Mauro Valeri
Collaborazione senza frontiere
L’attività del Servizio cooperazione internazionale di polizia per garantire la sicurezza in occasione del Giubileo anche dopo la scomparsa di Papa Francesco
Francesco, uno dei Papi più amati di tutti i tempi, ci ha lasciato. L’anno giubilare però deve andare e sta andando avanti anche nell’interregno del conclave. Secondo le previsioni della Santa Sede, saranno 35 milioni i pellegrini che si recheranno nella Città eterna entro la fine dell’anno. A questo enorme numero, composto in gran parte dai partecipanti a tour organizzati, andranno aggiunti quelli che decideranno autonomamente di recarsi a Roma. Un flusso impressionante di persone provenienti da tutto il mondo a cui garantire non solo un’adeguata accoglienza ma anche, e soprattutto, un elevato livello di sicurezza. Gli occhi del mondo sono puntati su Roma in questo anno giubilare e la risposta delle nostre forze di polizia non può che essere coordinata e condivisa. E poiché la sicurezza è determinata anche dalla costante interazione coi Paesi da cui i visitatori provengono, risulta centrale l’attività del Servizio cooperazione internazionale di polizia (Scip), a composizione interforze: «Il Servizio – evidenzia il generale di brigata della GdF Giampiero Ianni, a capo dell’Ufficio – offre tutto il proprio contributo, la massima disponibilità per realizzare, d’intesa con la questura di Roma, una cornice di sicurezza rafforzata in occasione di eventi di grande affluenza di turisti, in questo caso di pellegrini provenienti da tutto il mondo. In particolare, il supporto dello Scip può essere garantito attraverso l’attività, svolta h24, della Sala operativa internazionale e con la pianificazione di pattugliamenti congiunti con operatori delle polizie straniere, in particolare coi collaterali di quei Paesi da cui il flusso di pellegrini è particolarmente consistente. Questi pattugliamenti rientrano nel quadro delle iniziative bilaterali di cooperazione codificate all’interno di accordi tra l’Italia e i Paesi che forniscono questo tipo di supporto, e da anni se ne sperimenta l’efficacia. È stata condivisa con la questura di Roma, sin dalla fase preparatoria della sicurezza dell’evento, l’opportunità di chiedere rinforzi alle polizie dei Paesi dai quali era atteso il maggiore afflusso di pellegrini: Francia, Spagna, Portogallo, Austria, Albania e Polonia. Il compito degli operatori di polizia esteri non sarà quello di intervenire e svolgere attività di polizia, ma di assistere l’autorità italiana nel garantire la sicurezza delle diverse aree urbane di intervento. Avranno quindi compiti di informazione, supporto e assistenza seguendo le indicazioni delle autorità di polizia italiane che provvederanno anche a istruirli sulla normativa nazionale e sulle condizioni specifiche del servizio da espletare, secondo esigenze operative e il contesto».
Operatori di polizia esteri come quelli francesi e austriaci che, con i loro colleghi italiani, hanno “pattugliato” le strade della Capitale in occasione del Giubileo delle forze armate, di polizia e di sicurezza che si è tenuto dall’8 al 9 febbraio e che ha visto la partecipazione di oltre 30mila persone, tra cui le delegazioni di circa 100 Paesi. E in questa occasione, il capo della Polizia, Vittorio Pisani, nel suo intervento ha ricordato l’importante compito a cui poliziotti e militari sono chiamati durante il Giubileo: vegliare sulla folla di fedeli che, da ogni angolo del mondo, stanno venendo a Roma a professare la propria fede.
Compito importante, evidenziato anche dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, che nel suo intervento in occasione del 173^ Anniversario della fondazione della Polizia di Stato ha voluto, tra l’altro, ringraziare i suoi appartenenti per l’impegno profuso in questo anno giubilare per garantire la sicurezza, missione in favore del bene comune.
