Valentina Pistillo
Giro di sicurezza
Con discrezione e professionalità, la Stradale si conferma per il suo supporto ai grandi eventi sportivi, garantendo un contesto di security e legalità. Ne parliamo con gli organizzatori e con il direttore delle Specialità Renato Cortese
Finito il conto alla rovescia per i giorni che mancavano allo start di Gara, Poliziamoderna è partita di nuovo al seguito della competizione su strada di ciclismo a tappe più attesa del Bel Paese. Abbiamo voluto riprendere il nostro viaggio per raccontare non solo il connubio inscindibile della Stradale con il Giro d’Italia, ma anche tutto quello che ruota intorno alla sicurezza e all’organizzazione Rcs Sport (l’azienda specializzata in eventi sportivi nata da La Gazzetta dello Sport) per la perfetta riuscita di questo prestigioso evento, considerando il delicato frangente storico che stiamo vivendo. Anche quest’anno, per il 107° Giro d’Italia, nei 3.400 chilometri delle 21 tappe, attraverso 12 regioni e 49 province, la Carovana dei 170 ciclisti in rosa è stata scortata, come di consueto, dalla Stradale: 60 Centauri, tra moto, auto e furgoni, attrezzati ad officine mobili, dal Compartimento Polstrada Lombardia sono giunti per la prima tappa a Torino. La competizione dei pretendenti al “trofeo senza fine”, al via il 4 maggio dalla reggia sabauda di Venaria Reale (TO), per quanto riguarda l’aspetto di safety&security, rappresenta una “macchina complessa” composta da molteplici ingranaggi, che lavorano in sinergia. «Nelle prefetture delle città toccate del Giro – spiega Filiberto Mastrapasqua, direttore del Servizio polizia stradale – si svolgono i comitati tecnici per mettere a punto le misure previste in merito alla sicurezza, con le partenze e gli arrivi delle tappe, le quali definiscono competenze e responsabilità di ognuno degli “attori” che realizzano l’evento. Oltre alle forze dell’ordine sono sempre presenti all’incontro i rappresentanti del comune, della provincia, dell’Anas, di Rcs Sport e di tutti gli enti interessati alla manifestazione. La massima attenzione è rivolta alla vigilanza e al controllo della viabilità, tematiche oggetto di focus specifici sulla sicurezza sui tavoli della questura con particolare attenzione alla gestione dei flussi degli spettatori e all’individuazione di percorsi alternativi, nelle strade in cui è sospesa la circolazione, per rispondere alle esigenze di sicurezza dei cittadini».
«Dal 1946 la Stradale è sempre stata a fianco del Giro – interviene Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia che Poliziamoderna ha raggiunto a Torino per parlare di sicurezza e della Corsa – ne siamo fieri perché è un partner fondamentale per la gara. La Stradale fa un lavoro di squadra, interpretato sempre con la massima discrezione, per mantenere i riflettori accesi sui corridori, e di altissima professionalità anche nelle condizioni più difficili. Ma non è solo il dispositivo che cura la sicurezza al Giro. Mi hanno invitato all’inaugurazione di una pista ciclabile a Genova, intitolata a Michele Scarponi (il campione di ciclismo vittima di un fatale incidente mentre si allenava in bici vicino casa, ndr). Quotidianamente torna, quindi, il tema della sicurezza delle strade, che non riguarda solo i ciclisti ma è rivolto a tutti: infatti ho molto apprezzato l’idea della Stradale di collaborare con la Rai, durante il Giro, con brevi spot e filmati di informazione e prevenzione. Ritengo che il lavoro svolto fino ad ora, con argomenti sempre più interessanti per coinvolgere tutti, anche i più piccoli, come l’iniziativa del Pullman Azzurro, sia una strategia efficace di comunicazione e un’iniziativa lodevole. Per il grande richiamo e l’interesse che suscita il tipo di Gara – sostiene Vegni – il nostro compito principale è la salvaguardia non solo dei corridori ma, insieme alla Stradale, anche dell’incolumità pubblica, della gente assiepata ai bordi della strada, nonché quello di garantire la Corsa e la sua regolarità. Noi di Rcs, per i grandi eventi, poiché la normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro è in continua evoluzione e per la perfetta riuscita della Gara, ci siamo affidati anche a società di professionisti che fanno da anni questo “mestiere”, senza lasciare nulla al caso: questo si evince da come ci muoviamo e, fino ad oggi, l’organizzazione non ha determinato alcun tipo di criticità».
