Marino Bartoletti*

Come eravamo

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Come per ogni anniversario illustre, per queste nozze di brillanti tra l’Istituzione e Polizia Moderna, 75 anni di pubblicazioni e di narrazioni ininterrotte, abbiamo pensato di ridare luce e leggibilità ad alcune pagine “datate”. Di volta in volta saranno commentate da giornalisti e storici che ci restituiranno il loro punto di vista

ann 04-24

Lo ammetto, come poliziotto ad honorem, sono decisamente di parte. Ma quando, nello sport, vedo una divisa cremisi sento vibrazioni che in altre occasioni non provo. Soprattutto negli ultimi tempi: da quando – per tantissimi motivi – ammirando i “nostri” ragazzi si ha la percezione plastica di una meravigliosa contemporaneità. Una contemporaneità che è perfetto sinonimo di inclusione: e, allo stesso tempo, perfetto contrario di discriminazione. Un messaggio potente che arriva dai campi di gara, dove l’esempio si fa fortissimo. Dove l’essere “poliziotto sempre” diventa ancora più importante!

Rivedere le immagini di “Polizia Moderna” dedicate alle Fiamme oro per festeggiare il loro settantesimo compleanno è come sfogliare un inedito, ma bellissimo libro di storia. Specialmente per me che ho messo lo sport – inteso soprattutto come cultura sportiva – al centro della mia vita (non solo) professionale. Il bianco e nero è affascinante: ma il colore abbaglia. Perché ritrae in una copertina, una pattuglia di ragazzi che la storia l’hanno fatta e condivisa proprio in un momento in cui questa – nel nostro Paese – è passata dagli stadi, dalle pedane, dalle piste, dalle piscine. E certamente non ha fatto meno rumore.

Parlo ovviamente delle Olimpiadi di Roma che, per quanto mi riguarda – e per quanto poco possa interessare – sono state un momento fondante e decisivo della mia formazione, ma che soprattutto sono state il grande volano del riscatto di un’Italia messa in ginocchio dai suoi stessi errori. La Comunità internazionale ci aveva quasi sfidato, raccogliendo non certo all’unanimità la nostra coraggiosissima richiesta di organizzare quei Giochi. Ma noi accettammo e stravincemmo la sfida mostrando il nostro volto più bello: quello della creatività applicata alla voglia di riscatto e alla serietà. E grazie a quella meravigliosa esibizione di italianità perfetta il Mondo tornò a guardarci con rispetto e ammirazione.

Loris Lolli, nel suo articolo, parla giustamente di un’Olimpiade “come De Coubertin la sognò e non vide pienamente”. Probabilmente – anzi certamente – la “più bella Olimpiade del secolo”. E di quell’evento i poliziotti in azzurro furono magnifici protagonisti come dimostra plasticamente quella copertina in cui l’oro, l’argento e il bronzo brillano nella stessa maniera (e, anche se non si vede, “brilla” la partecipazione collettiva in tantissimi altri sport). Certo, fra pallanuotisti, pugili, lottatori, canoisti e sollevatori di pesi è impossibile non notare la gentilissima figura di Livio Berruti che, col “pompiere” Nino Benvenuti, fu davvero il simbolo vincente di quell’edizione: in rappresentanza di una generazione di ragazzi che la guerra aveva segnato, ma certamente non piegato. E che lo sport aveva portato sulla strada migliore.

Berruti, fra tanti “figli del popolo” proveniva dalla buona borghesia torinese. Scelse con gioia di appartenere alle giovani “Fiamme oro” perché se ne sentì rappresentato. E onorò quel senso di appartenenza, fatto di compostezza, di cortesia e di serietà, ma anche di tanta grinta al momento giusto, con una delle vittorie più iconiche mai ottenute in oltre un secolo di Olimpiadi (era la prima volta che un europeo vinceva – anzi dominava – i 200 metri davanti agli imbattibili americani).

Ho buoni motivi per credere che anche le prossime Olimpiadi ci daranno parecchie gioie: e motivi ancora più grandi per ipotizzare che queste gioie avranno i colori delle Fiamme oro (soprattutto nell’atletica).

E allora buon compleanno ragazzi azzurro-cremisi. Buon compleanno “Polizia Moderna”. Oltretutto il 75 è un numero che, chissà perché, mi sta terribilmente simpatico.

*giornalista e scrittore

08/04/2024