Annalisa Bucchieri

Meno affari per gli schiavisti

CONDIVIDI

Più efficace l’attività di contrasto all’immigrazione clandestina. Grazie agli accordi con i Paesi di partenza. Il fenomeno dei visti scaduti

Meno affari per gli schiavisti

Siamo stati per secoli gli esploratori di nuovi mondi, i conquistatori, i colonizzatori, gli emigranti, quelli che si spostavano a cercar avventura e fortuna fuori continente. Ora la tendenza si è invertita. La gente dei Paesi in via di sviluppo e del Terzo mondo preme insistentemente alle porte dell’Europa occidentale. Ed entra senza bussare. Non è solo una prova d’ospitalità che il vecchio continente deve saper dare: l’immigrazione clandestina porta con sé lo spettro della tratta degli esseri umani. Come spiega il direttore centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, Alessandro Pansa “Negli ultimi anni, organizzazioni criminali straniere si sono interessate all’intensa pressione migratoria, per manipolarla e sviluppare un mercato del trasporto illegale di persone verso gli Stati dell’Ue che ha consentito loro di esercitare attività illecite anche nel territorio italiano e di stabilire rapporti con le organizzazioni criminali nazionali”. Uomini donne e bambini, trascinati con la forza e con l’inganno lontano dai loro Paesi d’origine per essere poi venduti come manodopera al nero, prostitute, accattoni nei Paesi occidentali. Un triste destino che è toccato finora a più di quattro milioni di vittime (dato Onu), e che porta ogni anno 500 mila persone di nascosto oltre il confine della Comunità europea.
Continua Pansa: “Partendo da tali presupposti, l’Italia ha scelto di coniugare le iniziative di prevenzione e repressione del traffico di esseri umani con quelle volte a sostenere un sistema di immigrazione legale e a contrastare quella clandestina”. Del resto la creazione nel 2003 di una direzione centrale unicamente votata alla gestione di tutte le problematiche inerenti i flussi alla frontiera non fa che confermare l’attenzione del ministero dell’Interno a un fenomeno dalle dimensioni preoccupanti. Il prefetto Pansa è soddisfatto della scelta del governo di aver accolto lo scorso anno circa 700 mila richieste di regolarizzazione. In questo modo, il numero complessivo degli immigrati stranieri ufficializzati sul territorio nazionale è salito a 2.039.657 (dato al 31 dicembre 2003, ndr). Rappresenta un primo passo per sottrarre queste persone al taglieggiamento delle bande di schiavisti. Anche se in maggioranza gli emigranti non espatriano spinti da violenza o inganno, tuttavia in molti casi, i debiti contratti per entrare clandestinamente, o le difficoltà incontrate per ottenere una posizione regolare, trasformano l’extracomunitario in una persona sottoposta a particolari forme di sfruttamento da parte dell’organizzazione criminale che ha gestito il trasporto e, dunque, in una vittima del fenomeno della tratta in seconda battuta.

L’Italia, porta d’ingresso d’Europa
Il traffico di schiavi del nuovo millennio ci vede tristemente in una posizione “chiave”. L’Italia è una delle destinazioni principali di approdo di immigrati illegali. La sua posizione geografica e l’instabilità che, nel recente passato, ha caratterizzato l’area balcanica sono due condizioni che favoriscono l’ingresso irregolare anche per il trasferimento in altri Paesi europei. I tre principali flussi verso la nostra penisola (vedi cartina pagine seguenti) sono gestiti da bande criminali composte in prevalenza da albanesi, nigeriani, cinesi, russi e romeni.

Frontiere terrestri
Gli ingressi illegali avvengono, nella maggior parte dei casi, mediante l’attraversamento delle frontiere terrestri con l’occultamento nei mezzi di trasporto, in particolare veicoli commerciali. Attraverso il confine italosloveno dall’Europa centro-orientale e dall’Asia: nel 2003, a ridosso del “confine orientale”, sono stati intercettati 843 clandestini di Paesi balcanici, iracheni, curdi e cinesi. Dalla frontiera con la Francia passano invece maghrebini e sudamericani, da quella con l’Austria cittadini dei Paesi dell’Europa orientale. Viceversa molti extracomunitari alla frontiera italoelvetica vengono intercettati in uscita dal nostro territorio mentre tentano di raggiungere il Nord-Europa.

