Annalisa Bucchieri e Cristiano Morabito

Buon lavoro, Capo!

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Chi è il nuovo capo della Polizia, Vittorio Pisani, che si è insediato al Viminale il 22 maggio, succedendo al suo precedessore Lamberto Giannini, ora prefetto di Roma

ed 06-23

Nella testatina, che fa da cornice a questo articolo, campeggia la dicitura “editoriale speciale” che anche nei passati avvicendamenti abbiamo usato per presentare il nuovo capo della Polizia. È speciale come l'occasione che vede una persona assurgere al ruolo di massima responsabilità della nostra Istituzione, ricevendo dal suo predecessore un'importante eredità, consapevole dell'impegnativo quanto delicato "passaggio di testimone" nel segno di una continuità che sarà capace di evolversi seguendo le esigenze di sicurezza del Paese che di volta in volta si presenteranno nello scenario contemporaneo. Nei giorni che hanno anticipato e poi commentato la nomina di Vittorio Pisani decretata dal Consiglio dei ministri l'11 maggio, è rimbalzato sui media il termine “superpoliziotto”. Noi invece preferiamo dargli il benvenuto come poliziotto di razza. Sì, perché Vittorio Pisani, 56enne originario di Catanzaro, l’aria di polizia la respira fin da piccolo dentro casa, in quanto figlio di uno "stradalino". Con Pisani al vertice del Dipartimento della pubblica sicurezza, prosegue la tradizione dei capi provenienti dalla Squadra mobile (come Masone, De Gennaro, Manganelli e Pansa) e in linea con l’età dei suoi predecessori dalla riforma del 1981 a oggi (tra i 56 e i 58 anni, eccezion fatta per Gianni De Gennaro salito al vertice a 52 anni e Alessandro Pansa a 62).

Il suo percorso inizia nel 1985 all’Istituto superiore di Polizia dove riceverà il premio “Luigi Calabresi” come miglior vice commissario del suo corso (laureandosi successivamente anche in Giurisprudenza). Diventato vicecommissario nel 1990, come prima assegnazione viene inviato alla questura di Napoli, Sezione omicidi della Squadra mobile: un periodo che durerà ben nove anni (fino al 1999) con numerose e importanti operazioni contro la criminalità organizzata che, nel ’98, gli varranno la promozione per meriti straordinari alla qualifica di vice questore aggiunto a soli 31 anni, un traguardo mai raggiunto prima da un poliziotto così giovane. E proprio durante questo primo periodo napoletano conosce Giulia, figlia di un ispettore della sua sezione alla Mobile, che sposerà e dalla quale avrà due figli: Francesco e Maria Vittoria.

Dopo l’esperienza a Napoli, città in cui ha vissuto a lungo e in cui si è via via formata la sua famiglia, Pisani viene assegnato al Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine, a Roma, dove lavorerà dal 1999 al 2004. Dopodichè tornerà al suo “primo amore”, ossia alla Squadra mobile di Napoli, ma questa volta in veste di dirigente. Quelli trascorsi in via Medina saranno anni cruciali per la carriera di Pisani, anni di lotta vera e propria e di scontro aperto per debellare la piaga della criminalità organizzata nel napoletano. È in quegli anni che Poliziamoderna lo incontrerà per raccontare il suo lavoro nell'infuriare delle feroci faide interne succedutesi all'indulto del 2005. È il periodo in cui i collaboratori di giustizia diventano fondamentali per le operazioni contro la Camorra, figure che proprio Pisani definisce come “l’arma in più” al servizio delle forze dell’ordine e sulla cui disciplina scrive anche il libro “Informatori, notizie confidenziali e segreto di polizia”. Un lungo lasso di tempo, sette anni, quello alla guida della Mobile partenopea e al Servizio centrale operativo, durante il quale vengono assestati colpi tremendi alla Camorra, con gli arresti illustri del boss del clan dei Casalesi Antonio Iovine (2010) e del padrino latitante Michele Zagaria (2011), gesta che hanno ispirato la fortunata serie tv della Rai Sotto copertura

L'ultimo periodo della sua carriera, prima di essere nominato al vertice dell'Istituzione, è a Roma, dove nel 2012 Pisani assume la direzione del Servizio immigrazione della Direzione centrale della polizia dell’immigrazione e delle frontiere, per fronteggiare l’emergenza sbarchi che in quegli anni inizia a farsi imponente. Un'attività strategica che Poliziamoderna, nelle pagine dell'epoca, ha puntualmente raccontato. Un altro settennato e, nel 2019, Pisani cambia di nuovo incarico: diventa vice direttore dell’Aisi (l’Agenzia informazioni e sicurezza interna), ruolo che ricoprirà fino a quest’anno quando nel consiglio dei Ministri dell’11 maggio 2023 viene nominato capo della Polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza.

