Cristiano Morabito

Il nostro Sanremo

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Sul palco di CasaSanremo, anche quest’anno Poliziamoderna con Music for Change ha premiato il suo vincitore

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C’è un evento nel nostro Paese che, da più di 70 anni, riesce a riunire quasi tutta la Penisola almeno per una sera incolla davanti ad un televisore 14 milioni di italiani, che genera discussioni di ogni genere su tutti i social network dove, come durante i Mondiali di Calcio tutti si improvvisano commissari tecnici, ognuno sente di poter dire la sua in merito a testi, musiche, arrangiamenti, look, etc… Beh, se non è lo sport, allora deve per forza essere un qualcosa per cui il nostro popolo è famoso anche nel resto del mondo e, tolti il cibo, le bellezze paesaggistiche e i monumenti, ne resta solamente una: la musica, quel linguaggio universale capace di travalicare qualsivoglia confine etnico e culturale, tale da essere trasversale anche a livello politico.

E quale massima espressione della musica leggera italiana se non il Festival di Sanremo?

Una manifestazione capace di trasformare per una settimana un piccolo centro della provincia di Imperia nel polo di attenzione nazionale… e nazionalpopolare, aggiungerebbero i più distaccati e snob che, anche se non lo confesseranno mai, una sbirciatina al colore delle giacche di Amadeus l’avranno sicuramente data.

“Perché Sanremo è Sanremo” è il detto che ormai è un vero e proprio motto che identifica la kermesse canora. Perché? Basta semplicemente dare un’occhiata ai numeri, che non mentono mai; ad esempio, Sanremo, che in stato di “riposo” conta poco più di 50mila abitanti, durante la settimana del Festival quasi triplica la popolazione (stando a stime della scorsa edizione si contavano circa 180mila presenze durante la settimana “calda”); circa 1.100 posti di lavoro che, tra maestranze e indotto vengono creati per il Festival, senza contare i benefici di cui gode l’economia locale non solo durante le cinque serate, ma in tutto il mese che intercorre per preparare il più grande spettacolo canoro d’Italia. Per buona pace dei sanremesi la cui vita quotidiana in quel periodo, tra strade intasate, deviazioni e tante persone in giro, subisce più di una modifica. 

Una kermesse che ha come suo fulcro, anzi in questo caso sarebbe più giusto dire “tempio”, il Teatro Ariston; e bene, se non ci siete mai stati continuate a pensare che sia enorme come lo vedete in tv, perché invece è poco più grande di un normale cinema ma, grazie alla “magia” delle telecamere e delle scenografie, sembra delle dimensioni della Scala di Milano.

Sì, l’Ariston è il centro, ma intorno, tra le strade della città dove ad ogni angolo si trovano personaggi più o meno improbabili che cantano e si esibiscono, ci sono anche altre decine di location interamente dedicate alla musica: dal neonato “Aristonello” (succursale del “glass” romano in cui Fiorello riceve gli ospiti fino a notte fonda), al “Suzuki stage”, vera e propria “costola” dell’Ariston all’aperto, fino a CasaSanremo, con tre piani interamente dedicati alla musica in cui hanno luogo esibizioni, concorsi e nel quale i giornalisti della sala stampa “Lucio Dalla” scrivono gli articoli dedicati al Festival. 

Ed è proprio CasaSanremo che quest’anno ha ospitato la finale di Music for Change, il premio ideato 14 anni fa dall’associazione “Musica contro le mafie”, della rete di Libera di don Luigi Ciotti, e con il quale da nove anni collabora anche Poliziamoderna, che assegna un premio speciale ad una canzone scelta tra le finaliste del concorso.

Come di consueto, anche quest’anno la giuria del “premio speciale Poliziamoderna” (composta dal direttore della Rivista, Annalisa Bucchieri, dal vice maestro direttore della Banda musicale, Roberto Granata, e dai due capiservizio, Cristiano Morabito e Antonella Fabiani) ha dovuto scegliere la canzone vincitrice tra le otto categorie su cui Music for Change si articola: Resistenze e democrazia, Ambiente ed ecologia, Cittadinanza digitale e cyber risk, Parità di genere e diritti LGBTQ+, Lavoro e dignità, Disuguaglianze e marginalità sociale, Rigenerazione e futuro, Migrazione e popoli.

