Alla riscoperta del Foro Italico

Sede del secondo raduno nazionale dei Gruppi sportivi delle Fiamme oro, il complesso architettonico costruito negli anni Trenta mostra ancora il suo spirito innovativo

Risale alla fine degli Anni ’20 del Novecento l’idea di edificare a Roma un grande complesso dedicato allo sport e all’educazione della gioventù, che fosse fonte di ispirazione per “l’uomo nuovo” dell’ideale fascista.

È esattamente nel 1928 che ebbe inizio la vicenda del Foro Italico. Enrico Del Debbio, architetto carrarese, fu il progettista del primo nucleo del complesso sportivo; l’opera gli era stata commissionata dal suo conterraneo – Renato Ricci – fondatore e presidente dell’Opera nazionale balilla. 

Per la costruzione del Foro, Del Debbio scelse un’area ubicata al di là del Tevere e molto distante dalla città storica: i Prati della Farnesina. Più precisamente si tratta della zona compresa tra Ponte Milvio, il Tevere, Villa Madama e le pendici di Monte Mario, che il piano regolatore del 1909 aveva, in maniera molto generica, destinato a verde pubblico.

Negli anni il progetto originario fu ampliato e modificato più volte e vide gli interventi di altri architetti fino a quando, nel 1937, a Del Debbio si sostituì Luigi Moretti, che fornì un apporto determinante nella realizzazione del complesso.

L’ingresso al Foro è segnato dall’Obelisco in marmo di Carrara, eretto nel 1932 e dedicato al Duce, da questo percorrendo viale del Foro Italico (progettato da Luigi Moretti n

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05/07/2017