Michela Finizio*

Obiettivo qualità della vita

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Helsinki, Copenaghen, Parigi, Milano. Sono molte le città europee che stanno mettendo in campo piani per mobilità sostenibile, lotta al cambiamento climatico, educazione e salute

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La qualità della vita nelle città italiane evolve insieme ai suoi cittadini. Il benessere della popolazione è misurabile con dati oggettivi, ma è da sempre influenzato da tanti elementi soggettivi, come il tessuto di relazioni sociali e l’educazione di ognuno di noi. Così, mentre mobilità, traffico, riqualificazioni, verde urbano e “zone 30” cambiano il volto dei nostri centri urbani, anche lo stesso concetto di qualità della vita deve cambiare, maturare e assorbire i nuovi stili di vita e le nuove esigenze dell’utenza cittadina. L’indagine sulla qualità della vita del Sole 24 Ore si è sempre sforzata di assimilare questi cambiamenti attraverso la selezione degli indicatori che ogni anno contribuiscono a determinare la tradizionale classifica delle province più vivibili. Oggi gli indicatori sono ben 90 tra cui, dal 2005, l’indice di “Ecosistema Urbano” di Legambiente. La raccolta dei dati ha sempre cercato di tenere il passo con le impetuose trasformazioni del Paese: l’ingresso nell’area dell’euro, la globalizzazione, internet e il digitale, il cambiamento climatico, la crisi demografica e, non per ultima, l’emergenza sanitaria. 

Persone al centro 
Anno dopo anno, di quell’Italia fotografata nella prima edizione dell’indagine sulla qualità della vita pubblicata il primo ottobre del 1990 si sono perse numerose tracce. Così come si sono perse le tracce del modo di vivere di 35 anni fa nelle città italiane. Tra i primi indicatori della ricerca c’erano un’inflazione ancora a livelli importanti (in media quasi il 6% annuo), gli

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06/11/2023