Annalisa Bucchieri
Sotto lo stesso Cielo
Ci sono immagini che rimangono nella storia, come quella che abbiamo scelto per la copertina. Le esequie di Papa Francesco a San Pietro hanno richiamato oltre 160 delegazioni con presidenti, capi di governo, monarchi, ministri, da tutte le parti del mondo; più di un centinaio di rappresentanti ecumenici, dal Patriarcato di Costantinopoli e di Mosca al consiglio Metodista e alla Chiesa Valdese; oltre una decina di rappresentanti di altre religioni, dal buddhismo al giansenismo. I potenti provenienti da ogni angolo della Terra, inginocchiati e riuniti sotto lo stesso Cielo. Un mosaico di colori intorno alla bara di Francesco. E poi migliaia di pellegrini, fedeli e non, in flusso commosso e partecipe che continua a invadere Roma per l’omaggio alla tomba del Papa a Santa Maria Maggiore e in attesa dell’inizio del conclave.
I funerali sono stati un evento epocale, con una mobilitazione imponente in un momento storico così travagliato da orrendi conflitti e tensioni geopolitiche. Inutile negare che siano stati giorni molto delicati anche dal punto di vista del rischio attentati. E non è facile garantire la sicurezza in un contesto globale così frammentato. Eppure, la Polizia insieme alle forze dell’ordine, alla protezione civile, ai militari, ha lavorato con intelligenza, discrezione e prontezza. Dalla Digos agli artificieri, dal personale dell’Uopi ai nuclei cinofili, fino ai poliziotti in borghese che hanno vegliato invisibili. L’Italia è abituata a eventi di questa portata – tra G20, Giubilei, grandi manifestazioni sportive – ma ogni volta è come se fosse la prima perché cambia lo scenario storico.
In quei giorni così intensi, la Polizia di Stato ha dimostrato non solo efficienza, ma umanità. Ho visto agenti stringere mani, dare indicazioni, aiutare anziani, consolare. Non si sono limitati a garantire la sicurezza: hanno incarnato uno spirito di servizio commovente. Ogni volta che hanno incrociato lo sguardo di un pellegrino, hanno rappresentato lo Stato italiano non come un’entità distante, ma come presenza viva, concreta. In fondo il lavoro di donne e uomini in divisa è costruire un ponte non un muro. E in questi giorni lo hanno dimostrato in modo esemplare. Lo abbiamo raccontato attraverso le parole del questore di Roma con uno speciale scritto a poche ore dal 26 aprile, con efficacia giornalistica ma anche con cuore. Le due cose, permettetecelo almeno questa volta, non vanno disgiunte.