A 50 anni dall’alluvione di Firenze, Poliziamoderna vuole celebrare i poliziotti che salvarono decine di vite. Un’attività che valse la Medaglia d’oro al valor civile
4novembre 1966, una data che resterà per sempre impressa nella memoria del nostro Paese. Una catastrofe non annunciata che colse di sorpresa una città che, fino ad allora, era sembrata immune a catastrofi naturali del genere. Già la pioggia aveva cominciato a cadere da una settimana, ma nessuno aveva immaginato quel che di lì a poco sarebbe accaduto: la zona che destava maggiori preoccupazioni era quella del Nordest, dove ci si stava già preparando al peggio. Ma a Firenze no. E fu così che in quella maledetta notte l’Arno decise di rompere gli argini, sommergendo in un mare di fango gran parte della città e portando con sé più di 30 vite. Subito si mossero i soccorsi, con le forze dell’ordine in prima linea a prestare soccorso alla popolazione, insieme ad una moltitudine di ragazzi, che si riversarono a Firenze da ogni parte del mondo, per cercare di salvare le opere d’arte che, ancora oggi, costellano la città toscana: loro erano gli “angeli del fango”.
Medaglia d’Oro al Valor Civile
Temprato da un secolare retaggio di valori, il Corpo delle Guardie di P.S. impegnava ogni sua energia per fronteggiare le funeste conseguenze di una eccezionale e vasta ondata di alluvioni, sempre presente con uomini e mezzi ovunque l’ardita opera di soccorso potesse restituire tranquillità e fiducia alle popolazioni colpite. Con il loro spirito di sacrificio e di abnegazione, spinto spesso fino all’eroismo, con l’immediatezza e l’efficacia degli interventi volti a salvare vite umane e sbloccare centri isolati ed a recuperare ingenti beni, gli appartenenti al Corpo suscitavano profonda ammirazione guadagnandosi ancora una volta, per la serena alta coscienza del dovere, la gratitudine unanime della Nazione. (Autunno 1966)
Roma, 20 dicembre 1967
NOI C’ERAVAMO
Francesco Leonardi
Pioveva ininterrottamente da giorni, uscii giovedì 3 alle 13 dalla caserma, diretto sulla Empolese ad un posto di blocco per le ricerche del terrorista altoatesino Klotz. Dovevano smontare alle 19 del 3 ma solo alle 00,30 del 4 ci rimettemmo in marcia verso Firenze. Tutto il tempo in uniforme, inzuppati e infangati; soccorremmo una famiglia rimasta bloccata in un casolare e poi ci dirigemmo al casello di Signa per bloccare il traffico, mentre l’acqua saliva sempre di più.
Pietro Deidda
Quella notte ero in questura e l’indomani sarei stato in servizio in piazza Unità d’Italia per la cerimonia del 4 novembre. Invece arrivò l’allarme e fui inviato a soccorrere le popolazioni del Galluzzo e di Badia a Settimo. Sugli zatteroni che avevamo in dotazione accoglievamo le famiglie che chiedevano aiuto; in molti erano dovuti salire nei piani alti, alcuni fin sul tetto delle case. Caos, bestie vaganti o affogate: la corrente trasportava di tutto.
Augusta Bertaccini Sere
Ero in casa e, vista la giornata festiva, contavo di riposarmi. Invece arrivò l’acqua. Riuscii con molte difficoltà ad arrivare in questura; lì trovai il cortile pieno di gente: chi chiedeva notizie, chi aiuto. Come se non bastasse, le comunicazioni radio saltarono. Ci ritrovammo in quel marasma con tre colleghe e, oltre a farci carico dei problemi di chi era rimasto senza un tetto, autonomamente decidemmo di girare la città per consegnare viveri, medicinali e coperte.
Silvano Fabbri
Quei mesi non li dimenticherò mai. Un viavai continuo al posto Polfer di centinaia di giovani italiani e stranieri, che continuarono ad arrivare fino a Natale e che bisognava instradare al loro arrivo in stazione: erano gli “angeli del fango”, che furono autorizzati a dormire in vagoni lasciati in sosta sui binari. Ricordo l’andirivieni degli autocarri carichi di migliaia di libri destinati ad essere asciugati con il calore della centrale termica in stazione. Ne vado fiero.