Luca Scognamillo e Mauro Valeri
Alla porta d’Europa
A Lampedusa, il 6 e il 7 giugno, si è tenuto il primo incontro del gruppo Ermes per fronteggiare immigrazione, terrorismo e criminalità organizzata nei Paesi del Mediterraneo
L’Italia finisce qui, dopo c’è solo il mare. Un mare che guarda l’Africa, continente che da Lampedusa è quasi possibile vedere nelle giornate più terse. Ed è proprio in quest’isola, divenuta per la sua posizione geografica una delle mete principali delle rotte dei migranti,che si sono riuniti i capi delle polizie dei Paesi mediterranei per parlare di immigrazione, terrorismo e criminalità organizzata. Proprio da qui si è voluti partire con la prima riunione di un gruppo di lavoro, denominato Ermes (European relationship for mediterranean security, Relazioni europee per la sicurezza mediterranea), che permettesse di mettere a fattor comune esperienze, ma anche problematiche e criticità, legate al contrasto dell’ immigrazione clandestina, del terrorismo e della criminalità organizzata. Tutto questo non avrebbe potuto trovare dimora più adatta di Lampedusa perché nessun luogo è più significativo ed evocativo della cultura mediterranea, da sempre Porta d’Europa, culla di mondi e di culture diverse che hanno trovato nel nostro continente il punto di fusione. E svolgere qui l’incontro ha comportato non poche complicazioni organizzative e logistiche connesse alla difficoltà di far giungere sull’isola i vertici e le rispettive delegazioni delle polizie europee. In particolare, il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia ha organizzato voli che hanno consentito agli oltre 50 partecipanti di raggiungere Lampedusa attraverso collegamenti aerei in partenza da Roma. Significativo anche il contributo della prefettura e della questura di Agrigento che hanno collaborato alla logistica e alla pianificazione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica. Dalle unità cinofile ai tiratori scelti, nessun aspetto è stato tralasciato per garantire la sicurezza degli ospiti internazionali durante il meeting che si è svolto in una sala allestita ad hoc all’interno dell’aeroporto dell’isola.
«Moriremo soffocati dai gruppi di lavoro internazionali », questo il provocatorio esordio con il quale il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha aperto i lavori del progetto Ermes. Può apparire come una vistosa contraddizione che proprio colui che ha così fortemente voluto questo forum di cooperazione multilaterale abbia inaugurato i lavori con una critica così aperta e chiara nei confronti della proliferazione degli organismi che animano la comunità internazionale.
La contraddizione però è solo apparente e nasce dalla constatazione che spesso gli esiti di questi tavoli di cooperazione internazionale si esauriscono in mere dichiarazioni di principio, con scarsa capacità di incidere sulla realtà. Indubbiamente complesse e diverse le cause di queste aspettative a volte tradite. Una fra tutte è che ai tavoli di lavoro spesso siedono i cosiddetti pratictioners, esperti di settore privi o con una limitata autonomia decisionale. L’efficacia delle misure adottate in questi tavoli viene, pertanto, rinviata alla successiva convalida delle autorità nei rispettivi Paesi di provenienza, dilatando così i tempi e svilendo l’effettività delle decisioni adottate in seno ai gruppi. Ma questa non è l’unica difficoltà da superare. La cooperazione internazionale vede spesso il confronto di nazioni con esperienze e problematiche eterogenee che, per far fronte alle diverse minacce cui sono stati esposti, hanno sviluppato misure di contrasto profondamente differenti tra loro. Tali diversità non hanno spesso reso possibile armonizzare le misure elaborate in seno ai forum di cooperazione internazionale con i sistemi ordinamentali dei rispettivi Stati. La caratteristica di questo gruppo vuole essere invece quella di