Valerio Baroncini*

La ricca e dotta Bologna

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Città di grande attrazione, in cui l’azione della Polizia di Stato è sempre attenta alle sue esigenze e a garantire la sicurezza delle diverse attività

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eduta in mezzo a quella che Giovannino Guareschi descriveva come «una fettaccia di terra che sta tra il Po e l’Appennino», Bologna vive da sempre di dialogo e di diritti. Ed è su queste basi, cresciute gargantuescamente in una città con una storia di studi millenari e di battaglie (non solo militari), che si è formato un carattere combattivo, coraggioso, inclusivo e deciso a non piegarsi ai voleri altrui.

Un carattere che ha saputo fortificarsi anche nelle pagine più nere della storia, in particolare dal Dopoguerra a oggi: sul territorio è avvenuto l’eccidio nazifascista con il maggior numero di vittime in Europa, fra le querce di Monte Sole a Marzabotto; e l’attentato nero del Due Agosto, con la bomba alla stazione seguita al mistero – ancora senza colpevoli – di Ustica, con il volo Itavia finito nei mari dell’orrore. Qui, sotto le Due Torri, è stato ucciso sotto casa dalle Nuove Brigate Rosse il giuslavorista Marco Biagi, nel giorno della festa del papà, mentre i figli lo aspettavano insieme con la mamma fra i muri del ghetto. Ma Bologna è stata anche la città in cui le forze dell’ordine sono state sì sfregiate dalla Banda della “Uno Bianca”, ma sono riuscite a reagire ricostruendo un rapporto di onestà, fiducia e prossimità in cui la polizia gioca un ruolo pivotale.

Qui, al centro della «fettaccia» di Guareschi e dunque al centro d’Italia, nell’epicentro culturale del boom economico e della rivoluzione dei costumi, è stato naturale accogliere e far crescere il confronto, maturato negli anni anche con il dissenso. E se pure il ’68 e il ’77 hanno lasciato ferite che il tempo non può cancellare – le autoriduzioni, i carriarmati, la morte di Francesco Lorusso, le migliaia di agenti feriti nel corso degli anni – c’è in tutte le parti sociali una matura serenità costruita proprio con la dialettica, la parola, l’ascolto. Il dialogo e i diritti di cui sopra. Ed è proprio di dialogo e diritti che si nutre il lavoro della polizia, in una città-mondo con un paese (quello universitario) contenuto nel centro storico. Dinamica che altrove avrebbe causato il tracollo e invece qui, lungo la via Emilia, è diventata motore. Culturale, economico, civile e sociale. Con un occhio attento, quello della polizia, alla prevenzione.

«La questura, con la Digos e il commissariato cittadino competente, svolge un’attività importantissima sul fronte della prevenzione». Un lavoro quotidiano fondamentale evidenziato dal questore Antonio Sbordone. «Il mondo studentesco, non solo quello universitario, si propone come un propulsore del dibattito sociale e politico, su temi

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06/05/2025