Alessandra Revello*
La Storia di Rosa
Da ex “triestina” a prima poliziotta Italiana. Addio alla Scafa, simbolo di coraggio e umiltà
Undici settembre, arriva la notizia che nessuno vorrebbe mai sentire. Data simbolo, quindi, oggi ancor più per la polizia rimasta orfana della sua capostipite.
Coraggio, dedizione al lavoro e particolare impegno, senza mai dimenticare rispetto e cuore: «Lo scopo è quello di mettere le persone a proprio agio e guadagnarne la fiducia, solo così si può riuscire davvero a dare aiuto», questa l’eredità che Rosa lascia alle nuove generazioni di colleghe. Rosa Scafa è un emblema. Lo è come donna e lo è come poliziotta: il suo dirompente entusiasmo, l’astensione dal giudizio e la pragmatica azione in aiuto del prossimo, la sua missione, ispireranno sempre il suo agire non solo professionale.
La sua vita è il fil rouge che lega e attraversa quella della polizia femminile italiana e il veicolo che consente di ricostruire una parte della storia del nostro Paese.
A completamento della sua prestigiosa carriera, il 15 maggio 2010, in occasione dei 50 anni dalla fondazione del Corpo, riceve dell’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano, in piazza del Popolo a Roma, l’onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana e la consegna, a nome di tutte le poliziotte, della medaglia coniata per l’occasione.
Nata il 18 luglio 1925, nel piccolo centro calabrese di Vibo Valentia, lì rimane sino al completamento degli studi benché la