testo a cura dell’Ufficio storico della Polizia di Stato, illustrazione di Luigi Fiore
Leonardo Falco e Giovanni Ceravolo
Leonardo Falco nasce a Ischitella (Foggia) il 22 novembre 1922. Entra in polizia nel maggio del ’41: nel 1956 è promosso appuntato e il I gennaio 1973 vicebrigadiere. Nell’agosto del 1951 sposa la conterranea Pasqualina, che gli dà tre figlie. Giovanni Ceravolo, invece, nasce a Bovalino (Reggio Calabria) il 3 febbraio 1930 e dopo una breve esperienza come operaio, si arruola in polizia. Guardia aggiunta dal 23 marzo 1950, dopo qualche anno è promosso guardia scelta e nel marzo del 1969 diventa appuntato. L’anno prima aveva sposato Silvana, più giovane di lui di dodici anni, con la quale ha un figlio. Giovanni e Leonardo sono colleghi e amici: condividono professionalità, ufficio (il commissariato di Empoli), amicizia e la città in cui vivono. Empoli è una cittadina di provincia non ancora ferita dalla violenza eversiva che sta già colpendo le città industriali del Nord e la Capitale e che ha tra i principali obiettivi esponenti politici, magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, industriali nonché sedi di partiti e movimenti politici. Alle 20,45 del 24 gennaio 1975 anche Empoli scopre la follia terroristica: il vicebrigadiere Falco e l’appuntato Ceravolo si trovano sul pianerottolo dell’abitazione di Mario Tuti, al primo piano di una palazzina in via Boccaccio n° 25, alla periferia della città, mentre un altro collega, Arturo Rocca, è davanti l’ingresso della palazzina, accanto all’Alfa Romeo di servizio. I tre devono eseguire un mandato di cattura spiccato dalla magistratura aretina a carico di Tuti, che conoscono personalmente quale stimato geometra del comune di Empoli. Pur non nascondendo simpatie per la destra extraparlamentare e le arti marziali Tuti gode di buona reputazione. Il procuratore, invece, ha alcune informative della polizia che lo indicano come tutt’altra persona: militante del Fronte nazionale rivoluzionario, gruppo neofascista sospettato di eclatanti azioni, tra le quali la strage dell’Italicus e gli attentati sulla linea ferroviaria Firenze-Roma.
Pochi giorni prima ad Arezzo era stato individuato un covo del Fronte, con il sequestro di armi, esplosivi e documenti di rilievo, tra i quali un progetto dettagliato per piazzare una bomba alla Camera di commercio di Firenze, ma anche importantissime prove che avevano portato all’arresto di due neofascisti e indizi sul coinvolgimento di Tuti. Il procuratore, ritenendoli fondati, gravi e concordanti, aveva disposto l’arresto. Falco e Ceravolo bussano alla porta del geometra, che la apre con diffidenza; accedono nel corridoio, vicino alla porta, che rimane socchiusa. Tuti capisce che deve essere accompagnato in questura, reagisce con nervosismo, poi urla: «Non voglio venire con voi, non ho fatto niente. Andatevene». Falco tenta di calmarlo facendogli credere che si tratta di una pura formalità: «Questa sera stessa tornerà a casa, stia tranquillo». Tuti, approfittando della libertà di movimento, corre in camera da letto ed estrae da un armadio un’arma automatica e apre il fuoco. Giovanni Ceravolo e Leonardo Falco, cadono a terra crivellati di colpi. Tuti guadagna l’uscita e precipitadosi in strada, arma in pugno, apre il fuoco su Arturo Rocca, ferendolo gravemente, per poi dileguarsi con la sua autovettura. Nell’appartamento la polizia scoprirà numerose armi da fuoco e altra preziosa documentazione.
Con l’arresto di Mario Tuti in Francia il 27 luglio 1975, dopo serrate indagini dell’Ispettorato generale per l’azione contro il terrorismo, istituito l’anno prima contro il fenomeno eversivo, verrà smantellato definitivamente il Fronte nazionale rivoluzionario.
Per ricordarli
Ai due poliziotti è stata conferita la Medaglia d’oro al merito civile, il 12 maggio 2004. Inoltre a Leonardo Falco è stata dedicata una scultura commemorativa nel commissariato di Empoli (piazza Gramsci, 46) e una strada della città, mentre a Giovanni Ceravolo è intitolata una strada di Bovalino, suo comune di nascita.