Anacleto Flori
L'italia ultraleggera
In tanti aspettano il weekend per uscire dagli hangar e librarsi in cielo sulle macchine volanti. Qualche migliaio di euro, passione e rispetto delle regole
Siete stanchi dei treni in ritardo, delle code ai caselli dell’autostrada e degli aeroporti chiusi per nebbia o per sciopero? Un modo diverso per spostarsi ci sarebbe: noleggiare o acquistare un ultraleggero e volare a proprio piacimento, o quasi. Una soluzione molto più a portata di mano di quel che si potrebbe pensare, visti i prezzi non così proibitivi e la crescente diffusione di aeroclub e di campi di volo.
La pista di decollo
“Oggi gli aerei sono tutti fuori – dice Alessandro Pizzi direttore dell’associazione sportiva Volere e Volare di Nettuno (Roma) mentre con il naso all’insù indica alcuni apparecchi che si allontano sulla linea dell’orizzonte – La maggior parte dei soci che frequentano la nostra scuola preferisce “alzarsi” di sabato e di domenica, anche perché durante il weekend è possibile raggiungere i 300 metri di altezza dal suolo, rispetto ai 150 degli altri giorni. Volare in quota trasmette un’emozione particolare”.
Intanto uno degli aerei ritorna alla base: compiendo un ultimo largo giro inizia la manovra di rullaggio per poi posarsi al centro dell’ampio campo di atterraggio delimitato da una lunga fila di maniche a vento e cinesini. “È uno degli apparecchi che usiamo per la scuola guida – continua il responsabile dell’associazione – Ne abbiamo cinque in tutto compreso un idrovolante per il sorvolo degli specchi d’acqua e l’ammaraggio”.
Se gli ultraleggeri che solcano l’azzurro del cielo sembrano tanti graziosi modellini da collezione, è necessario osservarli da vicino quando sono fermi ai bordi delle piste per rendersi conto della reale struttura di questi aerei che, al decollo (benzina, strumenti e paracadute compresi), non pesano più di 300-450 chilogrammi, a seconda che siano a uno o due posti. A colpire la fantasia sono soprattutto gli aerei più spartani ed economici (ma per questo non meno affidabili), quelli che in gergo vengono chiamati