fornire esclusivamente risposte operative condivise da parte delle nazioni che si affacciano nel Mediterraneo perché, come ha sottolineato il capo della Polizia Franco Gabrielli: «Questo è un forum che non si pone al di fuori di un contesto, noi siamo Paesi europei e viviamo e operiamo nei circuiti di law enforcement europei e internazionali. Abbiamo semplicemente l’ambizione di sottolineare una specificità, che è quella di essere Paesi affacciati su un mare che oggi rappresenta una delle principali criticità, non solo del nostro continente ma dell’intero pianeta. I nostri ragionamenti non attengono ai “piani alti” della politica, non hanno la pretesa di risolvere i problemi che molto spesso stanno alla base delle criticità che dobbiamo affrontare che affondano le loro radici su questioni che hanno caratteri e profili di natura sociale e geopolitica. Siamo, al contrario, chiamati ad essere il pronto soccorso di tali criticità. Questo forum vuole perciò essere uno strumento molto operativo». Con queste premesse è partita l’iniziativa di far sedere attorno a un tavolo i capi delle polizie di Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna per affrontare tematiche d’interesse comune. È stata sottolineata, da diversi interlocutori, la necessità di trovare spazi di condivisione più assidui tra law enforcement e agenzie di intelligence, poiché spesso il vulnus deriva non tanto dalla carenza di informazioni quanto piuttosto dalla eccessiva prolificità dei flussi informativi e dalla conseguente necessità di inquadrarne i contesti di provenienza. In questo senso si è guardato, come modello virtuoso, all’architettura realizzata in Italia con il Casa – Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo – che riunisce, con cadenza settimanale, rappresentanti apicali delle forze di polizia e dei servizi di informazione. A tal fine è stata pianificata una riunione in cui i rappresentanti degli Stati aderenti a Ermes parteciperanno a una sessione del Casa per meglio comprenderne i meccanismi di condivisione delle informazioni. Nel corso della riunione è stata anche affrontata la tematica della ridondanza delle banche dati che spesso contengono informazioni la cui efficacia potrebbe essere potenziata attraverso la interoperabilità con altri archivi informatici. In questo senso gli Stati si sono impegnati a compiere ulteriori passi per verificare la possibilità di mettere in comunicazione gli archivi e le informazioni in essi contenute. L’esito dell’incontro ha visto la decisione di trasformare Ermes in una stabile piattaforma di dialogo permanente dei vertici delle polizie dei Paesi del Mediterraneo sui temi e argomenti ritenuti di volta in volta meritevoli di attenzione e tali da richiedere un fronte comune sulle politiche e sulle linee d’intervento da adottare.
Per non dimenticare
L’immagine che forse meglio rappresenta l’evento non è quella statica relativa a un momento della conferenza ma è la stretta di mano dei capi delle forze di polizia dei Paesi del Mediterraneo sotto la Porta d’Europa (foto in apertura). Cinque metri di altezza e tre di lunghezza di ferro e ceramica rivolti verso l’Africa e dedicati a coloro che hanno cercato disperatamente un destino migliore per se e per i propri figli e che per questo hanno provato a raggiungere, invano e perdendo la vita, le coste europee. La Porta, inaugurata nel 2008, è opera dell’artista Mimmo Paladino e la particolare ceramica di cui è rivestita le permette di assorbire e riflettere luce, di giorno quella del sole e di notte quella della luna, così da essere sempre visibile anche da grandi distanze. Laici o religiosi, cristiani o musulmani, per tutti la Porta rappresenta un momento di profonda riflessione, momento che si è voluto tramandare alle generazioni future affinché non dimentichino le stragi disumane e spesso senza testimoni che hanno avuto luogo nel Mediterraneo.
