Ida Bonagura*
Il Servizio di psicologia
della Direzione centrale di sanità
1. Il Servizio di psicologia
La storia della psicologia nella Polizia di Stato ha inizio più di 30 anni fa, quando, seguendo quanto disposto dalla legge n. 121 del 1° aprile 1981, viene emanato il decreto per l’ordinamento del personale della Polizia di Stato che espleta attività tecnico-scientifica e tecnica (dpr 337/82). Tale decreto istituisce i ruoli dei direttori tecnici ingegneri, fisici, chimici, biologi e dei selettori del Centro psicotecnico. In quegli anni, gli psicologi, inseriti in quest’ultima categoria, erano impiegati quasi esclusivamente nell’attività di selezione del personale presso il Centro psicotecnico ed il Centro di neurologia e psicologia applicata, poli di elezione per l’attività concorsuale, deputati rispettivamente all’accertamento dei requisiti attitudinali e dei requisiti psichici richiesti per l’accesso ai ruoli della Polizia di Stato. Con il decreto ministeriale del 18 luglio 1985, vengono definite le mansioni specifiche del direttore tecnico psicologo e, nel 1992, viene bandito il primo concorso riservato agli psicologi. Con il decreto del ministro dell’Interno del 6 febbraio 2020, è stato istituito il Servizio di psicologia, incardinato nella Direzione centrale di sanità e diretto da un dirigente superiore tecnico psicologo. All’articolo 88 sono definiti i compiti e la struttura del Servizio di psicologia, ufficio deputato all’indirizzo ed al coordinamento di tutte le attività professionali degli psicologi della Polizia di Stato, articolato in due divisioni, con diversi ambiti specifici di competenza.
Di pari passo con i cambiamenti che hanno visto coinvolta la psicologia a livello culturale e scientifico, l’attività degli psicologi della Polizia di Stato ha assunto sempre maggiore rilevanza e sono stati ampliati gli ambiti di intervento, arrivando ad includere aspetti connessi al supporto delle attività di polizia e alla promozione del benessere psicologico e lavorativo del personale. Nel tempo, la figura professionale dello psicologo è diventata sempre più vicina alla realtà degli operatori, grazie al suo inserimento in sedi territoriali negli istituti di istruzione, nei coordinamenti sanitari e nelle questure, al fine di sostenere lo svolgimento di attività caratterizzate da una crescente sinergia tra il sapere psicologico e l’operatività: il supporto all’attività investigativa, la psicologia dell’emergenza in occasione di eventi critici di servizio, la formazione relativa all’acquisizione di conoscenze e competenze di area psicologica utili per lo svolgimento delle attività di polizia.
Quando parliamo del lavoro del poliziotto siamo consapevoli di quanto sia un lavoro difficile e complesso: un lavoro che comporta il confronto con il dolore, con la sofferenza, con la violenza assistita e da gestire che, a sua volta, riverbera con reazioni, emozioni ed immagini intrusive su coloro che fronteggiano quotidianamente situazioni drammatiche alle quali sono esposti. Se fronteggiare il dolore è parte del compito del poliziotto, è necessario equipaggiarlo anche con le abilità e le capacità psicologiche funzionali a poter svolgere questo lavoro. È anche un lavoro bellissimo, accompagnato dalla passione e dalla percezione di essere parte di una grande squadra al servizio degli altri. È un lavoro accompagnato dalla consapevolezza di essere parte attiva ed imprescindibile di quell’intervento che ha portato al successo dell’operazione, garantendo spesso turni prolungati anche a discapito del necessario riposo, ma diventando protagonisti di quell’arresto o di quel salvataggio. Questo sigillo di esistenza, questo riconoscimento, che mai va sottinteso e va sempre dichiarato, diventa utile a bilanciare la fatica ed i fattori di rischio impliciti nella complessità dolorosa di questo lavoro. L’attenzione sempre maggiore rivolta al settore psicologico all’interno della Polizia di Stato e l’accresciuta sensibilità verso le tematiche della prevenzione del disagio e del fenomeno suicidario, della promozione del benessere e della salute e dell’incremento dell’efficacia operativa attraverso la formazione e l’addestramento, sono stati elementi fondanti per l’istituzione del Servizio di psicologia, articolato in due divisioni.
La prima divisione si occupa dell’indirizzo e del coordinamento di tutte le attività connesse all’ambito della psicologia del lavoro e della psicologia applicata ai servizi di polizia. Ha competenza in materia di: accertamenti psicoattitudinali per l’accesso ai ruoli della Polizia di Stato e per l’avvio del personale ai corsi di qualificazione e specializzazione; psicodiagnostica e psicometria, relativamente alla metodologia ed agli strumenti testistici da utilizzare in fase di selezione e nella valutazione psichica e attitudinale; si occupa dell’aggiornamento dei profili professionali utili per la selezione per l’accesso ai ruoli e per i corsi di qualificazione; si occupa di curare e supervisionare tutte le attività di studio, di ricerca e di formazione specialistica connesse alla psicologia giuridico-forense, alla psicologia investigativa, alla psicologia della comunicazione ed alla loro applicazione ai servizi operativi della Polizia di Stato.
La seconda divisione ha competenze in materia di psicologia clinica e della salute e di psicologia dell’emergenza; indirizza e coordina le attività svolte dagli psicologi della Polizia di Stato e tutte le attività di ricerca e formazione relativi a questi settori. Ha tra i propri scopi la prevenzione del disagio del personale, anche nei casi di stress da evento critico di servizio.
La psicologia dell’emergenza rappresenta un’attività strutturata e complessa di sostegno psicologico individuale e di gruppo attivata in caso di evento critico a potenziale traumatico finalizzata alla prevenzione del disturbo da stress post traumatico ed al ripristino dell’equilibrio psicologico. Dopo ogni evento critico un team di psicologi interviene sullo scenario drammatico che ospita gli esiti e le lesioni emotive di quell’evento. Le vittime degli eventi della psicologia dell’emergenza sono essenzialmente gli operatori ed i loro familiari. Gli interventi di psicologia dell’emergenza hanno il fine di normalizzare le reazioni emotive, restituire liceità al dolore del poliziotto vittima di un evento critico di servizio, creando uno spazio dove siano consentiti dolore, malessere, disagio, ottundimento, paura, disperazione e richi