Luca Scognamillo

Il Capo della Polizia scrive al quotidiano Il Tempo sui nuovi distintivi di qualifica

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Il Capo della Polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza è tornato a parlare dei nuovi segni distintivi. Lo ha fatto con una lettera indirizzata al quotidiano Il Tempo. Ecco quanto ha scritto “Gentile Direttore, ho letto sul suo quotidiano l'articolo a firma di Silvia Mancinelli sui nuovi distintivi di qualifica della Polizia di Stato. Spiace constatare che l'adempimento "tardivo" di un obbligo sorto nel 1981, piuttosto che un plauso, sia diventata l'occasione per fare i conti (sbagliati) in tasca all'Amministrazione. Una brevissima premessa per dovere di chiarezza nei confronti dei lettori del suo quotidiano. Nel 1981, con la legge 121, raccogliendo l'eredità del disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, che aveva un ordinamento militare, è nata la Polizia di Stato, prima forza di polizia ad ordinamento civile. A quella trasformazione avrebbe dovuto corrispondere necessariamente l'abbandono dei gradi militari con la conseguente adozione di nuovi segni di qualifica propri di un'amministrazione ad ordinamento civile. In realtà, come ahimè troppo spesso accade, quella modifica non fu realizzata ed abbiamo continuato, impropriamente, ad utilizzare le "stellette militari". Ma veniamo ai giorni nostri. La recente riforma delle carriere del comparto Difesa e Sicurezza ha introdotto nella nostra Amministrazione (e specularmente nelle altre forze di Polizia) cinque nuove qualifiche, imponendo, di conseguenza, la necessità di adottare altrettanti nuovi segni di qualifica. Questa necessaria modifica, che avrebbe comportato in ogni caso oneri di spesa, ha costituito l'occasione per adempiere, finalmente, a quanto previsto dalla Legge 121 del 1981, adottando una volta e per sempre nuovi segni di qualifica "propri" e diversi da quelli militari.  Dunque, quello che è stato fatto è eseguire una innovazione prevista 37 anni fa. Un cambiamento quindi necessario che non poteva più essere procrastinato e che ha avuto di conseguenza un costo. Ma se proprio si devono fare i conti, proviamo a spiegarli. Cinque milioni di euro, tanto è scritto che sarebbero costati i nuovi distintivi di qualifica. Una spesa una tantum che corrisponde, al netto di ciò che doveva essere necessariamente fatto, dell'IVA e dell'IRPEF, alla somma di 25 euro per ogni poliziotto. Mi chiedo, quindi, se tale somma sia sproporzionata ed ingiustificata per un atto che, lungi dall'essere formale, tocca l'intima essenza della nostra Istituzione. Un'ultima precisazione. Questa iniziativa è stata possibile anche grazie al contributo della quasi totalità delle organizzazioni sindacali che, facendosi sintesi delle istanze dei nostri poliziotti, hanno partecipato con passione ed entusiasmo al progetto. Ogni altra comparazione con gli straordinari, costi per le divise e per il materiale da ordine pubblico è solo fumo negli occhi per chi non conosce le dimensioni del nostro bilancio. Cordialmente, Franco Gabrielli Capo della Polizia.”.

18/04/2018