Su quest’ultima categoria si è focalizzata l’attenzione della giuria, che ha scelto come vincitore il brano “Mediterraneo”, cantato da Babele, nome d’arte di Valerio Pettinato, messinese classe 1999, con questa motivazione: “I riferimenti all’Odissea e a Itaca rimandano al Mar Mediterraneo come una casa comune a tutti i popoli. Un salto nel tempo che riconduce a quel che accade oggi, il tema della migrazione dei popoli, nel mare di casa nostra, dove ‘Nessuno è davvero qualcuno’. La scrittura della strofa si rivela preziosa. Grazie al suo ritmo di carattere ondeggiante si lega perfettamente al significato del testo, rendendo il brano affascinante”.

«Aver avuto la possibilità di consegnare questo premio – ha commentato il maestro Roberto Granata – si è rivelato per me come un momento di riflessione sulla musica, sulle aspettative dei ragazzi che si avvicinano a questo mondo e mi ha fatto conoscere ed apprezzare gran parte di quel tessuto sommerso degli autori e compositori che un giorno saranno la colonna portante della musica: personalità e talenti che meritano una possibilità di esprimere la propria individualità attraverso la musica. Questo premio che abbiamo consegnato è estremamente importante perché risalta e promuove lo spirito della Polizia di Stato nella società civile».

Un brano che parla di migrazioni, di quelle “tragedie del mare” in cui negli anni proprio il mar Mediterraneo è stato, suo malgrado, protagonista e che l’autore, di origini siciliane, sente vicine a sé: «Mi piaceva l’idea di partecipare a un contest in cui non si parlasse solo di musica fine a se stessa, ma di musica applicata a temi sociali: è bello scrivere canzoni d’amore, ma è bello e importante scrivere brani che parlino anche d’altro», ha detto il vincitore Babele, confessando di coltivare una passione fin da piccolo, trasmessagli dal papà, per le canzoni di Fabrizio De Andrè. «Avevo letto un post sui social riguardante l’ennesimo naufragio di migranti nel Mediterraneo –racconta così la genesi del suo brano – dove si faceva notare quanto, ogni volta che sentiamo parlare di queste vittime, si parli di numeri. Ma non pensiamo come dietro quei numeri ci siano dei percorsi umani; e quando ho pensato questo, quasi in automatico ho iniziato a scrivere “Mediterraneo”, partendo da quel verso dove dico che “Nessuno è davvero qualcuno”». 

E, quando gli chiediamo che cosa avesse pensato dopo aver saputo che avrebbe ricevuto un premio dalla Polizia di Stato, risponde: «Sono molto contento che il messaggio che volevo dare con “Mediterraneo” sia arrivato, ma non pensavo mai che sarebbe stato capito e condiviso anche dalla Polizia di Stato, della quale si ha un’idea come di un’Istituzione un po’ fredda e distaccata dalla società, ma che invece dimostra, una volta di più, di essere capace di creare un legame, un contatto con la gente per collaborare ad una tematica molto importante e sentita da tutti. E questo mi ha davvero colpito!».

Una collaborazione, quella di Poliziamoderna con Musica contro le mafie, che ormai si avvia a varcare la soglia della doppia cifra, così come ricorda il direttore artistico di Music for Change, Gennaro De Rosa: «Quello che cerchiamo di fare attraverso la musica e nello specifico con questo contest da 14 anni, è contribuire a costruire una società più ordinata e sicura; e questa collaborazione con la Polizia di Stato è sicuramente fondamentale per questo scopo. Anno dopo anno resto sempre di più stupito positivamente riguardo la canzone che la giuria di Poliziamoderna sceglie come vincitrice, perché dimostra una volta di più quanto un’Istituzione che da fuori può sembrare granitica, invece sia davvero vicina ai giovani, al loro mondo e al loro linguaggio».

