Cristina Di Lucente
Cooperazione in viaggio
Il Compartimento Friuli-Venezia Giulia è attivo a 360° nella collaborazione con le polizie dei Paesi confinanti
Le terre di confine sono spesso capaci di dialogare e interagire a livello internazionale proprio perché rappresentano dei punti di passaggio, spesso obbligati. Non fa eccezione il territorio del Friuli-Venezia Giulia, in particolare di Trieste, una delle mete del reportage di Poliziamoderna, che ci ha permesso di approfondire l’attività del Compartimento Polfer di questa Regione. I binari sono stati il filo conduttore di un viaggio itinerante tra la stazione di Trieste centrale, il valico ferroviario di Villa Opicina (TS) e il posto Polfer di Tarvisio (UD): proprio seguendo questo percorso si può comprendere il considerevole lavoro dei poliziotti della Ferroviaria che spesso trattano i casi dei migranti che seguono la rotta balcanica, salvandone molti dalle tramogge e contribuendo al rintraccio dei tanti che giungono in territorio italiano attraversando i boschi e avanzando lungo la linea ferrata. Sempre su questo confine abbiamo assistito alla sinergia tra le varie specialità della Polizia di Stato, tra differenti forze dell’ordine e tra polizie di Paesi diversi: Italia, Slovenia e Austria, come nel Centro di cooperazione di Thörl Maglern, in un “mondo a parte” per efficienza e collaborazione che tutti i poliziotti vivono nella quotidianità e che, tuttavia, non è affatto scontato.
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Dinamismo di frontiera
A guidare il Compartimento Polfer Friuli-Venezia Giulia, da settembre 2023, è il dirigente superiore Graziella Colasanto. La sua giornata inizia con un briefing quotidiano per pianificare un’attività intensa: al Compartimento spetta infatti il coordinamento di tutti gli uffici del territorio (sezioni, posti Polfer, reparti operativi e della squadra di pg compartimentale), per dare gli obiettivi strategici su come orientare quotidianamente i servizi, le scorte e le vigilanze, in accordo con le linee guida di carattere generale impartite a livello centrale dal Servizio polizia ferroviaria. Il Compartimento si confronta poi in maniera assidua con i rappresentanti del gruppo FS, con cui c’è un rapporto di costante collaborazione: «Oltre al comitato ristretto territoriale con FS security, periodicamente si tengono riunioni con i referenti di Ferrovie per le “best practice” da applicare – spiega la dirigente – nelle quali ci confrontiamo per rilevare eventuali criticità o verificare determinate situazioni operative». Alcune stazioni possono richiedere, ad esempio, maggiori controlli o l’eventuale installazione di telecamere.
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“L’ombelico” del Friuli-vg
Il Coc (Centro operativo compartimentale) affaccia direttamente su Trieste Centrale e sebbene la bellezza e l’ordine della struttura neo-rinascimentale della stazione ferroviaria possa suggerire l’idea di un’oasi di tranquillità, gli operatori ci spiegano come invece rappresenti un punto nevralgico per coordinare gli interventi che, in realtà, non mancano mai.
È il responsabile del Coc, Antonio Coslovich, a chiarire come il Centro gestisca le attivazioni della Polfer di tutta la regione: Tarvisio, Pordenone, Cervignano, Monfalcone, Gorizia, Udine e Trieste. «Tutte le richieste provenienti dal personale viaggiante delle ferrovie passano dalla cosiddetta “piattaforma 1600” che funziona un pò come il 112 di una questura: gli interventi vengono gestiti da qui e in caso di mancata disponibilità di pattuglie sul territorio, viene richiesto l’ausilio delle altre forze di polizia». Gli operatori Polfer dispongono di un palmare attraverso il quale interrogare la banca dati interforze Sdi e creare una “scheda di intervento” che diventa poi patrimonio condiviso della polizia ferroviaria nazionale. «Ciascun “evento” – prosegue Coslovich – viene incasellato come appartenente a una specifica tipologia: può trattarsi di un “inconveniente di esercizio”, come il ritardo di un treno sulla linea, o ad esempio di un’autovettura che “tallona” un passaggio a livello: l’