Da tutti noi di Poliziamoderna e da tutti noi poliziotti d’Italia: buon lavoro, Capo!

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IL DISCORSO DI INSEDIAMENTO DEL CAPO DELLA POLIZIA, VITTORIO PISANI

Signor Ministro, signor Sottosegretario Autorità delegata alla Sicurezza della Repubblica, signori Sottosegretari, Autorità civili e militari, colleghe e colleghi, amici.
Signor Ministro grazie per la fiducia che ha ritenuto di riporre sulla mia persona, nel propormi quale Capo della polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, e La prego di estendere i miei ringraziamenti al Presidente del Consiglio ed a tutti i componenti del Governo.
Ho varcato la soglia di questo prestigioso Istituto nel dicembre 1985, per iniziare qui il mio percorso di formazione come allievo aspirante vice commissario in prova.
In questo cortile ho prestato il mio giuramento di fedeltà alla Repubblica e proprio in quest’aula, nel gennaio del 1990, mi è stata consegnata dal Capo della Polizia Vincenzo Parisi, la sciarpa tricolore per la nomina a vice commissario.
Oggi, su questo stesso palco, ricevo dal Prefetto Giannini le consegne per la guida dell’Istituzione che entrambi amiamo e serviamo da anni. Caro Lamberto, ti esprimo profonda riconoscenza a nome di tutte le donne e gli uomini della Polizia di Stato.
Desidero manifestare la mia gratitudine a tutti i miei collaboratori e colleghi che con il loro lavoro, negli uffici di cui ho avuto la responsabilità, hanno sostenuto il mio cammino professionale; nonché ai miei Maestri, alcuni non più in servizio, altri purtroppo non più tra noi: i loro insegnamenti ed i loro consigli mi saranno sempre da guida.
Un grazie a coloro che mi sono stati accanto, con fiducia e compostezza, nei miei momenti difficili.
Mi sia consentito un ricordo personale a mio padre e mio suocero, due semplici poliziotti, la cui onestà ed il cui spirito di dedizione al servizio sono stati per me un faro quotidiano.
Ed ancora un pensiero di amore a mia moglie Giulia, per aver cresciuto nelle prolungate assenze lavorative i nostri figli, Francesco e Maria Vittoria, dando a loro gioia, educazione e sostegno.
Abbraccio i vertici delle altre Forze di Polizia, ai quali mi legano rapporti di stima e di amicizia; ci accomuna un sistema di valori e di competenze, di cui faremo certamente tesoro in un percorso di lavoro che dovrà essere partecipativo e pienamente condiviso.
Abbiamo il dovere di tutelare le istituzioni democratiche e di assicurare a tutti l’esercizio delle libertà fondamentali e dei diritti, che ci hanno donato i nostri padri costituenti.
Operando congiuntamente, potremmo garantire l’ordine, la sicurezza ed il soccorso pubblico nel Paese, soprattutto in quei territori maggiormente bisognevoli della nostra presenza, in un momento storico connotato purtroppo da drammatiche vicende.
Siamo consapevoli che, per una efficace prevenzione e repressione dei reati, è indispensabile una concreta sinergia tra le nostre diverse specificità professionali, al fine di ottimizzare le risorse umane e materiali di cui possiamo disporre.
Realizzare un concreto coordinamento dell’attività di contrasto ad ogni forma di criminalità significa poter ampliare il raggio complessivo della nostra operatività e accrescere, quindi, la percezione di sicurezza da parte della collettività.
Analogamente, mi rivolgo ai vertici delle Forze Armate, con alcuni dei quali abbiamo già condiviso, con reciproca fiducia, pregresse esperienze; il bene della sicurezza pubblica va assumendo sempre più le dimensioni di un ampio contenitore per cui, nel rispetto delle diverse competenze e degli autonomi ruoli istituzionali, auspico il vostro contributo, di cui riconosco il peso non certo residuale bensì fortemente integrativo.
Ed infine il Comparto di Intelligence, qui rappresentato e dove, grazie alle loro professionalità, ho avuto la possibilità di arricchire i miei recenti anni lavorativi: il vostro fluido, consolidato e silenzioso apporto informativo, di cui sono grato, sarà costantemente un valore aggiunto a sostegno dei momenti decisionali.
Questa visione di insieme deve essere la strada maestra: solo con la partecipazione di tutte le Forze in campo, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, di cui avrò l’onore e l’onere della responsabilità, potrà adempiere a quella funzione che il Parlamento gli ha voluto assegnare.
Ringrazio gli alti rappresentanti della magistratura per la loro partecipazione alla cerimonia odierna: il supporto quotidiano ed efficace agli uffici dell’amministrazione della giustizia, intesa nel suo complesso, sarà un impegno primario.
