che le vittime, sopraffatte dall’urto psicologico devastante, raccontino subito l’accaduto, per pudore od orgoglio. I familiari, al racconto, ci arrivano per gradi, dovendo con difficoltà risalire il fiume dei ricordi, ostacolati dalle stesse reticenze di chi ha subito una violenza. Ma i truffatori hanno anche la capacità di prendere spunto dall’attualità, attenti ai fenomeni di cambiamento sociale ed economico. Ad esempio, a cavallo dell’entrata in circolazione dell’euro, spregiudicati personaggi si presentavano presso le abitazioni di anziani pensionati con la scusa di controlli sulle banconote in loro possesso. Con l’abilità che li contraddistingue riuscivano a sottrargli il denaro, utilizzando il trucco della busta. Invitavano a mettere in una busta le banconote, poi distraendoli la sostituivano con un’altra piena di ritagli di giornali. Potremmo andare avanti con una lunga serie di trucchi e trucchetti usati per colpire la buona fede dei nostri anziani poiché all’inventiva truffaldina non c’è mai fine. Siamo giunti a un punto che richiede lo sviluppo di un’attenzione maggiore al fenomeno, non è possibile chiudere gli occhi di fronte alle ferite che tali reati lasciano in persone che da noi si aspettano comprensione e non distacco. Il primo passo è dunque abbattere il muro di solitudine, che segna il confine nel quale sono costretti a vivere nell’Italia del terzo millennio. Poi verrà tutto il resto.    

 

Spot e lettere contro le truffe
“Se hai un dubbio chiama il 113”: questo è lo slogan che i due poliziotti della serie televisiva La squadra Alfio Donati e Antonio Ramaglia, all’anagrafe Giovanni Rienzo e Mario Porfido, lanciano negli spot che la Rai sta trasmettendo sulle tre reti televisive. Lo scopo è sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno delle truffe agli anziani.
La scelta di partire con questa campagna nel periodo estivo non è casuale: proprio in questa stagione, quando gli anziani rimangono soli, si registra un aumento delle truffe e dei tentativi di truffa. E proprio sulla solitudine che gli spot ideati da Rai e Dipartimento della pubblica sicurezza fanno leva. L’invito costante, quasi ossessivo a non restare nell’isolamento, a chiedere aiuto senza timidezza alle forze dell’ordine è l’arma vincente contro questi criminali che sfruttando il bisogno di contatti, di relazioni umane, carpiscono la fiducia degli anziani per sottrargli denaro e beni preziosi. Le conseguenze economiche ma soprattutto psicologiche di queste mascalzonate sono drammatiche ed è per questo che la campagna di comunicazione è stata estesa anche alle reti radiofoniche della Rai dove un altro volto noto dello spettacolo, Paolo Limiti, presta la sua voce per un messaggio. Lo spirito del breve comunicato è sempre lo stesso: vincere la solitudine e rivolgersi alla polizia in caso di qualunque dubbio. Non finisce qui perché lo stesso Paolo Limiti è il testimonial di un’iniziativa realizzata da Enel, Rai e questura di Milano: in una lettera che raggiungerà tutti gli utenti Enel della provincia lombarda il presentatore illustra un decalogo antitruffa elaborato dalla Polizia di Stato. Consigli utili e la descrizione delle truffe più ricorrenti sono presenti sul sito Internet della Polizia di Stato: www.poliziadistato.it.

Franco Cosentino

01/07/2004