Annalisa Bucchieri

Come eravamo

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Come per ogni anniversario illustre, per queste nozze di brillanti tra l’Istituzione e Polizia Moderna, 75 anni di pubblicazioni e di narrazioni ininterrotte, abbiamo pensato di ridare luce e leggibilità ad alcune pagine “datate”. Di volta in volta saranno commentate da giornalisti e storici che ci restituiranno il loro punto di vista

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La nostra non vuole essere un’operazione nostalgica, quanto il desiderio di capire in che modo il primo strumento di comunicazione dell’Istituzione rivolto agli appartenenti abbia mosso i primi passi, da quale humus sia germogliato e come si siano sviluppate le esigenze comunicative della polizia nel corso degli anni con evidente apertura anche verso un pubblico di lettori esterni.

Polizia Moderna nasce a gennaio del 1949 nel formato mensile in un clima di grande fermento per l’editoria. La libertà di stampa era stata ripristinata l’anno precedente con una nuova legge che abrogava le disposizioni del passato regime e sancita nella Costituzione del 1948 con l’articolo 21. Grazie alla trasmissione con la telescrivente degli articoli e delle agenzie dell’ANSA, che era sorta da pochissimo (1945), s’intensificarono le corrispondenze da tutto il territorio nazionale ed estero. Dopo anni di limitazione della libertà di espressione, il secondo dopoguerra vide così un periodo di grande fioritura dei quotidiani (solo a Roma si contavano 29 testate) e dei periodici. Fu soprattutto su questi ultimi che si concentrò il vivace dibattito degli intellettuali, coinvolti nella ricerca di un progetto per la nuova società democratica, svincolata dai retaggi del passato. Nel 1947 il Parlamento, infatti, aveva fissato il numero massimo di pagine dei quotidiani e introdotto il regime di prezzo amministrato: l’esistenza di misure così rigide si giustificava con la carenza della carta idonea alla stampa per cui i quotidiani si specializzarono nelle informazione breve e concisa mentre l’approfondimento giornalistico trovò spazio sui periodici.

Ecco che per la polizia investire in una pubblicazione mensile per appartenenti, volta a mantenerli, non solo aggiornati ma, anche e soprattutto a creare un sistema identitario di valori e a far crescere lo spirito di corpo, fu una perspicace intuizione. Ricordiamoci che allora il nostro Paese stava risorgendo dalle macerie della guerra, con le strade e le infrastrutture di comunicazione distrutte, e ancora non disponeva del grande comun denominatore comunicativo della Televisione. 

Iniziamo da questo numero con la riproposizione della copertina di Polizia Moderna del marzo 1949 e di alcuni articoli interni in forma anastatica, quindi in copia fedele all’originale. Ciò vi permetterà di godere appieno delle tecniche grafiche, dei criteri illustrativi nonché pubblicitari della rivista di quel tempo, uno spaccato della società e dei suoi gusti. Naturalmente la foto è in bianco e nero e ritrae due guardie alpine della polizia di frontiera, rappresentazione orgogliosa della specialità per la sicurezza dei confini terrestri in montagna. L’immagine di profilo che vuole simboleggiare un movimento temporale verso il futuro disattende però una regola che diventerà poi fondamentale nella semiotica successiva: lo sguardo con il quale il lettore decifra un immagine procede da sinistra a destra, per cui la fotografia per guardare al futuro e non al passato deve svilupparsi con questa linea di direzione. Il tema della copertina viene ripreso nell’articolo interno dove si racconta l’inaugurazione della sede organizzativa e di addestramento a San Candido in Val Pusteria (che noi tutti conosciamo per la fortunata fiction Rai Ad un passo dal cielo). Solo molti anni più tardi ci sarà il passaggio a Moena dove tuttora sorge la Scuola Alpina e della cui attività arricchitasi nel corso degli anni di specialistiche competenze sulla ricerca e soccorso raccontiamo in una giornata passata sulle piste da sci a Folgaria.

Le prime pagine del terzo numero in assoluto, marzo del 1949 riportano già un’editoriale frutto di un vivace scambio con gli abbonati in divisa. Fin da subito, nei primi due numeri usciti, con grande ampiezza di vedute, è stato chiesto ai lettori di commentare e inviare critiche (costruttive per carità!) a Polizia Moderna (allora il titolo era staccato) nonché di inviare foto per la copertina con riconoscimento premiale. E si può anche saggiare come il periodico ci tenesse a raccontare sia i fatti strettamente legati alla propria collettività sia che quelli delle altre polizie estere, aprendo finestre sulle notizie più importanti di attualità “in Italia e nel mondo”: come poter capire il proprio tempo senza sapere che la Camera ha annunciato l’adesione al Patto Atlantico, che Stalin forse è morto, che quel mese si è inaugurato il mausoleo delle Fosse Ardeatine? La nostra rivista è stata Moderna nella comunicazione fin dall’inizio…

09/02/2024