Tutti noi siamo ben consapevoli che soltanto attraverso l’applicazione del diritto può assicurarsi la civile convivenza e la protezione della nostra comunità da qualsiasi forma di illegalità.
La subordinazione funzionale della polizia giudiziaria all’Autorità giudiziaria, sancita dalla Costituzione, non è un mero principio di forma ma deve costituire un metodo di lavoro, affinché le attività di indagine svolte risultino utili ed utilizzabili ai fini dell’esercizio dell’azione penale.
Ed il rispetto delle garanzie difensive, della legittima azione forense e della dignità della persona indagata dovranno essere il reale indice della civiltà giuridica ed umana di ogni ufficio investigativo.
Sarà, infatti, nell’esercizio di quei poteri, anche repressivi, che l’ordinamento ci attribuisce che dobbiamo dimostrare di saper agire con fermezza ma di essere nel contempo un presidio di libertà.
Saluto le organizzazioni sindacali: saranno un costante punto di riferimento, di confronto e di dialogo non solo per avere piena consapevolezza delle esigenze delle donne e degli uomini della Polizia di Stato, ma affinché tali bisogni siano puntualmente curati, così da rendere sempre più efficiente il nostro operato.
Rivolgo, sin da ora, a tutti i colleghi di ogni ruolo e grado, il mio personale ringraziamento per il futuro quotidiano lavoro che avrò l’onore di svolgere insieme a loro.
Ho bisogno del vostro impegno per essere accompagnato nel difficile e prestigioso percorso che mi attende: io sarò sempre al vostro fianco, con entusiasmo, garantendo quelle giuste gratificazioni che il compimento dei propri doveri da parte di ognuno di voi merita.
L’essere concretamente al servizio della comunità sarà la nostra missione e dovrà ispirare la nostra giornata lavorativa.
Abbiamo l’obbligo di chiederci costantemente se è sufficiente quello che facciamo o possiamo e dobbiamo fare di più.
È, indubbiamente e sempre, possibile fare di più.
Dobbiamo avere l’umiltà di porci quotidianamente questo interrogativo ed in tale prospettiva non dobbiamo perdere il senso pratico della realtà: dobbiamo, piuttosto, avere la semplicità di immedesimarci in quel cittadino che si rivolge ad un ufficio di polizia, chiedendo assistenza e sicurezza.
La nostra più sana ambizione dovrà essere quella di ricevere spontaneamente il “grazie” di quel cittadino, perché solo facendo bene le piccole cose potremmo essere in grado di adempiere anche ai grandi compiti che ci sono richiesti.
Ed è per questo che bisogna rifuggire da pericolosi meccanismi di autoreferenzialità e praticare, invece, un costante processo di revisione critica del nostro agire quotidiano.
Perché ai fini dell’adempimento delle delicate funzioni che ci sono state demandate dal legislatore, l’unico docente che può guidarci sul giusto sentiero è proprio il principio dell’umiltà.
Né dobbiamo smarrire la consapevolezza di quello che, necessariamente, deve essere il comune senso di responsabilità: i nostri pensieri, le nostre affermazioni, i nostri comportamenti saranno i pensieri, le affermazioni ed i comportamenti dell’ufficio della Polizia di Stato che rappresentiamo.
Sarà l’esempio di rettitudine e compostezza, di onestà intellettuale ed imparzialità, a conferire autorevolezza al ruolo istituzionale da noi esercitato: non potremo mai sentirci un presidio di legalità se noi per primi non saremo giudicati dalla collettività come una “buona amministrazione”.
Solo così operando potremmo dirci concretamente al servizio del Paese, onorando la memoria dei nostri caduti, che hanno adempiuto nel corso degli anni al loro dovere sino all’estremo sacrificio.
A tutti loro va il mio ricordo commosso ed ai loro cari l’affetto e la solidarietà della grande famiglia della Polizia di Stato.
E, dunque, Signor Ministro: ogni Sua direttiva ed ogni Suo ordine saranno puntualmente eseguiti ed il Dipartimento della Pubblica Sicurezza sarà, come sempre, lealmente e concretamente di supporto alla Sua delicata azione di Governo.
Insieme, però, abbiamo il dovere di domandarci quotidianamente se il nostro operato sia rispondente alle istanze di sicurezza della nostra comunità. 
La continuità affinché sia un valore non deve semplicemente scorrere ma deve evolversi. Ed oggi, la costante evoluzione della società ci impone di essere, senza ritardo, in grado di garantire un sistema di sicurezza collettivo che sia al passo con i tempi.
Da qui, il coraggio delle scelte e dei cambiamenti che saranno necessari.
Che il Signore mi dia la forza e la capacità per adempiere, adeguatamente, al mandato che Lei ed il Governo avete ritenuto di affidarmi.