Un’attività fondamentale nel coordinamento internazionale di polizia è quella svolta dalla Sala operativa internazionale che, operativa h/24, sette giorni su sette, rappresenta il cuore dello Scip poiché qui convergono i diversi canali di informazione: l’Interpol, l’Europol, il S.I.Re.N.E e la rete degli ufficiali di collegamento. Canali diversi ma che tra loro “combinati” permettono di innalzare il livello di sicurezza offerto ai cittadini. Basti pensare che l’Interpol fa confluire le informazioni provenienti da ben 196 Paesi (tanti sono gli Stati aderenti a questa organizzazione), l’Europol, agenzia anticrimine dell’Unione europea, cura in modo particolare l’analisi di fenomeni criminali, sia in chiave preventiva che di risposta investigativa, e infine il Sistema di informazione Schengen (Sis II), alimentato dai Paesi firmatari dell’accordo di Schengen, dove vigono tra gli Stati forme di collaborazione rafforzata, costituito da una sezione nazionale presso ciascun Paese (N-Sis) composta da una struttura tecnica incaricata della gestione della base informativa e da un ufficio S.I.Re.N.E. (Supplementary information request at national entry) con il compito di mettere in collegamento le autorità giudiziarie e di polizia di un Paese con i loro colleghi stranieri e di fornire informazioni supplementari a quelle sintetiche contenute nel Sis II.
Utilizzare questi canali vuol dire essere interconnessi con tutto il globo e poter consultare una mole infinita di dati, archivi e informazioni di polizia che vanno dalle persone da ricercare alle opere d’arte da recuperare fino ad arrivare alla banca dati delle impronte digitali.
La Sala operativa internazionale (Soi), che è interconnessa con le sale operative delle altre forze di polizia e di altri enti di interesse (Unità di crisi del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Protezione civile, Vigili del Fuoco) non solo garantisce un contatto costante con gli organismi internazionali operanti nell’ambito della cooperazione di polizia, ma costituisce anche un punto di riferimento per la rete degli esperti per la sicurezza dislocati nel mondo e per gli operatori di polizia che possono chiederne il supporto nel caso di controlli sul territorio nazionale a persone che risultino destinatarie di provvedimenti e richieste di varia natura di Autorità estere. Attività che è cresciuta esponenzialmente nel periodo dell’evento: «Il Giubileo – sottolinea il tenente colonnello dei CC Gianmarco Cavallo, direttore della Soi – ha generato un notevole incremento del numero di turisti venuti in visita nel nostro Paese e, di conseguenza, un aumento esponenziale e proporzionale dei riscontri, degli hit positivi rinvenuti sul territorio dalle forze di polizia e che quindi richiedono un’esecuzione dei relativi provvedimenti e un’interlocuzione con i Paesi terzi che li hanno inseriti. Per la maggior parte si tratta di provvedimenti in ambito europeo, ma non solo, perché vengono anche da Paesi fuori dall’area Schengen riscontrabili sulle banche dati di Interpol e che riguardano quindi cittadini di ogni provenienza geografica».
Hit positivi dicevamo, ovvero persone che risultano con provvedimenti a proprio carico; ed è con queste che, grazie al numero di turisti in Italia, aumentato in questo periodo in modo esponenziale, gli operatori delle forze dell’ordine potrebbero imbattersi con maggior frequenza. La Sala operativa è di supporto all’attività dell’operatore sul territorio, anche se quest’ultimo ha accesso alle stesse banche dati; ciò che rende necessario il suo intervento è che gli addetti alla Sala dispongono di informazioni complete e non di sintesi. La Soi può essere contattata o direttamente o tramite le sale operative di riferimento, non solo per conoscere dettagliatamente le informazioni che sono contenute nelle banche dati internazionali ma anche, come spesso avviene quando si controllano persone destinatarie di provvedimenti di natura restrittiva emessi in ambito internazionale, per avere delucidazioni sulla procedura da adottare, che può variare a seconda che si tratti, ad esempio, dell’esecuzione di un mandato di arresto europeo o di una red notice (avviso diffuso dall’Interpol, su richiesta di una forza di polizia nazionale, affinché venga individuata e arrestata provvisoriamente una persona ricercata da un determinato Paese per metterla a disposizione dell’autorità giudiziaria, in attesa di una richiesta di estradizione).
«Ci sono poi i cosiddetti welfare check – evidenzia Gianmarco Cavallo – allarmi che vengono lanciati in caso di pericolo. Può essere il flash inviato dal Paese che ha intercettato una comunicazione su una chat di qualunque natura, contenente un’intenzione minatoria o suicidiaria, così come può trattarsi di una telefonata che viene ricevuta dalla stessa polizia estera riguardante un pericolo di vita imminente di un proprio cittadino. Noi veniamo contattati e attiviamo le forze di polizia nazionali affinché possano rintracciare il cittadino che si trovi in pericolo o che possa rappresentare una minaccia. Mediamente, considerando un periodo di 5 settimane, riceviamo circa 14mila documenti/richieste di informazioni di polizia e 130 attivazioni urgenti provenienti da forze di polizia nazionali ed estere in relazione all’esecuzione di mandati di arresto europei o red notice, alla trattazione di hit positivi sulle banche dati di polizia nazionali e internazionali nonché ai welfare check».
