Chiara Distratis
Vita da jumper
Dopo l’anno appena concluso, in cui ha messo in bacheca il podio olimpico, passando per il doppio argento agli Europei di Roma e i Mondiali indoor di Glasgow, quello di Mattia Furlani, poliziotto classe 2005, non è più un nome nuovo nell’atletica leggera. Abbiamo fatto una chiacchierata con l’azzurro del salto in lungo, premiato “Stella nascente dall’atletica mondiale”, primo italiano a riuscirci, che continua a imporsi a colpi di metri nel panorama mondiale.
La tua è una famiglia “atletica”, tuo padre era un altista, tua madre una velocista e tua sorella Erika è un’altista di livello internazionale. Sei praticamente nato in un campo di atletica…
Sì, sono nato in una famiglia in cui tutti praticavano questo sport. Mia sorella Erika ha iniziato il percorso per prima, poi mio fratello Luca e per ultimo io. Il mio amore per l’atletica è scoppiato immediatamente ma a un certo punto mamma ha deciso di farmi provare un altro sport, perché riteneva che durante la crescita mi avrebbe fatto bene sviluppare altre abilità motorie oltre quelle che si potenziavano con l’atletica. La scelta è caduta sul basket, sport dal quale io ero già molto affascinato. È stata un’altra esperienza di vita che comunque si è rilevata molto utile per la mia crescita.
All’inizio della tua carriera hai gareggiato in diverse discipline soffermandoti sul salto in alto, come mai il passaggio al lungo?
Sono nato saltatore in alto, ma poi mi son