Cristina Di Lucente

La forza del dialogo

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La figura del negoziatore, introdotta recentemente nei ruoli della Polizia di Stato: le sue caratteristiche e l’importanza della squadra

pp 02-25

Di fronte alla crescente complessità ed eterogeneità delle minacce, può accadere che le forze operative della polizia di Stato non bastino per una risoluzione efficace e sicura degli interventi, soprattutto nella salvaguardia delle persone coinvolte, oltre che degli stessi poliziotti. Da qui la necessità della recente introduzione della figura del negoziatore, un nuovo profilo da poco presente per ricoprire il cui ruolo sono necessarie caratteristiche fuori dall’ordinario, che comprendono empatia, la capacità di “togliersi la divisa”, saper gestire lo stress e un lavoro in sinergia con una squadra di negoziazione. Mutuata da esperienze di stati esteri che lo utilizzano da decenni, in primis gli Stati Uniti che dispongono di un’unità negoziatori molto radicata sul territorio, la disciplina che inquadra il compito del negoziatore è stata stabilita in Italia con un regolamento operativo adottato dal direttore centrale anticrimine Alessandro Giuliano. 

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Come è nata l’esigenza di introdurre la figura del negoziatore nei ruoli della Polizia di Stato? Ce lo spiega il direttore del Servizio controllo del territorio Francesca Fava: «È il risultato di una specifica necessità, quella di coordinare meglio eventi rischiosi per l’ordine e la sicurezza pubblica, sia quelli di tipo terroristico che sul versante della criminalità organizzata; in linea con le altre polizie europee e internazionali si è infatti avvertita la necessità di creare una gestione più strutturata e con modalità non improvvisate dell’evento critico e contestualmente di studio e analisi su quali dovessero essere i requisiti del poliziotto idoneo a svolgere questo tipo di incarico. La fase di studio è partita nel 2020 con una serie di incontri e seminari con dirigenti di uffici centrali e territoriali a stretto contatto con negoziatori internazionali appartenenti al Fbi (Federal bureau of investigation) e alla polizia israeliana. Tutto questo ha portato a disciplinare il regolamento che ha condotto all’istituzione di questa figura attraverso la circolare 23067 a firma dell’allora capo della Polizia Franco Gabrielli: è stata la conclusione di un lavoro di collaborazione anche con il Centro di psicologia della Direzione centrale di sanità che tuttora prosegue, perché si tratta di un ruolo in evoluzione, sia per quanto concerne la formazione che le modalità operative. I numerosi casi in cui è stato richiesto (le cosiddette “attivazioni”), le esercitazioni e i seminari hanno portato infatti a numerosi feedback che hanno permesso di analizzare le criticità che si sono via via presentate determinandone il perfezionamento». L’attività di formazione dei negoziatori è stata particolarmente intensa, anche in un’ottica di riduzione del danno: dal 2020 al 2024 sono usciti dai corsi 146 negoziatori di 1° livello e 7 di 2° livello distribuiti su 56 questure a cui se ne aggiungeranno presto altre 28; sono 23 le attivazioni registrate a livello nazionale e 84 le esercitazioni, ciascuna delle quali accompagnate da costruttivi debriefing. «Nelle tre settimane di corso i candidati comprendono che per svolgere questo incarico è necessario essere pronti a mettersi in gioco, perché si andranno ad affrontare situazioni delicate in cui c’è il rischio per la vita delle persone. Per questo è indispensabile sentirsi all’altezza delle situazioni, essere pronti a gestire grandi responsabilità e utilizzare l’empatia in ogni intervento». 

Do ut des
Gli esperti del Servizio controllo del territorio (Sct) spiegano che gli scenari nei quali il negoziatore è chiamato a intervenire sono statici: quelli dinamici rappresentano infatti la “normale” attività di Volanti o Squadre mobili, nell’evento statico invece si interrompe la fluidità operativa tra il cosiddetto offender – ovvero la persona che causa la “turbativa” – e la squadra di intervento. A quel punto, a prendere in mano la situazione sarà il negoziatore, cruciale per la risoluzione di situazioni molto complesse. Sono un insieme di fattori a definirne la difficoltà – la gravità della minaccia, il numero delle persone coinvolte, l’ampiezza della struttura dove la minaccia viene attuata – ma nella risoluzione dei casi un ruolo chiave è affidato alla particolare capacità di queste figure di instaurare un rapporto di comunicazione con l’interlocutore. Posti a disposizione dei questori nelle province dove prestano servizio, devono cercare di risolvere le crisi anche nell’ottica della riduzione del danno, non solo nei confronti degli eventuali ostaggi ma anche degli stessi poliziotti. 

«Pensiamo a uno scenario con ostaggi minacciati con armi bianche o armi da fuoco – spiega Francesco Stampacchia, dirigente della 2^ divisione del Sct – lo scopo che si vuole

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06/02/2025