Viva la Polizia di Stato, viva l’Italia.

Grazie.

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IL SALUTO DI LAMBERTO GIANNINI

Buongiorno, buongiorno a tutti, saluto il Signor Ministro, i Signori Sottosegretari, il collega Vittorio Pisani, tutte le Autorità e i colleghi presenti.
Oggi per me è una giornata molto particolare. Dopo tanti anni – volati – lascio formalmente la mia amata Polizia di Stato per assumere un nuovo incarico.
È tuttavia un legame intimo, indissolubile, che non verrà mai reciso. Sono e mi sentirò sempre, fieramente, un appartenente alla Polizia, un servitore dello Stato, sempre a sua disposizione per ogni esigenza.
Dal 10 marzo 2021 ho avuto l’assoluto privilegio di dirigere il Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Sono poco più di due anni, un periodo forse temporalmente breve, ma di una intensità e di una complessità senza precedenti.
Chiamato in maniera improvvisa ed inaspettata ad assumere questo delicatissimo compito, in una fase molto difficile dell’emergenza pandemica, alla partenza della campagna vaccinale, tutti insieme, dai Vice Capi al più giovane agente, ci siamo dedicati ad affrontare questa inedita situazione, con tutte le sue insidie ed emergenze, mettendoci al servizio del Paese. Posso affermare con grande orgoglio che ce l’abbiamo fatta, abbiamo garantito sempre ogni servizio, la tenuta dell’ordine e della sicurezza pubblica, nessun ufficio è mai stato chiuso, ci siamo stati sempre. Tutti hanno dato il massimo e li ringrazio.
Ed abbiamo pagato un prezzo molto alto. Venti colleghi ci hanno lasciato, circa la metà dei poliziotti italiani hanno contratto il virus. In questa grande difficoltà il nostro Servizio Sanitario, con grande professionalità e spirito di sacrificio è riuscito, non solo a guidarci, ma a contribuire alla campagna vaccinale, aprendo le nostre caserme ai cittadini. 
Impareggiabile, poi, è stato il contributo dei Sindacati. Insieme abbiamo ragionato, ci siamo confrontati e deciso, in maniera coesa, la strada da seguire a fronte di una situazione in continua evoluzione, anche con la necessità di applicare norme di particolare rigore. Penso, ad esempio, alle sanzioni per gli appartenenti alla Polizia che non aderivano alla campagna vaccinale.
In questa stagione di grandi cambiamenti, abbiamo affrontato con convinzione e determinazione il tema del grande ricambio generazionale che coinvolgerà tutti i ruoli dell’Amministrazione. 
Il piano di assunzioni pluriennale che siamo riusciti a programmare e realizzare, già da quest’anno, permetterà non solo di avvicendare integralmente le previste quiescenze ma di aggiungere nuove forze. 
Grazie alla rivisitazione delle procedure concorsuali, ogni Scuola di Polizia è oggi impegnata in uno sforzo imponente per la formazione, per il solo anno corrente, di circa 6.000 nuove leve.
Dopo un lungo e proficuo confronto con le Organizzazioni Sindacali è stato siglato il rinnovo del contratto per il personale delle Forze di Polizia che ha immesso nuove risorse per soddisfare le aspettative dei nostri uomini e delle nostre donne.
Per adeguare al meglio la nostra risposta ai bisogni di sicurezza del territorio, è stato elevato il rango di quattro Questure, capoluoghi di Regione, portate a livello di dirigente generale con conseguente adeguamento dei relativi organici.
Passi importanti sono stati fatti per edificare la Direzione Centrale per la Polizia Scientifica e della Sicurezza Cibernetica, quale indispensabile polo tecnologico per sviluppare una risposta più efficace e veloce alla dimensione digitale dei fenomeni criminali. 
Siamo stati pronti e reattivi ad accogliere chi, in questi anni, è fuggito da guerre e persecuzioni nella gestione del complesso fenomeno migratorio. Siamo stati sempre determinati a perseguire chi lucra sul vile fenomeno della tratta di esseri umani.
Massima, in ogni momento e in ogni situazione, è stata la nostra attenzione per preservare il nostro Paese dalla sempre attuale minaccia terroristica e per combattere la criminalità in ogni sua forma.
In particolare è proseguita con assoluta determinazione l’aggressione ai patrimoni delle grandi organizzazioni criminali.
Ritengo che siano stati anni in cui abbiamo dato il massimo per interpretare il nostro ruolo con attenzione ai bisogni e alle necessità del cittadino.
Lascio oggi una Polizia di Stato consapevole che il cammino da percorrere è quello tracciato nel tempo dalle tante generazioni di poliziotti che hanno servito il Paese, anche immolando la propria vita. 
È un enorme patrimonio di tradizione, identità e sacrificio. 
Sono certo, caro Vittorio, che sarai onorare tutto questo. 
Consentitemi di ringraziare, e mi avvio a concludere, il Governo nella persona del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi qui presente, per questo nuovo incarico.
Rivolgo un sincero ringraziamento alla Magistratura e ai vertici delle Forze di Polizia.
Un abbraccio agli amici Teo Luzi e Giuseppe Zafarana che fin dal primo giorno del mio mandato mi hanno accompagnato con grandissima professionalità ed affetto. 
Ringrazio tutti i colleghi al vertice del Dipartimento della Pubblica Sicurezza per il sostegno che mi hanno fornito nella gestione della sicurezza del Paese.
Ringrazio le Organizzazioni Sindacali per il senso di responsabilità con cui hanno sostenuto le legittime istanze del personale, sempre rivendicate all’interno della cornice del più ampio interesse dell’Amministrazione.
Sento il bisogno in questo momento di ringraziare ogni singolo poliziotto per la passione e la dedizione con cui ogni giorno interpreta il proprio ruolo al servizio del Paese e del bene comune. Grazie, soprattutto, per aver adempiuto i nostri impegni con quella giusta dose di umanità, equilibrio ed empatia che da sempre animano la Polizia di Stato e che ci permettono di essere sensibili e capaci di comprendere le fragilità dei nostri tempi.
Un grazie particolare, infine, rivolgo alla mia famiglia per avermi supportato in questi due anni.
Concludo, convinto che passano gli uomini, i capi e i loro modi di interpretare il proprio ruolo ma, di certo, una cosa rimane al centro del nostro agire: come recita il nostro motto “sub lege libertas”….agire, ogni giorno, affinché ogni uomo sia libero! 
Un sincero in bocca a lupo Vittorio. Ti passo il testimone!

