Paola Madonna
Polizia high-tech
Emirati Arabi Uniti
Lontano dagli occhi del grande pubblico si è svolto a Dubai, lo scorso marzo, il World police summit, un evento annuale riservato alle forze di polizia dove sono state presentate le tecnologie più innovative al mondo per il contrasto e la prevenzione della criminalità. Telecamere miniaturizzate all’interno di sigarette elettroniche e tazze da caffè usa e getta; videocamere in grado di catturare volti e targhe delle auto da oltre un chilometro di distanza; occhiali speciali per il riconoscimento facciale dotati di un software per l’analisi del sentiment, in cui un algoritmo riesce a determinare l’umore di una persona in base alle espressioni del viso, dispositivi che raccontano lo stato dell’arte della tecnologia al servizio delle forze dell’ordine e quello che sarà la polizia del futuro. I progressi nel campo dell’intelligenza artificiale (IA), i droni e il riconoscimento facciale hanno creato un’industria della sorveglianza in costante espansione. Gli Emirati Arabi Uniti (Eau), che adottano in modo massiccio le più avanzate tecnologie di sicurezza, sono diventati un caso di studio in relazione alle potenzialità e ai rischi dell’impiego di queste strumentazioni, che possono sì contribuire a ridurre la criminalità e prevenire attentati, ma rischiano di diventare un baluardo antidemocratico del potere politico. L’aspirazione degli Eau, ha detto in un’intervista il direttore generale dell’IA della polizia di Dubai, è affermarsi come leader mondiale nella tecnologia per la polizia. «Con la tecnologia e le telecamere i