DICHIARAZIONE DI INTENTI
I capi delle polizie di Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna hanno convenuto di:
- rafforzare la partecipazione alle principali iniziative in ambito europeo per monitorare il fenomeno terroristico e in particolare quello dei foreign terrorist fighters attraverso gli efficaci strumenti di Europol, valorizzando la rete dei punti di contatto per il contrasto dei Ftf e le migliori esperienze dei sistemi operativi nazionali;
- migliorare lo scambio di informazioni operative, facilitando la condivisione di notizie tra servizi di intelligence e forze di polizia in materia di terrorismo;
- incrementare la collaborazione per il contrasto al fenomeno migratorio illegale e per il rimpatrio dei migranti in posizione irregolare, in condizione di sicurezza e nel rispetto dei diritti umani, nei Paesi di origine e di transito dei flussi;
- promuovere la realizzazione di progetti e l’impiego di fondi europei finalizzati alla formazione professionale delle forze di polizia dei Paesi terzi del Mediterraneo interessati dai flussi migratori irregolari, nonché alla loro capacity building e alla fornitura di mezzi e equipaggiamenti per accrescere la loro capacità operativa;
- promuovere le iniziative europee per sviluppare la capacità dei Paesi terzi a rafforzare i controlli di polizia di frontiera;
- rafforzare la collaborazione operativa per il contrasto alle organizzazioni criminali transnazionali, con particolare riferimento ai traffici illeciti di droga, armi e migranti, nonché alla tratta di esseri umani;
- rafforzare i contatti e lo scambio di informazioni sulle problematiche comuni, nonché avviare iniziative per l’aggiornamento sulle tecniche investigative e sulle innovazioni tecnologiche in materia di cybercrime;
- monitorare congiuntamente queste azioni, attraverso l’individuazione di punti contatto per le specifiche tematiche e incontri periodici di esperti per valutare i risultati raggiunti e migliorare la collaborazione reciproca.
Cipro
Cipro, che condivide con gli altri Paesi europei dell’area mediterranea le problematiche in materia di immigrazione irregolare, ha aderito all’Unione europea il 1° maggio 2004 ma non è parte dello Spazio Schengen. È membro dell’Interpol dal 1962. La collaborazione con le autorità cipriote si avvale prevalentemente dei canali Interpol, S.I.RE.N.E. ed Europol e passa anche attraverso l’adesione del Paese alle iniziative e attività allestite dall’Agenzia europea per le frontiere esterne (Frontex) come l’European patrols network, rete europea di pattugliamento costiero.
Croazia
La posizione centrale della Croazia all’interno della cosiddetta “rotta balcanica”, unita alla vastità delle sue coste sul mare Adriatico, ne determina una forte importanza strategica per tutto ciò che riguarda i traffici illeciti diretti verso i Paesi dell’Ue. Dal luglio 2011 è attivo l’Ufficio di collegamento italiano a Zagabria. Il 1° luglio 2013 è entrato in vigore il trattato di adesione della Croazia all’Unione europea. Nel 2018 è prevista l’adesione della Croazia allo Spazio Schengen.
Francia
La cooperazione con l’Italia trova le sue basi giuridiche in molteplici atti internazionali, tra cui l’accordo bilaterale in materia di operazioni congiunte di polizia firmato nel 2012, è rafforzata dalla presenza di Ufficiali di collegamento a Roma e a Parigi e si sviluppa anche attraverso la partecipazione all’operazione di pattugliamento congiunto marittimo realizzata in Italia sotto l’egida di Frontex, denominata Triton. Entrambi i Paesi prendono parte ai voli di rimpatrio congiunti, anch’essi organizzati sotto l’egida di Frontex. La collaborazione con gli organi di polizia francesi si avvale anche del contributo dell’ufficiale di collegamento dell’ Unité de coordination de la lutte antiterroriste presso la Direzione centrale della polizia di prevenzione, e ha consentito di raggiungere risultati operativi di notevole rilievo nel contrasto al terrorismo internazionale, in special modo di quello jihadista/qaedista. Al fine di migliorare ulteriormente la cooperazione, il 14 febbraio 2017, a Parigi, è stata firmata dai due capi della Polizia una dichiarazione comune per lo scambio di informazioni ed il coordinamento fra le rispettive reti di ufficiali di collegamento.