E così, sul palco di CasaSanremo, lo scorso 6 febbraio, con tutta la città rivierasca in pieno fermento per la serata inaugurale del Festival, nella cornice di CasaSanremo si è svolta la premiazione con Babele che, presentato dalla conduttrice e showgirl Veronica Maya, dopo essersi esibito ha ricevuto dai giurati di Poliziamoderna e dal vice maestro direttore della Banda musicale della Polizia di Stato, il suo premio: una targa in ricordo dell’evento e la “scrittura” per far parte del cast del prossimo fumetto del Commissario Mascherpa, la grafic novel di Poliziamoderna nelle cui tavole apparirà l’artista con la sua canzone.

Non solo musica
Sanremo è anche un momento per incontrare, insegnare, aiutare e riflettere. Ed è proprio questo lo spirito con cui la Polizia di Stato ogni anno partecipa alla kermesse canora organizzando decine di eventi collaterali, dedicati ai più giovani e non solo. Si va dalla presenza del Truck della polizia postale, a bordo del quale si alternano decine di scolaresche ogni giorno accolte dai “poliziotti del Web” per seguire insieme a loro filmati, slide e vere e proprie lezioni sulla sicurezza in Rete, il cyberbullismo, i social network, etc…, ai videogiochi sulla sicurezza stradale, nonché a veri e propri incontri con i poliziotti sul pullman Azzurro, la casa itinerante della polizia stradale presente ormai in quasi tutte le principali manifestazioni ed eventi del nostro Paese.

Ma si diceva: Sanremo è anche riflessione… e in quest’ottica ogni anno vengono organizzati, dalle varie Specialità della Polizia di Stato, convegni e tavole rotonde su temi riguardanti la sicurezza. Quest’anno è stata la volta della polizia stradale che, sempre nella location di CasaSanremo, ha presentato il docufilm “La vita salta”, realizzato in collaborazione con Rai Documentari. Poco più di quattro minuti e mezzo che colpiscono direttamente alla bocca dello stomaco e che, durante la presentazione curata dal giornalista e poliziotto ad honorem Marino Bartoletti, insieme al direttore del Servizio polizia stradale Filiberto Mastrapasqua, hanno letteralmente ammutolito quella che, fino ad allora, era stata una rumorosa platea composta da appartenenti alla Generazione Z. Un cortometraggio con le testimonianze di “chi resta”, ossia genitori e familiari di vittime di incidenti stradali, ma anche di chi è sopravvissuto, seppur con gravi conseguenze, e che ha saputo reinventare la propria vita, come Ionela Andreea Mogos, coinvolta in un grave incidente che l’ha costretta su una sedia a rotelle, ma oggi schermitrice paralimpica dei Gruppi sportivi Fiamme oro. «Non voglio fare un “j’accuse” ai giovani, ma voglio dirgli di stare molto molto attenti sulle strade, perché vi assicuro che potreste creare un grande dolore a chi resta. Come me, che rappresento una delle tante “vite saltate” delle famiglie», sono le parole di Graziella Viviano, che parla mentre sullo schermo scorrono le foto e i grandi occhi verdi di sua figlia di Elena, morta nel 2018 in un incidente sulla via Ostiense a Roma; una “mamma coraggio” che da allora porta nelle scuole e ovunque le sia possibile la sua dolorosa testimonianza di “vita saltata”.

Una macchina perfetta
Sanremo è una “macchina organizzativa” che rasenta la perfezione, con pass di ogni tipo per girare e che necessita, ovviamente, anche di una altrettanto imponente macchina della sicurezza che vigili affinché tutto fili liscio: e allora ecco che, discretamente, la questura di Imperia è chiamata a coordinare tutte le attività sul campo; dalla viabilità assicurata dalle pattuglie della Stradale, al pronto intervento assicurato dalle squadre Uopi, alla bonifica con le squadre dei cinofili anche all’interno dell’Ariston prima e dopo le serate, fino alla vigilanza delle reti informatiche con la Postale per evitare “intrusioni” .

Una macchina perfetta che apre i suoi battenti quasi un mese prima della settimana canora, per poi chiudere pochi giorni dopo la fine e che dà appuntamento, da 74 anni, sempre all’anno successivo.

Quindi: ciao Sanremo, arrivederci al 2025!

11/03/2024