Antonella Fabiani

La musica dei nostri cavalieri

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L’impegno dei musicisti della Fanfara a cavallo. Il successo presso il pubblico in sella ai loro meravigliosi animali dal manto grigio

noslav 07-23

Il cielo grigio, denso di nubi, non diminuisce la bellezza architettonica della Caserma “La Marmora” nello storico rione di Trastevere nel cuore di Roma. Qui potremo conoscere da vicino una formazione musicale unica nel suo genere, la Fanfara a cavallo della Polizia di Stato: ad accoglierci il responsabile, Silverio Mariani, sostituto commissario (laureato in tromba al Conservatorio “Licinio Refice” a Frosinone), disponibile a illustrarci come funziona una delle più antiche tradizioni della cavalleria, unica nella Polizia di Stato e un vanto per il nostro Paese. Oltrepassata l’entrata, dopo pochi metri, facciamo subito la conoscenza di meravigliosi cavalli,alti, slanciati, eleganti e accanto i cavalieri della Fanfara nelle loro divise. Ma ci accorgiamo di un’ospite particolare: distesa sul vialetto, la capretta Clarabella, che dopo essere stata salvata dall’essere cucinata in un campo nomadi, si è dimostrata la compagnia ideale per i cavalli partecipando alle attività indoor della formazione musicale  come se si sentisse una di loro.

Dopo aver visitato le scuderie e il maneggio coperto, veniamo ospitati nella stanza del sostituto commissario Mariani che racconta come sia nata la Fanfara a Cavallo della Polizia. Cenni storici che conducono a tempi lontani, quando negli antichi reparti a cavallo il trombettiere aveva la funzione di comunicare gli ordini con squilli di tromba che scandivano la vita della caserma, annunciando l’adunata, il pranzo, alza e ammainabandiera, il silenzio. «Con il tempo i trombettieri– spiega– riunendosi nelle pause di addestramento e liberi dal servizio, improvvisarono marce militari con strumenti a fiato e percussioni per rendere omaggio allo Stendardo quando, in testa allo schieramento, annunciava l’arrivo di tutte le truppe. Era inoltre abitudine che i trombettieri montassero cavalli grigi, facilmente visibili dal comandante di reparto; ragione per cui ancora oggi vengono impiegati cavalli dallo stesso manto». Nel 1965 la Fanfara viene designata come scorta d’onore allo Stendardo Nazionale concesso al Reparto a cavallo, in occasione del 113° anniversario della fondazione del Corpo delle guardie di pubblica sicurezza: sciolto il Reparto durante gli Anni di piombo venne ricostituito nella metà degli anni Ottanta. Fu solo nel 2003 che la Fanfara a cavallo venne ricostituita alle dipendenze del Centro di coordinamento dei servizi a cavallo e cinofili della Polizia di Stato,con sede a Ladispoli, attualmente diretta dal primo dirigente Leopoldo Testa.

Parlare della Fanfara a cavallo significa parlare di strumenti a fiato e percussioni, di equitazione e polizia coniugate magnificamente insieme: 23 i componenti e altrettanti i cavalli che compongono la Fanfara, capaci di attirare l’attenzione di tantissime persone quando si esibiscono nei centri storici delle nostre città. Merito anche di un repertorio che, grazie al sostituto commissario Mariani, si è rinnovato negli anni con composizioni che spaziano dalla musica contemporanea alla classica: «Durante la mia esperienza mi sono accorto che alcuni brani potevano essere più appetibili per il pubblico rispetto a quelli tradizionali legati alle marce, e questo richiedeva l’introduzione nell’organico di una strumentazione più variegata come i flicorni, le trombe in Sibemolle rispetto a quelle in Fa senza pistoni che erano utilizzate inizialmente, l’euphonium e i bassi». L’esecuzione di brani come Bad romance di Lady Gaga, Smoke on the water dei Deep Purple, Mamma mia degli Abba, tanto per citarne qualcuno, sono la prova di come questo cambio di passo ormai da tempo incontri i gusti degli ascoltatori e renda questa formazione musicale portatrice di innovazione oltre che di tradizione».

