Andrea Cantadori*

Scomparsi e ritrovati

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I dati della Relazione annuale su questo drammatico fenomeno: il ruolo del Commissario straordinario del Governo, le linee guida per aiutare le attività di ritrovamento

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Le persone che scompaiono sono un dramma per migliaia di famiglie, ma anche un fenomeno sociale da investigare in tutte le sue sfaccettature. Per questo esiste in Italia il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, che promuove la conoscenza del fenomeno attraverso studi e analisi. Fra i suoi compiti c’è anche quello di tracciare le linee guida ai prefetti per favorire il coordinamento delle attività di ricerca, che si svolgono con la collaborazione delle forze di polizia, dei vigili del fuoco, del soccorso alpino e speleologico e delle associazioni di volontariato. Il tutto con una attenzione particolare alla prevenzione e alla formazione degli operatori, perché è un fenomeno molto complesso che colpisce in maniera particolare soprattutto i giovani in età ancora minorenne. 

Dal mese di luglio l’incarico è stato affidato al prefetto Maria Luisa Pellizzari, che precedentemente ha svolto delicati e impegnativi incarichi nella Polizia di Stato fino a diventarne vice capo vicario. E conoscendo il lavoro svolto dalle forze di polizia dall’interno coglie l’occasione per rivolgere un sentito ringraziamento su Poliziamoderna a tutti coloro che ogni giorno collaborano al ritrovamento degli scomparsi. 

Il Commissario straordinario del Governo 
Il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse è stato istituito con Decreto del presidente della Repubblica del 31 luglio 2007 e in questi anni di esperienza sul campo è diventato il riferimento di chiunque si interessi dell’argomento: istituzioni, famiglie, associazioni del terzo settore. La figura di un organo di diretta emanazione governativa dedicato al fenomeno degli scomparsi costituisce una particolarità nel contesto europeo, «tanto che ha suscitato l’interesse di altri Paesi con cui sono in corso scambi di informazioni», come ricorda il prefetto Pellizzari.

Le principali funzioni svolte sono riassunte dal prefetto in due aree di intervento: «la prima riguarda il coordinamento tra le amministrazioni dello Stato interessate al fenomeno, la seconda attiene al monitoraggio dei casi di scomparsa, con riguardo al numero degli eventi registrati e all’analisi dei dati».

Con la legge 14 novembre 2012, n. 203, recante disposizioni per la ricerca delle persone scomparse, il Commissario straordinario è stato richiamato per la prima volta in un testo di legge, lo stesso che ancora oggi, immutato, regola la materia.  La legge 203 ha introdotto alcune importanti novità, quali:

la facoltà per qualsiasi cittadino di denunciare alle forze di polizia l’allontanamento di una persona, qualora si ritenga che dalla scomparsa possa derivare un pericolo per la vita o per l’incolumità della stessa;

l’avvio immediato delle ricerche e l’inserimento dell’evento nella banca dati delle forze di polizia;

l’istituzionalizzazione delle competenze del prefetto che assume il coordinamento a livello provinciale delle attività di ricerca, dandone contestuale comunicazione al Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse;

la pianificazione provinciale delle attività di ricerca, con definizione degli scenari e delle responsabilità operative;

la distinzione degli ambiti in cui opera il Commissario straordinario rispetto a quelli dell’Autorità giudiziaria, che interviene qualora si instauri un procedimento penale.

Gli scomparsi
Fatta questa premessa sugli aspetti normativi, sorge spontaneo chiedersi quante sono le persone che scompaiono in Italia. La risposta alla domanda è contenuta nelle relazioni periodiche redatte dall’ufficio del Commissario straordinario, consultabili anche on line, che elaborano i dati resi disponibili dalla Direzione centrale della polizia criminale. In particolare, sono due le pubblicazioni periodiche: una annuale, che esce ogni inizio anno, nella quale i dati vengono accompagnati da una analisi del fenomeno e che contiene una sintesi delle attività svolte, e un report semestrale di metà anno dal quale si evincono le tendenze in atto. I numeri riportati nelle ultime due pubblicazioni, cioè quella annuale del 2022 e il report sul primo semestre del 2023, aiutano a chiarire la portata del fenomeno.

Nel 2022 le denunce di scomparsa presentate alle forze di polizia sono state 24.369, mentre nei primi sei mesi del 2023 sono state 13.031, con un trend che si presenta dunque in crescita.  A questo riguardo, il prefetto Pellizzari chiarisce: «Sono numeri certamente importanti ed è forte l’incidenza dei minorenni. In molti casi i minori scomparsi sono stranieri e in merito a questo aspetto stiamo lavorando per rafforzare le azioni di prevenzione e per migliorare il sistema di ricerca. Confidiamo che le iniziative già avviate possano dare un importante contributo». Le pubblicazioni redatte dall’ufficio del Commissario straordinario, oltre al dato complessivo, mostrano anche il dato disaggregato fra italiani e stranieri per fornire un panorama più completo. Le ultime due pubblicazioni evidenziano che degli anzidetti 24.369 scomparsi nel 2022 il 62,18% delle denunce ha riguardato stranieri, mentre tale percentuale è aumentata al 65% nel primo semestre del 2023.

