Vittorio Pisani*
Preparati alle nuove sfide
Come ogni anno, in occasione del nostro anniversario, proviamo a raccontare con parole, immagini e testimonianze quello che abbiamo fatto e quale possa essere l’idea di futuro per la Polizia di Stato.
Nel corso degli ultimi tempi, il tema che più degli altri ha assunto una posizione centrale nel dibattito pubblico è il rapporto tra l’uomo e la tecnologia digitale.
Tutti noi, oramai, abbiamo la consapevolezza che una rivoluzione stia investendo il vivere quotidiano. Ci chiediamo con preoccupazione se saremo in grado di gestire questa rivoluzione ovvero se ne saremo semplicemente travolti.
I tradizionali strumenti di conoscenza, lavoro, ricerca e apprendimento sono, o rischiano di essere, dominati dalla macchina.
Così, ci chiediamo se anche l’uomo, nella sua essenza originaria, rischi di esserlo a fronte di un’intelligenza artificiale che corre sul piano evolutivo quanto, forse, non avremmo mai, fino a poco tempo fa, immaginato.
Diversi fenomeni criminali stanno assumendo una connotazione digitale maggiormente pervasiva e più pericolosa. E ciò ha riflessi inevitabili sulle capacità di essere al servizio del cittadino.
Con umiltà, dunque, dobbiamo chiederci se il nostro sistema di reclutamento, di addestramento e, poi, di specializzazione sia perfettamente adeguato, nell’immediato futuro, a questa nuova e sempre più diffusa tipologia di minaccia. Siamo stati formati ad affrontare condotte delittuose, fisiche e materiali, ma di fronte a queste azioni ibride non possiamo certo apparire impreparati, anzitutto non possiamo esserlo.
Se sino a ieri era la nostra identità fisica e morale ad essere esposta al rischio di essere offesa, aggredita, violentata o danneggiata, oggi, purtroppo, è la nostra identità digitale a poter essere trafugata, sostituita ed illecitamente utilizzata. E ciò non può non generare un elevato senso di insicurezza.
Le azioni aggressive ibride ci fanno sentire smarriti in un nuovo mondo digitale dove i tradizionali e conosciuti strumenti di tutela risultano non più adeguati, se non completamente superati.
Tutto ciò richiede un’avanguardia di pensiero e, soprattutto, invoca la necessità dell’avvento di un nuovo sistema di sicurezza, in quanto tutti desideriamo che l’intimità della nostra persona possa non essere travolta dal progresso e dalle macchine.
La Polizia di Stato deve continuare ad avere la capacità di porre al centro l’uomo ed accanto a lui il poliziotto, affinché la costante vicinanza possa contrastare quel senso di mancanza di difesa e di isolamento che l’automazione porta con sé.
Ci troviamo al centro di un ricambio generazionale tecnologico che non investe solo la società civile ma, inevitabilmente, anche la nostra Amministrazione. Si tratta, forse, di un “passaggio di testimone” epocale che, in quanto tale, va gestito con cura ed attenzione.
Se non possiamo certo disperdere l’enorme patrimonio di esperienza e conoscenza maturato negli anni difficili della lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, nel contempo dobbiamo alimentare la rapidità, la creatività, l’entusiasmo per adeguare la nostra risposta alle nuove sfide.
In questa direzione si inserisce il progetto di dar vita a nuove figure professionali, dotate di specializzazioni tecniche e scientifiche. Da qui, la scelta di investire sulla nostra più preziosa risorsa: il capitale umano della nostra comunità che ha scelto di essere al servizio del cittadino.
Se vogliamo essere professionisti della sicurezza dobbiamo essere interpreti del tempo che viviamo, percependone tempestivamente i cambiamenti e le relative fragilità.
Comprendere e interpretare il bisogno del cittadino che chiede aiuto non è una semplice questione organizzativa. Essere in grado di farlo è quello che da sempre ci identifica; è quello che fa della Polizia di Stato un punto di riferimento riconosciuto, percepito e apprezzato dalla gente. Questa deve essere la vera forza di una polizia ad ordinamento civile che trova ogni giorno, sia pur nella sua lunga tradizione di 173 anni, la motivazione e l’orgoglio per “esserci sempre”. Care colleghe e cari colleghi, che la voglia di innovarci, di ascoltare e di comprendere la contemporaneità possa essere il seme quotidiano del nostro essere al servizio della collettività.
Buon anniversario!
*Capo della Polizia - Direttore generale della pubblica sicurezza