Viva la Polizia di Stato

Viva l’Italia

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Le parole del ministro dell'Interno 

In chiusura della cerimonia di insediamento del 22 maggio, le parole con cui il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha voluto dare il benvenuto a Vittorio Pisani e salutare Lamberto Giannini. Ne pubblichiamo un estratto.
«L’insediamento di un nuovo Capo della Polizia, malgrado il ripetersi delle cerimonie negli anni, conserva sempre un tangibile senso di solennità ed emozione. Oltre alla suggestione che già di per sé riesce a trasmettere la celebrazione di un rito, seppur laico, già la sola figura del Capo della Polizia travalica il simbolo e la mera forma per condensare su quel ruolo un precipitato di valori che sta alla base della nostra democrazia. La funzione presuppone, intanto, un concetto di polizia moderna, democratica e plurale. Custodisce e promuove la cultura del coordinamento delle Forze di Polizia, in un incessante processo di rinnovamento che dalla lungimirante visione del 1981 continua a produrre i suoi frutti. 
«La figura del Capo della Polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza riassume in sé, allora, un patrimonio valoriale che attinge la propria legittimazione da una Carta costituzionale che ha come fondamento la difesa dei diritti e delle libertà. Vi è di più. Servire la Repubblica attribuisce a chi è chiamato a farlo una speciale dignità se la serve con disciplina e onore, se svolge la sua funzione con quella tensione etica – al servizio dello Stato e nel rispetto della Costituzione – che fa sì che le sue prerogative, non saranno mai vissute come arbitrio».
«Al Prefetto Lamberto Giannini va il riconoscimento dell’Amministrazione e mio personale per aver rappresentato in questi anni un sicuro punto di riferimento, una guida autorevole, di eccezionale equilibrio e umanità».
«Altrettanta fiducia ripongo nel Prefetto Vittorio Pisani, a cui da oggi è affidata la guida dell’Amministrazione della pubblica sicurezza. I risultati raggiunti nel corso della sua carriera – tra i quali è ancora vivo il ricordo dell’arresto di pericolosi latitanti – raccontano di una vita vissuta al servizio delle Istituzioni e dei cittadini; con passione, con dedizione, con sacrificio, a dispetto di tanti momenti difficili».

Domenico Cerbone

07/06/2023