I ritrovati
I ritrovamenti sono stati 12.170 nel 2022 (quasi il 50% degli scomparsi) e 6.297 nel primo semestre del 2023 (con una percentuale pressocché analoga). Si tratta tuttavia di un dato mediano che deve però essere letto alla luce delle considerazioni appena svolte, cioè distinguendo fra italiani e stranieri. La differenza infatti è notevole: nel caso di denunce di scomparsa di italiani i ritrovamenti corrispondono al 78,85% (dato 2022), mentre scendono drasticamente al 32,35 quando a scomparire sono stranieri. Il divario è confermato anche nel primo semestre del 2023.

Sui tempi di ritrovamento si registra una riduzione rispetto ai precedenti anni, probabilmente ascrivibile a una intensa campagna di sensibilizzazione, che si è avvalsa anche delle reti Rai, sulla necessità di denunciare immediatamente la scomparsa, perché le possibilità di ritrovamento sono molto più elevate in prossimità del momento dell’allontanamento. Sono un lontano ricordo i tempi in cui chi segnalava una scomparsa veniva invitato ad attendere uno o due giorni prima di presentare la denuncia, in attesa di un possibile ritorno: un errore che poteva compromettere gli esiti della ricerca.

Perché sparire?
È questa la domanda che si sentono spesso rivolgere gli operatori. Ed è un interrogativo al quale talvolta neppure i familiari più stretti dello scomparso o gli amici più intimi sono in grado di rispondere. Il prefetto Pellizzari chiarisce che «i giovani, in particolare nella fascia di età compresa fra i 14 e i 17 anni, rappresentano una parte considerevole dei casi di scomparsa, segno evidente che esiste un problema di disagio giovanile, anche se occorre dire che non esistono categorie di persone che non siano toccate da questo fenomeno. Sul disagio giovanile stiamo attivando attività di prevenzione nelle scuole, mentre abbiamo anche avviato progetti che realizzeremo d’intesa con il Garante per l’infanzia e l’adolescenza. È invece già operativo il protocollo con il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio, che ha portato alla realizzazione di video informativi. Esistono anche casi di allontanamenti plurimi, cioè di giovani che scappano più volte, facendo emergere chiaramente la necessità di interventi di carattere sociale e di supporto psicologico, per i quali possiamo contare su una associazione volontaria di psicologi con cui collaboriamo anche in sede di Consulta nazionale per le persone scomparse». 

La banca dati del ministero dell’Interno (SDI, acronimo di Sistema di indagine) cataloga le motivazioni delle scomparse in alcune voci: allontanamento volontario; causa non determinata; possibili disturbi psicologici; allontanamento da istituto o comunità; sottrazione da coniuge o altro congiunto; possibile vittima di reato. 

La maggior parte delle scomparse, circa l’80%, viene inizialmente catalogata come “allontanamento volontario”, ma non sono rari i casi in cui i successivi approfondimenti o le indagini dell’Autorità giudiziaria svelano un quadro diverso. Sulla volontarietà dell’allontanamento possono sorgere dubbi anche qualora ci si trovi in presenza di soggetti fragili (come minori o persone affette da disturbi cognitivi), per cui una rivisitazione della casistica appare opportuna. A questo sta lavorando il tavolo tecnico interforze, co-presieduto dal Commissario straordinario e dal Direttore del coordinamento e pianificazione delle forze di polizia del Dipartimento della pubblica sicurezza, che sta contestualmente elaborando un nuovo modello di denuncia.

La seconda causa di scomparsa rientra nel novero di quelle classificate come “non determinata”, allorquando il denunciante non è nelle condizioni di poter esprimere alcuna ipotesi. I “possibili disturbi psicologici” riguardano principalmente soggetti affetti da alzheimer o demenza, che possono lasciare l’abitazione o la residenza sanitaria iniziando a vagare senza meta (cosiddetto wandering). Per prevenire questo fenomeno, il Commissario straordinario consiglia di adottare alcuni semplici accorgimenti, quali un recapito telefonico da inserire nel taschino del soggetto a rischio, un telefonino oppure un braccialetto localizzabili. Tali consigli sono stati inseriti in una brochure che è stata diffusa a livello nazionale grazie all’ausilio dei prefetti.

L’allontanamento da istituto o comunità è ricorrente principalmente nel caso di minorenni stranieri ed è un fenomeno attenzionato, anche con riguardo alla gestione degli istituti da cui gli allontanamenti sono più frequenti. La “sottrazione da coniuge o altro congiunto” è un fenomeno che si registra principalmente fra coppie di nazionalità diversa, dove il minore viene di sovente condotto in un paese straniero, dando avvio a un complesso iter giudiziario. 