Solitamente lo step che anticipa molto la Gara è rappresentato dall’attività del “Comitato tappa”, un team di supporto e di raccordo che si è occupato dell’organizzazione e della promozione legata all’evento. Il comitato ha preallertato le autorità interessate (prefettura e questura), per il calendario dei sopralluoghi stabiliti da Rcs, con lo scopo di individuare non solo aree idonee per la partenza e l’arrivo degli atleti, ma anche quelle dei villaggi commerciali, affollati da famiglie e appassionati di questo sport, e le location dei “quartier-tappa”, come nel caso degli arrivi: «La gestione di enormi masse di persone previste per la kermesse – dichiara il direttore – ha comportato da subito l’individuazione delle aree interessate alle varie attività, soprattutto i parcheggi e le vie d’accesso. A questo proposito è stato compilato un “rapporto tecnico”, dove sono ben definiti incarichi, responsabilità e modalità: le “note tecniche” contenute, ai fini della sicurezza, hanno previsto le indicazioni necessarie non solo per il traffico nel giorno della corsa, ma anche per l’assistenza alla polizia nella chiusura delle strade, per l’attività di rimozione veicoli in sosta vietata, ecc... Inoltre, in occasione di partenze o arrivi difficoltosi da raggiungere, si è stabilito un piano trasporti per gestire l’afflusso e il deflusso dalle varie aree e le eventuali navette da mettere a disposizione. Per quanto concerne la safety, altro aspetto preponderante, deve essere garantita l’assistenza sanitaria al pubblico durante l’evento, con ambulanze e personale medico sempre disponibili. Una priorità di estrema importanza – continua Vegni – soprattutto in un periodo critico per i venti di guerra e i potenziali rischi di attacchi terroristici, era l’elaborazione di un piano per la gestione dei possibili scenari di emergenza, di pericolo reale e potenziale e di fattori di rischio: è il “piano emergenze”, dove si trovano le misure da adottare per minimizzare i rischi e pianificare le operazioni da compiere, in caso di pericolo grave e immediato, e per consentire un’evacuazione ordinata e sicura del personale e del pubblico presente alla manifestazione, anche nel caso di incendio. Vorrei ricordare sempre il fine di queste grandi competizioni sportive: il clima sereno e di divertimento che poi è il leit motiv per il quale organizziamo la Corsa della “maglia rosa”. È stata comunque una grande festa, perché il Giro è anche sinonimo di valori positivi. Quest’anno, poi, per dare ancora più spettacolo e mordente alla Gara – conclude il patron del Giro – abbiamo pensato di fare delle competizioni un po’ più corte, diminuendo il dislivello medio della competizione e spalmandolo nelle varie giornate: la battaglia tra corridori è iniziata già dalle prime tappe, attraendo sempre di più il pubblico».
Se da una parte il “piano sicurezza” è alquanto complesso e riguarda gli aspetti di carattere sportivo delle aree di partenza e di arrivo, tutta la Gara, da sempre ruota intorno alla Scorta della polizia al Giro: una vera e propria crew l’equipaggio composto da oltre 60 professionisti con i centauri. A bordo della iconica Alfa Romeo, la Giulia Veloce Q4, la mitica Auto1, il capo scorta vice questore aggiunto Filippo Franchi, comandante della Sezione Polstrada Pavia del Compartimento Lombardia, alla sua seconda esperienza: «Ho comandato la scorta durante la pandemia – dichiara – tutt’altro clima rispetto a quest’anno, anche se il discorso sicurezza è sempre al primo posto. Il nostro lavoro prevede una preparazione più di tipo psicologico che fisico. Durante il briefing mattutino prima di ogni tappa, consiglio ai motociclisti di tenere alta la concentrazione, anche quando non siamo in gara: una caduta o una criticità è sempre dietro l’angolo. Occorre rispettare i propri ruoli e lavorare in team, la squadra è l’elemento vincente. Per quanto riguarda gli aspetti di ordine pubblico, il nostro gruppo ha come competenza la sicurezza all’interno dell’area, dove transitano gli atleti, che viene definita “bolla”, scortata in testa e in coda dalle nostre moto. Sono dai 6 agli 8 km, in cui non può entrare nessuno e sono sospesi, oltre alla circolazione, anche il codice della strada: solo all’interno di questa area si possono violare quelli che sarebbero considerati illeciti alla normativa vigente. Le chiusure territoriali – spiega Franchi – vengono fatte sotto la responsabilità delle autorità provinciali di pubblica sicurezza: le forze di polizia e le polizie locali, con l’ausilio dei volontari della Protezione civile, si posizionano sugli incroci, per fare in modo che le strade siano chiuse al traffico, già a partire da 150 minuti prima del passaggio dei ciclisti, facilitando così anche il nostro compito».
Oltre alle moto della Stradale, in supporto al 107° Giro, c’erano anche 33 moto dei regolatori di gara che si spostano davanti e dietro a ogni gruppo di ciclisti, per gestire il traffico, segnalare i pericoli e mantenere la sicurezza lungo il percorso.
