Vittorio Morelli

I rifiuti della discordia

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Produciamo sempre più immondizia e non siamo in grado di smaltirla. Cresce la protesta dei cittadini, con problemi di ordine pubblico. A vantaggio dell'ecomafia

I rifiuti della discordia

Nessuno li vuole. Ovvio, sono rifiuti. E per non averli vicino casa si incendiano cassonetti, si organizzano blocchi ferroviari, barricate per le strade, sassaiole contro le forze dell'ordine, bottiglie molotov contro la polizia, tafferugli con i carabinieri. E normali cittadini si trasformano su due piedi in rivoltosi pronti alla guerriglia, mentre pacifiche casalinghe guidano gruppi urlanti di ribelli. Quella dei rifiuti – in Campania come in altre regioni italiane – non è più solo un'emergenza ambientale, ma rischia di diventare un serio problema di ordine pubblico. Tutti protestano, dai comitati antidiscarica di Cerro Maggiore, in Lombardia, proprio alle porte di Milano, fino a Roma, dove gruppi di agricoltori contestano la discarica di Malagrotta. Poi c'è la guerra dei leghisti che non vogliono che si scarichino a Dalmine, in provincia di Bergamo, i camion con i rifiuti provenienti dalla Campania che arrivano quindi scortati dalla polizia. Per non parlare di quello che è successo ad Acerra alla fine di agosto e di nuovo in settembre, con quattro arresti, una decina di denunciati e almeno quaranta feriti tra le forze di polizia. Il tutto per impedire la costruzione di un termovalorizzatore. Insomma, in nome dell'ambiente tutti sono pronti a scendere in piazza.
Il caso più emblematico è quello di Scanzano Ionico, il piccolo comune della Basilicata scelto per “ospitare” il grande deposito nazionale di scorie nucleari. La rivolta popolare, con tanto di blocchi stradali e presidi permanenti ha determinato il congelamento dell'iniziativa e rinviato il problema della messa in sicurezza di oltre sessantamila metri cubi di scorie radioattive. E presto o tardi la questione tornerà sul tavolo del governo che dovrà indicare il nuovo sito di stoccaggio. E s ...


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01/10/2004