Paola Madonna e Susanna Carraro

Le impronte digitali non sono uniche

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dalm 03-24

Stati Uniti
L’intelligenza artificiale (IA) ha infranto una convinzione radicata da decenni nel campo delle scienze forensi, secondo cui ogni impronta digitale è unica e casuale, comprese le impronte di dita diverse appartenenti alla stessa persona. Un’analisi condotta utilizzando reti neurali artificiali generate dall’IA, ha rilevato che le impronte digitali di un individuo presentano molte più somiglianze fra loro di quanto si sia sempre pensato: le analisi tradizionali non hanno mai preso in considerazione quelle caratteristiche che permettono di collegare le impronte digitali fra loro. Ingegneri della Columbia University, autori dello studio, hanno dimostrato con un’affidabilità del 99,99% che le impronte di due dita qualsiasi della stessa persona sono estremamente simili fra loro se si osserva l’orientamento delle creste vicino al centro. Questa scoperta, a loro giudizio, potrebbe migliorare notevolmente l’efficienza delle indagini forensi, trovando un collegamento, ad esempio, fra le impronte digitali di dita diverse di una stessa persona, rinvenute in scene del crimine diverse. I risultati dello studio, pubblicati su Science Advances, mettono in discussione le convinzioni consolidate nella comunità forense, tanto che alcune riviste specializzate avevano rifiutato di pubblicarli. Ma il team della Columbia non si è arreso, alimentando il proprio sistema con un maggior numero di dati, per ottenere un livello di precisione ancora maggiore nell’accertare se impronte digitali apparentemente uniche provenivano dalla stessa persona. Uno degli aspetti particolarmente studiati è stato il marcatore utilizzato dall’IA p

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11/03/2024