Si sa che dietro ogni successo c’è fatica, studio e impegno quotidiani. Impegno che i componenti della Fanfara mettono in atto ogni giorno a cominciare dalle prove dei brani nella Sala musica, e poi con i cavalli nel maneggio. I numerosi spazi della caserma alla prima occhiata danno già l’idea della fatica fisica necessaria per tenere in ordine i diversi settori, ciascuno indispensabile al funzionamento dell’attività della Fanfara: le scuderie, il maneggio, l’infermeria, la sala del maniscalco per la ferratura. Senza contare che sono gli stessi musicisti a prendersi cura del cavallo loro assegnato, l’altro grande protagonista di questa formazione musicale, con cui stabiliscono un forte legame: «Il cavallo è un animale abitudinario e intelligente, riconosce la musica e tende a memorizzare per sempre l’andamento ritmico dei brani. Però è anche molto sensibile, può provare simpatia o antipatia per i suoi simili – spiega – può non gradire il cavallo con cui lo sistemiamo durante il trasporto, per andare a fare un concerto oppure non sopportare la sonorità delle percussioni; uno di loro che soffriva di solitudine e nitriva tutto il giorno ha ritrovato il benessere grazie alla compagnia della nostra capretta Clarabella».

Riprendendo il percorso all’interno della caserma l’attenzione viene subito catalizzata dai cavalli della Fanfara che sono bellissimi: per la maggior parte sono “lipizzani”, nome di una razza che prende il nome da Lipizza, località vicino a Trieste, e attualmente allevato nel Centro Incremento Ippico di Montelibretti di Roma.

Questo cavallo è divenuto famoso perché la Scuola d’equitazione di Vienna, fondata da Carlo VI nel 1729, attingeva esclusivamente a stalloni di questo tipo ma ce ne sono pure di razza ungherese e italiana: «Siamo noi a sceglierli e a curarne l’addestramento propedeutico alla formazione musicale, l’importante è che abbiano un carattere docile, perché devono mantenere la posizione e non innervosirsi in mezzo alla confusione in cui ci troviamo quando ci esibiamo. Un cavallo – prosegue Mariani – può lavorare fino a 30 anni in condizioni fisiche buone; alcuni hanno vissuto fino a 35 anni, ma in genere quando ne compiono 20 preferisco metterli a disposizione per l’adozione per farli riposare».

Ma anche i musicisti sono capaci di prodezze viste le notevoli difficoltà che comporta cavalcare e suonare nello stesso momento: per esempio, chi suona il rullante, timpani e piatti conduce il cavallo con le sole gambe, assicurando le redini alle staffe per avere le mani libere per suonare. È uno spettacolo che incuriosisce e attira moltissimo pubblico vederli sfilare in divisa e suonare in sella ai maestosi cavalli: la Festa della Repubblica, l’Anniversario della fondazione della Polizia di Stato, il Palio di Siena, il Festival internazionale delle bande militari, il Concorso ippico a Roma, i Campionati mondiali endurance a Pisa, Fieracavalli a Verona così come il Carnevale di Viareggio o di Ivrea sono tra gli eventi di particolare rilievo nazionale e internazionale a cui partecipa la Fanfara a Cavallo della Polizia. Ma può capitare di suonare a Roma, per gli studenti appartenenti a scuole in  quartieri disagiati, per trasmettere attraverso le divise, i cavalli e la musica un messaggio di legalità che i ragazzi porteranno in famiglia. 

«La nostra è una formazione nata per stare in mezzo alle gente – osserva il vice responsabile Davide Guerra –  Appena cominciamo a muoverci, adulti, ragazzi e bambini ci seguono fino al luogo dell’esibizione e, quando terminiamo di suonare e scendiamo dai cavalli, siamo circondati da tante persone che vogliono accarezzarli e scattare una foto. Questi per noi sono momenti di grande emozione». 

Tuoni e pioggia incessante ci costringono a trovare rifugio nella “Sala musica”: vederli seduti nelle loro naturali postazioni musicali offre la sensazione di una piccola “orchestra” dalle molteplici anime. Chiedo a qualcuno di loro di raccontarmi come vivono l’essere contemporaneamente poliziotti, musicisti e cavalieri: «La passione per gli animali è la cosa più importante – afferma Marco Tavernese il più “anziano” dei trombettieri – alla fine è un collega con cui lavoriamo tutti i giorni e poi, certo, la passione artistica». Mentre per Michele Cornacchia, altro trombettiere, per far parte della Fanfara «bisogna essere un po’ folli, perché ci sono tante situazioni complicate da affrontare in tempo reale come sfilare con i cavalli su un terreno scivoloso o in condizioni meteorologiche difficili. Ma alla fine l’entusiasmo e la voglia di migliorare sono il motore del nostro lavoro». Ringraziamo e lasciamo i musicisti al loro lavoro, salutiamo i bellissimi cavalli:presto saranno tutti in viaggio per nuove esibizioni, per regalare altre emozioni.

 

11/07/2023