Fulvia Caprara
Voci in prestito
Fondamentali per il successo di un film rimangono spesso nell’ombra. Sono i doppiatori di casa nostra. I migliori del mondo
Il doppiaggio di un film ha naturalmente costi diversi (quello di un episodio della trilogia del Il Signore degli Anelli, quindi di un kolossal, si aggira più o meno sui 60 mila euro), così come cambiano, ovviamente, le retribuzioni dei doppiatori in relazione al tipo di prestazione offerta. Per i cartoni animati, per esempio, la tariffa è di un euro a riga del copione; per i film la cifra sale a quasi quattro euro. Il lavoro è generalmente strutturato in turni di tre ore (per i prodotti destinati alla tv ogni turno viene pagato circa 55 euro) e i ruoli vengono affidati mediante provini a cui partecipano tre voci per volta. L’unità di misura del doppiaggio è rappresentata dagli “anelli” che, quando si tratta di film, durano tra i 30 e 40 secondi. Gli anelli compongono la colonna dei dialoghi, ovvero la materia su cui, seguendo le immagini del grande schermo, lavorano i doppiatori. Il grande boom del settore risale a circa 20 anni fa, in coincidenza con l’esplosione della tv commerciale e quindi con la messa in onda di ore e ore di telefilm, telenovele, soap-opera, tutte produzioni straniere che andavano tradotte per la platea del piccolo schermo. Riuniti in grosse compagnie, spesso fondate da loro stessi, i doppiatori sono stati più volte costretti a scendere in campo per ottenere regolamenti e accordi più consoni alla portata del loro impegno. È accaduto anche nella scorsa primavera e il lungo sciopero proclamato dalla categoria ha rischiato di bloccare l’uscita di film importanti e la messa in onda di seguitissimi appuntamenti televisivi. “Il nostro – dichiarava in quei giorni Pino Insegno, doppiatore di Brad Pitt, ma anche di Viggo Mortensen, il mitico Aragorn del pluripremiato Il Signore degli Anelli – è un lavoro sottopagato e sottovalutato. Quello che si chiede è soprattutto un rispetto maggiore per una categoria generalmente bistrattata che è invece fondamentale nel mondo del cinema”. Eppure le soddisfazioni non mancano: “Quando si è saputo che avrei dato la voce a Viggo Mortensen – racconta Insegno – i fan della saga di Tolkien hanno avuto da ridire. Misero il veto perché ritenevano che un comico televisivo non potesse essere adatto a quel ruolo. Dopo il doppiaggio del primo film hanno cambiato completamente idea e, alla fine dell’impresa, mi hanno perfino regalato un anello d’oro con le iscrizioni in linguaggio elfico”.
01/10/2004