Paola Madonna
Operare dietro le quinte
Stati Uniti
Collaborazioni e partenariati che gli Stati Uniti offrono alle forze di polizia all’estero sono piuttosto diffusi, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove spesso l’elevato livello di corruzione finisce per intaccare anche gli ambienti della pubblica sicurezza. Ma occorre muoversi con estrema cautela e procedere sempre sulla base di memorandum d’intesa con il Paese ospite: le unità di polizia finanziate dagli Stati Uniti sono accuratamente selezionate dal personale dell’ambasciata americana, che vaglia il background di ogni candidato, ne verifica le competenze e l’integrità. A queste squadre di élite vengono quindi affidate per lo più missioni in linea con gli interessi statunitensi, come il contrasto delle organizzazioni dedite al traffico di droga o di esseri umani, la falsificazione di passaporti e visti, il contrabbando di specie protette e anche la ricerca di latitanti o la protezione dei cittadini americani. Il Bureau of International Narcotics and Law Enforcement Affairs del Dipartimento di Stato americano avrebbe selezionato i membri di 150 unità di polizia in tutto il mondo per conto di agenzie americane quali l’Fbi, il Dipartimento della sicurezza nazionale (Dhs) e l’Ufficio per la sicurezza diplomatica. Pioniera in questa strategia è stata negli Anni ’80 la Drug enforcement administration (Dea), la principale agenzia antidroga statunitense, in Colombia, Bolivia e Perù. All’epoca, gli agenti della Dea, frustrati dall’influenza che i cartelli della droga esercitavano sulla polizia locale, iniziarono a individuare quali