Anna Rosso*
Qualità friulana
Una tradizione di forte senso civico e di identità è la base per garantire un livello alto di sicurezza
Udine e i territori della provincia friulana: diamanti a Nord Est, stretti tra le Alpi e l’Adriatico, affacciati su Austria e Slovenia. Là dove laghi, fiumi, mare e montagne si intrecciano in un crocevia di culture, confini, tradizioni e lingue differenti. Uno scrigno di bellezze che incanta. Sulla città – elegante centro di quasi centomila abitanti che lo scorso anno era al primo posto nella classifica delle province con migliore qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore – domina l’angelo dorato del Castello che sorge su un colle artificiale di epoca preromana. Da lassù, lo sguardo scende, fino a piazza Libertà e alla Loggia del Lionello che, con le sue linee gotico veneziane, è uno dei palazzi più iconici del capoluogo friulano. Ed è attraverso le sue stanze che si arriva anche a palazzo D’Aronco, sede municipale. Poco lontano, qualche minuto a piedi, ci sono il palazzo Patriarcale, il duomo, l’Oratorio della Purità e i Civici musei che, tutti assieme, rivelano la bellezza e l’unicità delle opere del grande pittore settecentesco Giambattista Tiepolo. I friulani, oggi come ieri, sono un popolo con un forte senso identitario e con una grande responsabilità verso il lavoro: guardano sempre avanti e, anche quando tutto sembra perduto – e il pensiero va al terrificante terremoto del ’76 – trovano la forza per rialzarsi.
È in questo microcosmo che, un paio di anni fa, il 1 agosto 2022, quando ancora indossavamo le mascherine per colpa del Covid, è stato catapultato il questore Alfredo D’Agostino. «Sono arrivato pieno di buoni propositi – racconta nel suo ufficio, al terzo piano dell’austero palazzo che ospita la questura, lungo viale Venezia, strada che collega il centro con la periferia Ovest – con tanta voglia di fare e di conoscere una realtà di cui non avevo assolutamente contezza, perché il mio percorso professionale si era snodato, fino a quel momento, tra Lombardia, Emilia-Romagna, Calabria e Sicilia. Quando arrivi a Udine ti rendi conto che c’è una bellezza che va scoperta, apprezzata e valorizzata da chi la vive. Dei friulani, invece, la prima cosa che mi ha colpito è il loro “cumbinìn” (combiniamo, ce la facciamo) che ben rappresenta, in una parola soltanto, l’essenza della friulanità, la voglia di non arrendersi davanti a nulla, la capacità di affrontare le situazioni e trovare le soluzioni, senza piangersi addosso. Quindi, scarso fatalismo e molta concretezza».
Dalla città alle spiagge, o alle piste da sci, in Friuli, è un attimo, o quasi. Perché, come scriveva Ippolito Nievo, questa terra “è un piccolo compendio dell’universo”. Dalle rovine romane di Aquileia al borgo medievale di Venzone. Dai monumenti longobardi di Cividale a Palmanova, la città fortezza costruita ai tempi della Serenissima su una pianta a forma di stella. Dalla laguna di Grado e Marano ai laghi turchesi di Fusine. «Il Friuli, che armonizza bene in uno spazio relativamente piccolo il fascino delle montagne e la magia del mare, mi ricorda l’Abruzzo, mia terra d’adozione. Le sue caratteristiche hanno come conseguenza il fatto che il territorio possa avere, a seconda dei luoghi, esigenze profondamente diverse, anche dal punto di vista della sicurezza».
Certo, la sicurezza: una parola sempre più pronunciata, un’esig