Frontiere marittime
Le principali rotte via mare vanno dal Nord Africa verso la Sicilia e interessano in particolare il litorale agrigentino e le isole minori di Lampedusa (AG) e Pantelleria (TP). Attualmente molti clandestini provengono dalle coste libiche. Uno dei principali centri di raccolta è Al-Kufrah (a sud di Bengasi), dove confluiscono i fuggitivi di tutta l’area del Corno d’Africa. I flussi migratori dalla Tunisia seguono le medesime rotte, coinvolgendo soprattutto cittadini del Maghreb (Tunisia, Algeria e Marocco) e, in misura minore, dei Paesi dell’Africa sub-sahariana (Senegal).
Il fenomeno delle imbarcazioni con a bordo cingalesi che dallo Sri Lanka attraverso il Canale di Suez giungono sulle coste della Sicilia sud-orientale e sul litorale ionico della Calabria aveva assunto nel 2002 proporzioni preoccupanti con 24 episodi di sbarco, mentre oggi è in netto decremento.
Sempre verso il litorale ionico della Calabria e quello della Sicilia sud-orientale arrivano dalla Turchia navi di grande portata con a bordo centinaia di turchi e curdi e anche pakistani, indiani, cingalesi, bangladesi e afghani. Alcune navi, come  la “Monica” con a bordo oltre 900 clandestini, sono partite anche dalle coste siro-libanesi. Dopo l’episodio è stato dato il via a una collaborazione operativa a Beirut che ha portato allo smantellamento di un’organizzazione di dimensioni notevoli.
Dall’Albania verso la Puglia: il fenomeno migratorio, grazie all’impegno sostenuto dal Governo italiano nell’attivazione di una collaborazione rafforzata con l’Albania, è andato a scemare passando dai 28.458 clandestini sbarcati nel 1998 ai soli 137 del 2003.
Dalla Grecia verso le coste adriatiche: negli ultimi anni è stato registrato un incremento di clandestini di etnia curda, a bordo delle navi-traghetto che collegano i porti greci di Patrasso e Igoumenitsa con quelli di Ancona, Bari, Brindisi, Trieste e Venezia.
Frontiere aeree
Anche alcuni aeroporti sono “a rischio” per il transito con documenti falsi: in Europa, a Mosca, Varsavia, Kiev, Istanbul, Tirana, Sarajevo, Belgrado, Budapest, Praga; in Africa, ad Accra, Lagos, Dakar, Nairobi, Addis Abeba, Casablanca, Cairo; in Asia a Teheran, Amman, Dubai, Abu Dhabi, Bahrein, Karachi, Islamabad, Colombo, Bangkok, New Delhi, Kuala Lumpur, Singapore, Pechino, Hong Kong; infine in America a Lima, Quito, Caracas, L’Avana, Santo Domingo, Rio de Janeiro, S. Paolo, Bogotà.

Il fenomeno degli overstayer
Da non sottovalutare l’entità dei flussi migratori provenienti dalle frontiere interne della Comunità europea, il cui controllo è più facile da evadere, e soprattutto il fenomeno degli overstayer, ossia della presenza illegale di stranieri che, entrati regolarmente in Italia, vi rimangono anche dopo la scadenza del visto o dell’autorizzazione al soggiorno. Sebbene siano le carrette del mare ad avere maggior risonanza dai mass media, solo il 10 per cento dei clandestini presenti sul territorio nazionale è costituito da quelli sbarcati sulle nostre coste. Mentre ben il 75 per cento è composto dagli overstayer, e il 15 per cento è entrato superando i valichi con documenti falsi o nascondendosi nei mezzi di trasporto.

La Terra promessa si rivela un inferno
La tratta di esseri umani è caratterizzata da diversi filoni criminali. Quello dello sfruttamento della prostituzione, monopolizzato dagli albanesi, è senz’altro il più rilevante. Quasi 50 mila sono le lucciole straniere arrivate nel Bel Paese con la promessa di una vita migliore, la maggior parte donne dell’Europa dell’est. Per quanto riguarda lo sfruttamento coattivo del lavoro, il numero maggiore di vittime è rappresentato dai cinesi, consistente è anche quello dei nord africani, cingalesi e pachistani. Le organizzazioni criminali cinesi si diramano in tutti i Paesi nei quali l’immigrato è destinato a far tappa durante il trasferimento e pretendono somme molto elevate di pagamento (fino a 20 mila euro), che, nel caso di insolvenza, sfociano nel sequestro del debitore.
Altro filone è l’accattonaggio obbligato, nel quale sono coinvolti soprattutto bambini nomadi di origine rom. Una percentuale minore coinvolge piccoli marocchini, romeni e albanesi, soprattutto nelle regioni del nord Italia. Spesso sono addirittura i genitori a vendere i figli o ad affidarli a organizzazioni criminali nel Paese d’origine che si occupano della loro collocazione all’estero. In questo campo sono “specializzate” bande criminali dei Balcani.