La direttiva Ue 2016/681, recepita nell’ordinamento nazionale dal dlgs n. 53 del 21 maggio 2018, ha previsto che le autorità nazionali raccogliessero e trattassero i dati Pnr (Passenger name record – Dati del codice di prenotazione) costituiti da un insieme di informazioni relative alla prenotazione di un volo da parte di uno o più passeggeri, con finalità di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi. L’Italia, come ogni altro Paese membro dell’Ue, ha quindi istituito, come previsto dalla direttiva, un’Unità di informazione sui passeggeri (Uip) con compiti di raccolta e analisi dei dati Pnr nonché di condivisione di questi ultimi e dei risultati delle analisi con gli altri Stati membri e con alcuni Paesi terzi autorizzati con specifica decisione dell’ Ue ( cd. Decisione di adeguatezza).
I dati trattati riguardano tutti i passeggeri in viaggio da, per e in transito attraverso l’Italia. L’Unità, dotata di personale interforze, è stata istituita all’interno della Direzione centrale della polizia criminale. A spiegarne compiti e funzioni è il primo dirigente della Polizia di Stato, Federico Sciaudone, direttore della II divisione dello Scip e della Uip: «L’Unità di informazione passeggeri è un ufficio che ha accesso ai dati della prenotazione aerea, i cosiddetti Pnr, che sono sostanzialmente quelli che ciascuno di noi fornisce quando acquista un biglietto aereo; dati che le compagnie aeree oggi devono inviare allo Stato nel quale e per il quale operano il volo aereo. L’Unità è la sola che su tutto il territorio nazionale può accedere ai dati, formulare interrogazioni, ricerche e comparazioni su richiesta delle forze di polizia. Il “sistema” delle Uip si sta “allargando” in altri Paesi e, ad oggi, possiamo scambiare i dati non solo tra le 27 costituite negli Stati membri dell’Ue, ma anche con Stati Uniti, Canada, Australia e Regno Unito».
Terrorismo e reati gravi, questi i crimini per i quali le forze territoriali chiedono all’Unità di avere accesso ai dati. A indicare quali reati siano da considerarsi “gravi” è l’allegato II della direttiva Ue 2016/681, specificando che sono quelli in esso elencati, punibili con una pena detentiva o una misura di sicurezza privativa della libertà personale non inferiore a tre anni conformemente al diritto nazionale di uno Stato membro. L’Unità verifica se sussistano i requisiti giuridici per poter avere accesso e, in caso positivo, effettua le ricerche nel database. Le informazioni, qualora rinvenute, vengono poi trasmesse all’ufficio richiedente. Il pacchetto informativo ricavato consiste in una serie di dati, tra cui, ad esempio, l’indirizzo email, il numero di telefono e quello della carta di credito di chi ha effettuato la prenotazione di un determinato biglietto aereo. Può capitare che un’unica persona effettui prenotazioni per biglietti aerei di altri soggetti con cui viaggia insieme, o che la sua email sia stata usata in altre occasioni simili. Ciò può fornire importanti elementi di collegamento tra soggetti che, in diverse indagini di rilievo, si sono rivelati particolarmente utili. I dati sono conservati e trattati con la massima attenzione: «Queste informazioni – prosegue Federico Sciaudone – godono di una tutela rafforzata da parte della normativa europea. In primo luogo, infatti, dopo sei mesi dalla loro acquisizione vengono “oscurate” e possono essere riportate in chiaro solamente con un decreto ad hoc firmato del direttore centrale della polizia criminale. In secondo luogo, è stata istituita, presso la stessa direzione centrale, nell’Ufficio sicurezza dati, la figura del Data protection officer, che garantisce che l’accesso sia operato rispettando quanto previsto dalla normativa europea. Inoltre, dopo 5 anni dalla loro ricezione, i Pnr sono cancellati in via definitiva. Va ricordato, infine, che nel contesto del trattamento dei dati Pnr, non possono essere raccolti dati né trattate informazioni sensibili quali quelle relative allo stato di salute dei passeggeri, all’origine razziale o etnica, alle opinioni politiche, religiose, all’appartenenza sindacale o al loro orientamento sessuale».