Più denunce? Più fiducia

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L’Italia è più sicura oggi di quanto non lo fosse dieci, o cinque anni fa. Lo dicono innanzitutto i numeri, che indicano un calo quasi generalizzato dei reati. Lo conferma, anche se sembra un paradosso, l’aumento delle denunce per i reati meno gravi, che un tempo non venivano neppure a conoscenza delle forze dell’ordine, ritenendo le vittime del tutto inutile l’apertura di una “pratica”, nell’assoluta sfiducia di avere soddisfazione per, magari, un furtarello in casa, e con l’equivalente certezza di perdere tempo in uffici spesso “non amici”. Un risultato, questo aumento di visite negli uffici di polizia, dei rapporti corretti tra uomini in divisa e cittadini del quale bisogna essere soddisfatti.
E questo oltre al sacrosanto orgoglio per le grandi operazioni contro la criminalità organizzata. L’istituzione, coraggiosa per molti versi, dell’agente (poliziotto o carabiniere che sia) di quartiere; sempre maggiore collaborazione con le polizie locali; la possibilità per alcune categorie di cittadini-vittime, di presentare la denuncia restando a casa, rende in maniera concreta la polizia più vicina.
A Ferragosto, nel presentare il tradizionale rapporto sullo “stato della sicurezza”, il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu ha insistito sul “senso di rassicurazione” che le forze di polizia trasmettono oggi ai cittadini. E questo è un vero patrimonio da salvaguardare e migliorare in questi anni difficili. Alla Polizia di Stato si chiedono molte cose, anche diverse da quelle di cui dovrebbe occuparsi. Se ne chiedono anzi sempre di più. Accettare questa realtà come un aggravio di lavoro sarebbe sbagliato. Il senso da dare a questa richiesta di interventi non specificatamente “polizieschi” deve essere di orgogliosa accettazione di una realtà che cambia e che pone la polizia a fianco degli italiani.
01/10/2004