L’ultima ipotesi è quella ascrivibile a “possibile vittima di reato”, fortunatamente riconducibile a pochi casi, ma non per questo meno allarmante.

Attività di formazione 
L’attività di formazione viene considerata di estrema importanza per il prefetto Pellizzari, che a tale riguardo ricorda come sussista un protocollo d’intesa sottoscritto con il Dipartimento della pubblica sicurezza in cui si richiamano espressamente la formazione e l’aggiornamento professionale interforze come punti focali del rapporto di collaborazione. Difatti, secondo il prefetto Pellizzari: «l’aggiornamento degli operatori di settore è imprescindibile per assicurare omogeneità d’azione nei casi di scomparsa e per questo motivo l’Ufficio ha fissato come obiettivo strategico quello di pianificare e realizzare specifiche iniziative di aggiornamento professionale: in particolare, l’Ufficio svolge corsi di formazione rivolti a personale delle forze di polizia, dei vigili del fuoco e della protezione civile, ai quali si aggiungono i corsi organizzati dalla Scuola nazionale dell’amministrazione in favore di dirigenti e funzionari delle prefetture». 

Di rilievo, aggiunge il prefetto: «è anche l’attività di formazione rivolta al personale del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane per l’elevato numero dei ritrovamenti che avvengono in ambito ferroviario, grazie anche al contributo fondamentale della polizia ferroviaria. In base a un protocollo di collaborazione, il Gruppo FS ha acconsentito a realizzare numerose iniziative in tema di scomparsi (proiezioni di brevi filmati e pubblicazioni sulle riviste del Gruppo), fra cui rientra quella importantissima della formazione rivolta al personale viaggiante».

Il contributo del mondo del calcio
Anche lo sport ha dimostrato grande sensibilità nei confronti dell’argomento. Con la Lega Serie A si è concretizzato un accordo tramite il quale nel corso delle partite sono stati rivolti inviti ai tifosi a collaborare nelle ricerche degli scomparsi comunicando informazioni utili.

Anche la S.S. Lazio si è impegnata in occasione delle partite di calcio giocate in casa a rendere disponibili i maxischermi posizionati all’interno dello stadio Olimpico per la divulgazione di messaggi e la proiezione di immagini. Come ricorda il prefetto Pellizzari: «quello della scomparsa è un fenomeno talmente complesso che richiede la collaborazione di tutti, anche della cittadinanza: per questo lanceremo a breve un appello affinché i cittadini comunichino con le forze dell’ordine per segnalare la presenza di persone in evidente stato di difficoltà, perché potrebbe trattarsi di qualcuno che per molti motivi, come ad esempio un vuoto di memoria o un deficit cognitivo, non è in grado di fare rientro a casa, dove l’attendono i suoi famigliari».

*vice prefetto vicario - Ufficio del Commissario Straordinario  del Governo per le persone scomparse

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Banca dati del Dna 
I cadaveri non identificati e i resti cadaverici possono rappresentare in un numero limitato di casi il drammatico epilogo di una persona che ha fatto perdere le proprie tracce.

Su tale delicato tema si stanno concentrando iniziative finalizzate a condividere una modalità organizzativa unitaria per l’acquisizione dei profili genetici, ai fini dell’alimentazione della banca dati del Dna, in attuazione di quanto previsto dagli artt. 6 e 9 del D.P.R. n. 87/2016.

Lo scorso 28 settembre è stato firmato alla prefettura di Milano un protocollo regionale per il riconoscimento dei cadaveri privi di identità, che ha visto fra i sottoscrittori, oltre al Commissario straordinario, i prefetti della Lombardia, i procuratori della Repubblica presso i tribunali della Lombardia, la Regione, il Comune di Milano, Anci Lombardia e la direttrice dell’Istituto Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università di Milano.

Un protocollo regionale di analogo contenuto è attualmente in corso di elaborazione anche per il Lazio.

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La Consulta nazionale 
Fra i compiti dell’Ufficio, fondamentale è quello del confronto costante con le associazioni dei familiari delle persone scomparse e con il mondo del volontariato e del Terzo settore, grazie al quale vengono acquisiti importanti spunti di riflessione e di approfondimento sui vari aspetti afferenti il fenomeno delle scomparse. L’Ufficio accoglie quale prezioso ausilio le proposte e le azioni dell’associazionismo allo scopo di elevare i livelli di risposta al verificarsi della scomparsa e, nel contempo, potenziare le attività di coordinamento e di sinergia fra enti, pubblici e privati. Per valorizzare tali contributi, dal 2019 è attiva la Consulta nazionale per le persone scomparse, composta dalle Associazioni di volontariato e della Società civile, nonché da soggetti istituzionali.

04/12/2023