Raffaele Lupoli

Luffa, che spugna

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Soffice, resistente, naturale. È la spugna da bagno ricavata dalla lavorazione di una cucurbitacea. Ancora poco conosciuta è destinata a sostituire manopole e strisce lavaschiena nelle nostre docce

Luffa, che spugna

Che le spugne marine fossero animali e non vegetali è una scoperta recente. Pochi invece sanno dell’esistenza di spugne di origine vegetale capaci di assolvere ancora meglio la loro funzione. Di certo, chi le conosce e le ha provate almeno una volta non ha alcuna intenzione di tornare indietro. Da quando il loro uso ha cominciato a diffondersi grazie a un fitto passaparola, le spugne vegetali conquistano sempre più consumatori: soprattutto quelli sensibili al rispetto dell’ambiente ed esigenti quanto a qualità e durata.

Dalla zucca all’ecospugna
Si chiama luffa la cucurbitacea dalla cui coltivazione si ricavano queste ecospugne: si tratta di una specie di enorme zucchina, una lunga e affusolata melanzana verde (arriva fino a 60-70 centimetri) il cui sistema di coltivazione somiglia molto a un vigneto. La pianta della luffa infatti è rampicante e per consentirne ogni anno la crescita in condizioni ottimali bisogna adagiarla su lunghi pali e fili messi di traverso. Con la maturazione la polpa del frutto da morbida e commestibile, diventa secca e fibrosa. Tolta la buccia e i semi, lo stroma, così si chiama la parte interna, ormai ridotto a una rete di fibre elastiche, viene tagliato in più parti e la spugna è fatta.
Originaria dell’Asia, la

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01/10/2004