Annalisa Bucchieri
Carenza di calcio
Stadi più sicuri solo dove i club calcistici hanno collaborato realmente con le forze dell’ordine
Ogni tanto le analisi per controllare il livello del calcio occorre farle. E sì, perchè se il suo valore si abbassa troppo diventiamo fragili come cristallo ed esposti a continue fratture. Insomma diventa pericoloso per la nostra salute. Parimenti succede quando il calcio del pallone si degrada da sport a pretesto di violenza dentro ma anche, e soprattutto, fuori gli stadi. Il danno sociale e umano è pesante e si fa sentire.
Ecco perchè, a undici anni dalla morte assurda e tragica dell’ispettore Raciti, in servizio allo stadio durante l’infuocato derby Catania-Palermo nel capoluogo etneo, Poliziamoderna ha voluto ripercorrere insieme all’Osservatorio nazionale delle manifestazioni sportive e al suo Centro d’informazione (il Cnims), l’impegno della Polizia di Stato per un calcio più sicuro sia per i tifosi che per gli operatori delle forze dell’ordine impiegati per l’ordine pubblico.
Molto è stato fatto: più formazione e studio dei fenomeni ultras, più organizzazione e controllo degli afflussi allo stadio (steward e servizi di polizia in autostrada e sui treni), più investimento nel dialogo con gli ultras, messa in campo di nuove strategie che vedessero co-protagoniste le società sportive di football (vedi tessera del tifoso), maggiore attività di prevenzione (le squadre tifoserie della Digos), misure straordinarie (vedi barriere).
Certo la situazione non è lontanamente paragonabile a quel 2007 che segnò per tutti l’anno zero del mondo del calcio: però i risultati positivi si sono ottenuti solo a macchia di leopardo. Perchè laddove i club calcistici hanno collaborato realmente alla gestione del rapporto con le tifoserie e si sono occupati di mettere in sicurezza e ammodernare le strutture degli impianti sportivi, la sinergia con le forze dell’ordine ha funzionato. Dati alla mano: meno incidenti, più tifosi allo stadio. Dove invece il concetto di sicurezza partecipata è stato sottoscritto solo formalmente dalle società sportive si è continuato ad utilizzare le curve come uffici en plein air di affari criminali. Fermo restando che la Polizia di Stato non ha mai abbassato la guardia nè tantomeno lo farà ora, considerando che ogni partita di calcio rappresenta per la sua concentrazione massiva un evento a rischio di attentati terroristicisti, rimane da fare ancora un lungo lavoro culturale per liberarci dalla strumentalizzazione ed esasperazione dello storico campanilismo che contraddistingue l’italiana natura. Perchè è in quel momento che il calcio si abbassa di livello e da gioco più bello del mondo diventa pretesto di vendette, violenze e traffici illegali.