Roberto Donini e Anacleto Flori

Cinema criminale

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I poliziotteschi degli Anni ’ 70 come puntuale chiave di lettura cinematografica della società italiana. Fabrizio Fogliato, autore di "Con la Rabbia agli occhi", ha ripercorso la storia delle pellicole più significative

cult 07-23

È passato poco più di un decennio e le atmosfere suadenti della dolce vita felliniana sono ormai un lontano ricordo. Le città italiane diventano terra di conquista di banditi che rapinano e assaltano banche per poi sfrecciare via a folle velocità travolgendo tutto e tutti, perennemente inseguiti da volanti ululanti che corrono sulle strada a sirene spiegate per rapine e assalti alle banche.Tragico teatro di regolamenti di conti con sparatorie infinite e soprattutto con strade bagnate da fiumi di sangue. Milano, Roma, Napoli diventano lo scenario perfetto per la cruda violenza cinematografica dei cosiddetti “polizieschi all’italiana”: pellicole diventate ormai cult attraverso le quali Fabrizio Fogliato, autore di Con la Rabbia agli occhi (Bietti Edizioni 2022), racconta le vicende politiche e storiche del nostro Paese, nonché la psicologia di massa della società italiana. 

Poliziamoderna lo ha incontrato per ripercorrere insieme alcuni “itinerari” di questa lettura cinematografica della realtà.

Come nasce l’idea di raccontare un pezzo della nostra storia recente attraverso l’analisi dei film polizieschi?
Ritengo che il cosiddetto “cinema criminale” sia perfettamente in grado di dare visibilità alla storia e di rileggere modelli storici e comportamentali mediante il filtro della rappresentazione cinematografica. In particolare la suggestione dell’immagine filmica fa emergere, nel poliziesco italiano, una contraddizione di fondo: voler restituire il senso dell’ordine attraverso il disordine. Una contraddizione, brillantemente affrontata proprio da Poliziamoderrna in alcuni  articoli dedicati in passato al cinema “poliziottesco”, da cui emerge quanto fuorviante, pervasiva e pericolosa sia l’immagine del commissario che doma le città violente: viola sistematicamente la legge che dovrebbe far rispettare, si mette contro i superiori “da scrivania”, si immola accettando punizioni e trasferimenti perché la sua unica ragione di vita (e di essere) è scendere in strada e urlare in faccia al cittadino-spettatore «Io sono la legge». Questo perché si avverte sempre di più nella collettività la percezione di un’insicurezza dilagante. 
E mai come in questo caso, il cinema di genere risulta davvero efficace nel raccontare il ripiegamento della popolazione italiana che, progressivamente, rivede al ribasso – in termini di fiducia e di affidabilità – il suo rapporto con le istituzioni. 

Un “itinerario” del libro è dedicato a Banditi a Milano di Carlo Lizzani che si sofferma sul rapporto tra trasformazioni del tessuto urbano ed evoluzione della criminalità. Quali altri film polizieschi di quel periodo riflettono i cambiamenti socio-economici del nostro Paese? 
Nella Milano che preced

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11/07/2023