Annalisa Bucchieri

Quando l’apocrifo è reato

CONDIVIDI

Le parole che scegliamo per esprimerci rivelano molto di noi, ce lo insegna la psicolinguistica. Ma anche “come” le scriviamo riconduce alla nostra identità e questo ce lo insegna la grafologia. Verificare e risalire all’autore di un testo, che sia un biglietto d’addio sulla scena di un suicidio, un atto notarile ereditario, un volantino di matrice terrorista, un graffito sul muro o una lettera minatoria arrivata ad un magistrato, è il delicato compito della Sezione della Scientifica che analizza tutti i sistemi di espressione linguistica su supporti di varia natura. Comparare manoscritti, dattiloscritti, scritture spersonalizzate con i normografi o i ritagli di giornale, cogliere le piccole imperfezioni di battitura di una macchina da scrivere (ebbene si usano ancora) è lavoro da professionisti di rodata esperienza. Insieme alla determinazione dell’identità grafica, questa sezione piccola ma preziosa della Scientifica ha anche il compito di individuare il falso documentale. Passaporti, visti, patenti, carte elettroniche: tutto quello che abbiamo letto nelle spy stories sul sofisticato mondo dei falsari trova il suo complementare rovescio nelle abilità di “smascheramento” degli esperti della polizia armati di microscopi di ultima generazione e di certosina pazienza. Abbiamo perciò voluto dedicare la storia di copertina a questi “investigatori del segno” così poco conosciuti ma la cui attività è ricca di storia. Basti pensare che sotto le loro lenti d’ingrandimento sono passati i volantini delle BR come i papelli e contropapelli mafiosi.

Nel primo piano raccontiamo l’impegno delle questure di Forlì-Cesena e Ravenna e delle specialità della polizia, in primis stradale, reparti mobili, sommozzatori, nelle terre colpite dall’alluvione del maggio scorso per riportare la vita ad una quantomeno normale quotidianità. Finito il momento dell’emergenza più tragica è iniziato quello dell’attività antisciacallaggio, del ripristino della viabilità, della collaborazione a liberare dal fango case e spazi comuni. Molto c’è ancora da fare ma la Polizia di Stato rimane in prima linea, fedele al compito del soccorso pubblico, simboleggiato dalle due torce incrociate nello stemma araldico.

Non poteva mancare il momento delle celebrazioni di San Michele Arcangelo, alle quali è seguito un concerto dedicato ai Valori che ci uniscono. Un modo per ribadire che esiste un “Noi” comprensivo degli uomini e delle donne in divisa e di tanti e tante cittadine che credono nella legalità, nella solidarietà, nella sicurezza e nel rispetto delle regole.

11/10/2023