Liliosa Azara*
Il cammino delle donne
È nel periodo dal 1961 al 1981 che si svolgono le tappe fondamentali del percorso della polizia femminile, a lungo trascurato dalla storiografia italiana
Assume grande fascino ripercorrere la storia del corpo di polizia femminile in Italia dal 1961, anno della sua istituzione, al 1981, anno del suo scioglimento che coincide con l’ingresso delle donne nella Polizia di Stato, a seguito della legge di riforma che ha smilitarizzato e sindacalizzato la Polizia italiana. La storia di questo corpo femminile collettivo è stata a lungo rimossa dalla storiografia italiana, al contrario di quanto è accaduto negli studi internazionali che hanno indagato i corpi di polizia femminile istituiti nel periodo tra le due guerre mondiali.
Tra i primi Paesi a costituire un corpo di polizia femminile era stato il Regno Unito. La fase a cavallo della Prima guerra mondiale era stata determinante per lo sviluppo della polizia femminile anche nel resto del continente europeo, a cominciare dai Paesi scandinavi: in Finlandia aveva fatto la sua comparsa sin dal 1907, in Svezia nel 1908, in Norvegia nel 1910. Nei Paesi Bassi il servizio era stato introdotto nel 1911. Anche in Svizzera e in Germania fu istituita prima del 1914, rafforzata a partire dal 1923 e soppressa con l’affermarsi del nazionalsocialismo e l’istituzionalizzarsi del regime nazista per essere ripristinata dopo la Seconda guerra mondiale per iniziativa degli Alleati. Nel 1914 le donne vennero chiamate a svolgere funzioni di polizia anche in Danimarca. Negli Stati Uniti, donne poliziotto avevano fatto la loro comparsa prima della guerra in alcune delle principali città, New York e Chicago, ma soltanto dopo il conflitto il servizio si diffuse in forme omogenee sul territorio americano. Successiva fu, invece, l’introduzione delle donne negli apparati di polizia in altri stati europei, quali la Polonia, a partire dal 1925 e la Francia non prima della metà degli anni Trenta.
Nel periodo interbellico l’Italia non volle recepire gli inviti e le sollecitazioni insistenti rivolti dalla Società delle Nazioni ai governi degli Stati membri perché adottassero politiche abolizioniste e si dotassero di corpi di polizia femminile, quale risposta alla paura dilagante della tratta delle bianche.
Il ritardo del nostro Paese era evidente. La storia del corpo di polizia femminile illumina molti aspetti della storia italiana, in special modo, le lentezze e le inesorabilità delle avanzate verso la crisi della cultura patriarcale segnata anche dall’ingresso delle donne in un universo lavorativo/professionale giudicato eminentemente maschile.
Nel 1961, con grande ritardo rispetto allo scenario internazionale, entrarono in servizio le prime viceispettrici appartenenti alla carriera direttiva del nuovo Corpo, istituito con la legge (1083, 7 dicembre) del 1959, proposta dalla deputata democristiana, Maria Pia Dal Canton e creato su indicazione dell’allora capo della polizia Giovanni Carcaterra. Qualche mese più tardi, le ispettrici furono affiancate dalle colleghe che appartenevano alla carriera di concetto e che prendevano il nome di assistenti.
Le poliziotte furono assegnate a uffici delle Questure delle diverse province italiane: la sezione minori o le squadre del buon costume e avevano incarichi specifici che concernevano il contrasto dei reati nei confronti di donne e bambini, reati contro