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La stradale tra sicurezza e valori sociali
Poliziamoderna ha raggiunto il direttore centrale delle Specialità della Polizia di Stato, il prefetto Renato Cortese: «Da sempre, la scorta della Stradale al Giro rappresenta un binomio indissolubile dal secondo dopoguerra: oggi, come 70 anni fa, ed è l’espressione più autentica della sua mission: tutelare la vita e la sicurezza degli utenti della strada, prevenendo e contrastando ogni forma di illegalità per costruire una vera e propria cultura della sicurezza. In un periodo segnato da incertezze globali e da una crescente necessità di sicurezza, la presenza della Stradale rappresenta una garanzia di protezione e ordine: il Giro d’Italia non è solo una competizione ciclistica, ma un evento di risonanza internazionale attraverso centinaia di comuni italiani, richiamando migliaia di spettatori e coinvolgendo una vasta rete di strade e infrastrutture. In questo contesto storico, la sicurezza non può essere sottovalutata e la sua gestione è, quindi, molto complessa e richiede una pianificazione meticolosa. Ogni motociclista rappresenta un ingranaggio di un articolato meccanismo nel quale tutti devono muoversi all’unisono, affinché funzioni alla perfezione, in cui ognuno ha un ruolo definito, coordinato dal capo scorta: i motociclisti anticipano i corridori, fermano eventuali veicoli che dovessero sottrarsi alla sospensione della circolazione e chiudono la carovana, realizzando una vera “bolla”di sicurezza. La Stradale, con la sua esperienza e competenza, assicura che ogni tappa del Giro sia sorvegliata e che ogni eventuale emergenza possa essere gestita con tempestività ed efficacia: non solo per prevenire incidenti, ma anche per coordinare la risposta immediata, in caso di situazioni critiche, garantendo la massima protezione possibile. Vorrei sottolineare anche il valore simbolico della presenza della Stradale al Giro, nel rappresentare che lo Stato assicura ai suoi cittadini, anche in frangenti storici complessi, la possibilità di vivere momenti di sport e di aggregazione in sicurezza. Questo contribuisce a infondere un senso di fiducia e tranquillità, dimostrando che, nonostante le sfide attuali, è possibile godere di eventi collettivi in un ambiente protetto».
In manifestazioni sportive di tipo mondiale, come la Corsa Rosa, cosa rappresenta la Polizia di Stato?
«In tutte le manifestazioni sportive di risalto mondiale la Polizia di Stato rappresenta il filo conduttore tra sicurezza e valori sociali e culturali che tali eventi descrivono: si fa garante non solo del corretto svolgimento della Gara, ma anche del meraviglioso spettacolo che il Giro offre, attraversando i luoghi più belli del nostro Paese. Una funzione complessa, da un lato c’è la competizione sportiva che promuove anche cultura e bellezza del nostro territorio e, dall’altro, c’è la necessità di contemperare le esigenze di tutte le componenti coinvolte, garantendo il diritto alla mobilità di tutti i cittadini. Ecco l’idea che il Giro d’Italia, da molti anni, rappresenti anche l’unità nazionale, attraversando contesti territoriali caratterizzati da bellezze e arte, ci mostra come la polizia stradale, con un grande lavoro di squadra, suggelli questo legame con il Bel Paese, diventando parte del tessuto sociale. Il Giro d’Italia rappresenta, quindi, un’ulteriore opportunità per approfondire lo scambio ed il confronto costante con la società, attraverso quelli che sono i valori reali dello sport».
Quali e quanto sono efficaci le campagne di educazione stradale e di prevenzione promosse durante il Giro?
«L’impegno della Stradale non è limitato alle funzioni di scorta, ma prosegue nel percorso di sensibilizzazione per la creazione di una vera cultura della sicurezza stradale, con particolare attenzione ai giovani utenti della strada. L’attività, rivolta all’educazione alla legalità, prevede, durante tutte le tappe, un momento di incontro con gli alunni del progetto BiciScuola, promosso dalla Rcs in collaborazione con la polizia, a bordo del Pullman Azzurro, un’aula multimediale mobile all’interno della quale si svolgono lezioni e dimostrazioni pratiche. Il progetto si inserisce nell’ambito delle campagne di educazione stradale, insieme ad altre iniziative, come Icaro e Incroci: attività che mirano a orientare le giovani generazioni verso comportamenti consapevoli e responsabili alla guida, al fine di realizzare un cambiamento culturale e arrivare all’obiettivo “zero vittime sulla strada”. Ecco che allora anche un evento, come quello del Giro, diventa un’occasione per promuovere il valore della “consapevolezza” affinché ogni singola azione e comportamento sulla strada tenga conto dell’altro».