Grecia
Italia e Grecia condividono da tempo, anche in virtù della peculiare collocazione geografica, le problematiche concernenti la gestione di intensi flussi migratori, provenienti, per lo più via mare, da aree gravemente destabilizzate. Con l’attuazione pratica dell’accordo politico tra Ue e Turchia del 18 marzo 2016 si è posto un tuttora valido argine al fenomeno migratorio che aveva impegnato massicciamente la “rotta balcanica”, dopo il transito nel Paese ellenico. A partire dal settembre 2015 la Grecia, al pari dell’Italia, beneficia della possibilità di ricollocare parte dei richiedenti asilo di nazionalità siriana, eritrea e irachena negli altri Stati dell’Ue (cosiddetta “relocation”). Le frontiere della Grecia rivestono un’importanza strategica ai fini del contrasto dei flussi di immigrazione irregolare diretti nell’Unione europea.
Malta
Italia e Malta sono accomunate dalla problematica dei flussi migratori irregolari che dai Paesi nordafricani giungono per via marittima sulle rispettive coste nel tentativo di raggiungere l’Europa, essendo entrambe collocate lungo la medesima “rotta” del Mediterraneo centrale. Le autorità di polizia maltesi collaborano allo scambio informativo con il nostro Paese mediante gli ordinari canali di cooperazione (Interpol, Europol e S.I.R.E.N.E) e attraverso l’Esperto per la sicurezza italiano. A partire dal 2014 si è registrato un netto calo degli sbarchi a Malta adducibile, in prevalenza, allo svolgimento di operazioni marittime nel Mediterraneo centrale i cui assetti navali, italiani e non, intervenendo in soccorso dei migranti subito dopo la loro partenza dalle coste libiche ne impediscono, di fatto, il possibile arrivo su quelle maltesi.
Portogallo
Lo scambio informativo con le autorità portoghesi finalizzato al contrasto del terrorismo internazionale di matrice religiosa si sviluppa sul piano informativo principalmente attraverso il Police working group on terrorism. La collaborazione italo-portoghese sui temi di sicurezza, immigrazione e frontiere trova sviluppo nella più ampia cornice dell’Unione europea. Nell’ambito della cooperazione operativa coordinata da Frontex, il Portogallo negli ultimi 3 anni ha partecipato alle operazioni congiunte nel Mediterraneo centrale, ospitate dall’Italia, ponendo a disposizione assetti ed esperti.
Slovenia
La Slovenia costituisce essenzialmente un Paese di transito per i migranti irregolari provenienti dai Balcani, dall’Europa dell’Est e dall’Asia, per i quali l’Italia ha rappresentato spesso la destinazione finale, prima della emergenza di questi ultimi anni che ha comportato spostamenti di masse di profughi dalle aree del conflitto siro-iracheno, determinate a raggiungere la Germania e gli altri Stati del nord Europa. Da febbraio 2016, la chiusura delle frontiere da parte di molti Paesi balcanici, ma soprattutto l’entrata in vigore dell’accordo politico Ue-Turchia del marzo seguente, hanno di fatto “chiuso” la rotta balcanica, riportando i flussi in transito a livelli minimi. Sul piano operativo la cooperazione tra gli uffici investigativi riguarda principalmente le attività di contrasto ai traffici di droga, di armi e di auto rubate.
Spagna
Italia e Spagna condividono, in ambito bilaterale e comunitario, la problematica della gestione di flussi di migranti irregolari provenienti dalle coste africane principalmente via mare, in quanto entrambi Paesi di primo ingresso in Europa. La collaborazione si attua con la reciproca partecipazione alle attività gestite da Frontex, sia nell’ambito dell’operazione di pattugliamento marittimo “Triton 2017” che nel settore aereo, prendendo parte a numerosi voli congiunti di rimpatrio. Nell’ambito delle iniziative volte a prevenire la criminalità, a partire dall’agosto 2014, sono stati avviati servizi misti di pattugliamento congiunto che vedono operatori di polizia di uno dei due Paesi affiancare personale dell’altro nelle rispettive località turistiche, al fine di assistere i propri concittadini in vacanza e agevolare i rapporti con le autorità di polizia locali. Nella lotta al terrorismo i rapporti di collaborazione con le autorità di polizia spagnole si attuano sul piano bilaterale e multilaterale, nei fora internazionali ai quali i due Paesi partecipano: il G6, il Gruppo terrorismo dell’Unione europea , il Police working group on terrorism.