I risultati della nuova cooperazione
L’impegno assunto dall’Italia per contrastare il fenomeno non si limita al rafforzamento del controllo ai valichi e approdi nazionali. Spiega Pansa: “Ultimamente la strategia adottata è stata quella di cooperare con i Paesi di provenienza dei clandestini, coinvolgendoli nelle attività investigative della polizia italiana e assistendoli tecnicamente nelle operazioni di vigilanza alla loro frontiera, durante le quali sono messi a loro disposizione oltre ai nostri esperti anche i nostri mezzi, prime fra tutte le motovedette. Dove lo sforzo organizzativo ed economico della cooperazione non è sostenibile, si lavora per intensificare gli scambi almeno a livello informativo tra i servizi di intelligence dei due Paesi”.
Secondo il prefetto questo tipo di accordi bilaterali tra forze di polizia nei settori dell’immigrazione clandestina si sono mostrati i più fruttuosi: “Hanno consentito di ottenere in breve tempo risultati considerevoli. Nel corso del 2003 gli stranieri scoperti in posizione irregolare sono stati 81.775 rispetto ai 113.090 rintracciati nel 2002. E anche i respingimenti alla frontiera sono diminuiti del 33 per cento nel 2003. Una tendenza che trova comunque conferma nella netta diminuzione del fenomeno dell’immigrazione clandestina via mare. Nei primi sei mesi del 2004 è stato registrato un decremento nel numero di clandestini giunti sulle coste italiane di circa il 55 per cento in confronto allo stesso periodo del 2003. In particolar modo il distacco di ufficiali di collegamento italiani in Albania è riuscito quasi ad azzerare il numero degli sbarchi delle carrette dei mari sulla costa pugliese e della Calabria ionica”. A tutto ciò si aggiunge l’interruzione del flusso di clandestini curdi e iracheni provenienti dalla Turchia, il cui ultimo sbarco si è registrato a settembre 2002, nonché l’interruzione del flusso dei cingalesi provenienti dallo Sri Lanka via Suez, grazie a un accordo con il governo egiziano.

Dalla Libia con dolore
Rimane più difficile da arginare la situazione di emigrazione disperata, a volte di vera e propria fuga dalla siccità o dalle guerre civili, che viene dal Maghreb e dai Paesi del Corno d’Africa. Se gli sbarchi non avvengono più con la stessa frequenza, non significa che le carrette stipate fino all’inverosimile non partano per tragitti disumani e mortiferi. Il viaggio va bloccato oltre che all’arrivo, anche alla partenza. “Proprio per questo motivo è stata intensificata la collaborazione con le autorità africane – sottolinea Pansa – Le indagini hanno portato a individuare in alcune località della costa libica, come Bengasi, il punto dove confluiscono i “forzati” della tratta da tutti Paesi dell’Africa per poi imbarcarsi nel viaggio della speranza. È stata, quindi, costituita una Unità nazionale italiana a Tripoli, dal maggio 2003, con il compito di elaborare strategie di intervento congiunte con il governo libico, per disarticolare le reti criminali che gestiscono il traffico proveniente da diversi Paesi del continente africano. Del neo-costituito ufficio fanno parte funzionari della Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere e della Direzione centrale della polizia criminale. Nella stessa direzione si collocano gli accordi di cooperazione stipulati con le autorità tunisine per lo scambio rapido e diretto delle informazioni e per avviare investigazioni parallele sui sodalizi delinquenziali transnazionali. Per quanto riguarda invece l’Est europeo è stato varato un progetto di collaborazione tra l’Italia e la Romania, denominato Reflex, per l’avvio di indagini su organizzazioni malavitose specializzate al reclutamento di clandestini da destinare alla prostituzione e al lavoro nero. 

01/08/2004